di Andrea Montanari

Se tutte le principali banche italiane, sulla scia di quanto fatto da Unicredit, hanno adottato il modello della banca unica, Carige va in controtendenza e si divide in due. Da domani, con la nascita della newco Carige Italia controllata al 100% della capogruppo quotata, le 353 filiali sparse su tutto il territorio nazionale saranno gestite in modo differente dai 207 sportelli attivi in Liguria, dai 50 della CaRi- Savona, dai 37 della Ca- RiCarrara, e dai 23 della Banca del Monte di Lucca e infine dai 7 della banca private Cesare Ponti. Una scelta motivata con il desiderio di adattarsi alle diverse esigenze del territorio. Infatti le masse gestite per cliente sono nettamente più alte in Liguria rispetto al resto d’Italia, e la produttività per filiale è significativamente superiore nella regione di riferimento. Inoltre sono diverse anche le tipologie di clientela (l’età media di quella ligure è 57 anni, quella delle altre regioni 52) e soprattutto al fatto che la quota di mercato del 21,2% detenuta in Liguria difficilmente può crescere, quindi va soprattutto presidiata. Mentre l’istituto presieduto da Giovani Berneschi e guidato dal direttore generale Ennio La Monica vuole crescere in Sicilia (3,6%), Piemonte (1,9%), Sardegna (1,6%), Lazio (1,4%), Veneto (1,2%), Toscana (1%) e Lombardia (1%). «Il nostro obiettivo è far emergere il valore del territorio e aumentare la nostra presenza nelle regioni in cui operiamo», dice il presidente Berneschi che ha lavorato più di un anno («i tempi lunghi della burocrazia italiana») al progetto di separazione delle filiali con il dg La Monica. «Le mission delle due entità sono diverse: una, la Carige tradizionale, più focalizzata sui problemi della clientela e dell’imprenditorialità ligure; l’altra, invece, avrà caratteristiche più aggressive e un diverso approccio sul fronte dei depositi». In Carige Italia, infatti, ci si concentrerà grazie agli investimenti previsti (110 milioni derivanti dal piano industriale 2010-2014 e altri 90-110 nel triennio 2015- 2017), «sull’innovazione tecnologica, l’interattività e una maggiore spinta della rete agenziale delle compagnie assicurative che sarà potenziata per accelerare il processo di crescita extra-Liguria», aggiungono i due top manager. Dal punto di vista economico e patrimoniale, il progetto approvato dal cda di lunedì 21 e presentato ieri dai vertici dell’istituto alla comunità finanziaria con il benestare della Borsa (il titolo Carige ieri ha chiuso in rialzo del 12,7% a 0,74 euro, con forti volumi scambiati) consentirà alla banca di aumentare il patrimonio di vigilanza di quasi 600 milioni (grazie alla valorizzazione degli avviamenti relativi alle acquisizioni di sportelli fatte negli anni scorsi) oltre a una maggiore redditività annua a regime (cioè nel 2017) di oltre 50 milioni lordi (37 milioni netti). Questi rafforzamenti patrimoniali determineranno a fine 2012 «un innalzamento di tutti i ratio di circa 250 punti base, spingendo il Core tier 1 ratio sopra il 9% e il common equity tier 1 ratio intorno all8%, al di sopra del minimo previsto da Basilea 3», si legge nella nota della banca. L’impatto sul conto economico si noterà soprattutto in termini di redditività della gestione bancaria: dai 187 milioni di utili registrati a fine 2011 («quest’anno ci manterremo vicini ai 200 milioni», dice Berneschi) ai 330 milioni di fine periodo, nel 2017. Con un rapporto costi/ricavi che migliorerà dal 58,5% al 45%. «Dovendo adeguare il patrimonio ai dettami di Basilea 3 senza fare una guerra a quelle regole abbiamo trovato il modo migliore di rivalutare i nostri asset (1,5 miliardi è il valore degli avviamenti degli sportelli al di fuori della Liguria, ndr) aderendo alla normativa come se avessimo lanciato un aumento di capitale da 750 milioni», precisa il presidente di Carige. La separazione degli sportelli non avrà conseguenze per gli organici («non toccheremo le risorse umane, non licenzieremo nessuno dei 6.500 dipendenti del gruppo, anzi se possibile aumenteremo l’occupazione», assicura Berneschi) e non ci sarà un aumento dei costi strutturali, nonostante la nascita di una nuova società, Carige Italia appunto. «La newco avrà un cda snello di 7 persone, tutte espressione della capogruppo», specifica il numero uno di Carige. «E comunque basta dire che gli organi amministrativi delle controllate CaRiSavona, CaRiCarrara e Banca del Monte di Lucca ammontano complessivamente a 1-1,2 milioni all’anno. Quindi nulla rispetto al valore che creeremo con questo progetto». Un piano di crescita stand alone che non prevede acquisizioni di altri istituti o di filiali. «Biverbanca è una bella banca locale, ben gestita e inserita in un contesto territoriale solido. Ma non ci interessa », conclude Berneschi. Infine, i vertici dell’istituto ligure negano il lancio di un aumento di capitale, sia aperto al mercato che dedicato a un investitore
specifico. «Anche se tutti i giorni investitori privati e istituzionali, italiani ed esteri bussano alla nostra porta per entrare nel capitale», conclude Berneschi.
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