di Andrea Montanari

Il nodo del debito (368 milioni) di Premafin sta per essere sciolto. Ieri le sette banche (Mediobanca, Unicredit, Cariparma, Bpm, Banco Popolare, Ge Capital e Intesa Sanpaolo) esposte con la holding della famiglia Ligresti hanno trovato l’intesa di massima sul riscadenziamento dell’esposizione debitoria. Il progetto, illustrato durante gli incontri tenutisi in Banca Leonardo (advisor di Premafin), prevede l’allungamento a 10 anni dei termini di rientro. E solo dopo l’eventuale fusione tra la holding, le controllate FondiariaSai e Milano Assicurazioni e l’offerente Unipol, verrà lanciato un prestito convertendo di 150 milioni, con scadenza a tre anni, e concesse linee di credito per i restanti 218 milioni con scadenza 2016-2017. Oggi questa articolata opzione sarà illustrata nel corso del cda di Unicredit (banca agente del pool) che poi invierà un’informativa alla stessa Premafin per il via libera. Il tutto in tempi alquanto stretti e con margini di manovra contenuti. L’obiettivo dei creditori, che ieri non hanno deliberato alcunché, è di arrivare alla definizione del riscadenziamento il prima possibile. Tanto che lunedì prossimo è previsto un altro vertice delle sette banche, forse conclusivo. Proprio in virtù di questo calendario, Premafin giovedì riunirà il consiglio per illustrare il progetto Sator-Palladio in vista della scadenza dei termini per la risposta, fissati per l’8 marzo. Ed è sempre per le stesse ragioni d’urgenza che ieri Carlo Cimbri, amministratore delegato di Unipol Gruppo Finanziario, ha incontrato gli esponenti della famiglia Ligresti («Siamo assolutamente fiduciosi che l’operazione vada in porto», ha commentato Cimbri, dato che «i rapporti sono cordiali come lo sono sempre stati») e poi l’ad di Mediobanca, Albergo Nagel. D’altronde Piazzetta Cuccia è l’ago della bilancia e al tempo stesso il pivot dell’operazione di salvataggio di FonSai targato Unipol. Un progetto al quale si è contrapposta la cordata Sator-Palladio Finanziaria con un rilancio tutto da decifrare. Ma non sarà facile per Matteo Arpe e Roberto Meneguzzo portare a termine il blitz visto che, come rivelato nel numero di Milano Finanza in edicola, il niet di Premafin a Unipol costerebbe caro: l’accordo che scade il 30 giugno prossimo prevede infatti una penale di 300 milioni. A ciò va aggiunto che nel caso di disdetta da parte della holding dei Ligresti, i vertici del polo assicurativo bolognese potrebbero avviare pesanti azioni legali (riproduzione riservata)