di Andrea Di Biase

Bisognerà aspettare il 2013 per conoscere quale sarà la nuova mission di Mediobanca per i prossimi anni. Ieri nel corso del cda sui conti dell’esercizio al 30 giugno l’ad della banca d’affari, Alberto Nagel, ha annunciato ai consiglieri che a partire da novembre, quando dovrebbe cominciare a delinearsi la strategia che Mario Greco intenderà dare alle Generali, anche Piazzetta Cuccia aprirà i lavori per un nuovo piano strategico. Piano che, stando alle attese del mercato, potrebbe portare a un’accelerazione sulla strada già intrapresa in questi anni da Mediobanca, che prevede un rafforzamento dell’attività bancaria e una sempre minore esposizione ai mercati azionari anche attraverso la gestione delle partecipazioni stabili (Generali, Rcs e Telco-Telecom Italia). Ma il nuovo piano del Leone, di cui Mediobanca è oggi il primo azionista con il 13% e i cui risultati impattano notevolmente su quelli della banca d’affari, non sarà l’unica variabile che il management di Piazzetta Cuccia terrà in considerazione prima di delineare la strategia per il futuro. Altri due elementi, il primo di natura macro-economica e macro-politica, il secondo di natura regolamentare, dovranno essere ben chiari prima di capire quale strada perseguire. Al vertice di Mediobanca si aspettano infatti che, grazie alla politica di stabilizzazione dello spread avviata dalla Bce, i mercati finanziari possano rimanere positivi almeno fino alla fine dell’anno. Bisognerà tuttavia capire se il venire meno delle tensioni sui titoli del debito sovrano dei Paesi periferici dell’area-euro si consoliderà nei mesi a venire o se invece le scadenze elettorali in agenda nei prossimi mesi in Cina e negli Stati Uniti potrebbero innescare nuove spirali speculative capaci di prolungare la crisi. C’è poi la variabile regolamentare legata all’approvazione in via definitiva delle regole di Basilea 3. Regole che, se confermate nella loro versione attuale, spingerebbero Mediobanca a ridurre in maniera consistente (almeno fino al 10%) l’attuale partecipazione detenuta nelle Generali, ma sulle quali non c’è ancora un pronuncia definitiva da parte delle autorità competenti. In attesa del nuovo piano strategico la banca d’affari guarda comunque al futuro con un po’ più di fiducia. La svalutazione delle partecipazioni e attivtà finanziarie, resasi necessaria per allineare i valori di libro alle attuali valutazioni del mercato, è pressoché conclusa. Nel corso dell’esercizio chiuso al 30 giugno, Mediobanca ha contabilizzato rettifiche di valore per 604 milioni, che sommate agli accantonamenti effettuati sui crediti per altri 468 milioni, hanno contribuito a far crollare l’utile dai 368 milioni del 30 giugno 2011 agli 80,9 milioni dell’esercizio appena concluso. Utile che avrebbe potuto anche essere minore, se non fosse stato per la plusvalenza da 40 milioni realizzata sulla cessione di un immobile nel Principato di Monaco. Questi risultati sono stati commentati comunque positivamente dai consiglieri e dai partecipanti all’assemblea del patto, anche perché raggiunti in un contesto caratterizzato da instabilità sui mercati e da un vistoso rallentamento dell’economia italiana. Ciononostante, se si esclude il lavoro di pulizia effettuato sulle partecipazioni e sugli investimenti, l’utile lordo dell’attività bancaria è cresciuto del 6% a 563 milioni, grazie all’apporto positivo delle attività di corporate e investment banking (466,3 milioni contro 427 milioni) e del retail e private banking (da 79,9 milioni a 119 milioni). Male è andata invece la divisione Principal Investing, quella relativa alle partecipazioni in Generali, Rcs e Telco, che ha chiuso con una perdita di 64 milioni (69 milioni di utile al 30 giugno 2011) per il minore contributo ai ricavi del Leone di Trieste (da 202 a 146 milioni) e per le svalutazioni effettuate su Telco (113,3 milioni) e Rcs (77,7 milioni) entrambe allineate ai nuovi valori d’uso: 1,5 euro per azione per Telecom Italia e 1 euro per azione per la casa editrice di Via Rizzoli. Nonostante l’utile risicato Mediobanca distribuirà comunque un dividendo di 0,05 euro per azione, corrispondente a un payout
del 52%. (riproduzione riservata)