Le attività di livello 3 di Intesa Sanpaolo e di Unicredit non incidono molto sul patrimonio di vigilanza La leva è sotto controllo rispetto agli altri istituti della Ue. Ma le perdite sui crediti deprimono la redditività 

di Luca Gualtieri

I nuovi requisiti patrimoniali dell’Eba hanno affibbiato il cappello d’asino alle banche italiane. Eppure il diktat della European Banking Authority (Eba), motivato sostanzialmente con il possesso di Bot e Btp, non fa giustizia al sistema bancario tricolore, come dimostra uno studio pubblicato ieri da Mediobanca.

La ricerca si basa sui dati del primo semestre e passa in rassegna l’attività dei 20 principali gruppi bancari europei. Il dato più interessante riguarda la rischiosità degli attivi e in particolare le attività di livello 3, cioè quelle di problematica valutazione e smobilizzo perché prive di mercati liquidi. Sotto questo aspetto Intesa Sanpaolo eUnicredit (le uniche banche italiane esaminate nello studio) sono tra gli istituti meno esposti, con incidenze molto contenute (6% e 17% del patrimonio di vigilanza rispettivamente per Intesa Sanpaolo e Unicredit) e ben al di sotto della media del panel (31,2%). Un altro dato positivo per le due big italiane riguarda la leva. Tra le 20 banche esaminate, Ubs e Deutsche Bank sono gli istituti con la leva più elevata (47,1% e 49,9% rispettivamente), mentre le italiane si collocano nettamente sotto la media, con il 20,8% di Unicredit e il 17,9% di Intesa.

Sotto il profilo del funding, le banche tricolori dipendono molto meno dal mercato interbancario, che rappresenta il 14,2% della raccolta al 30 giugno. La media europea si aggira invece attorno al 16,6%, con il 24% delle francesi e il 22% delle svizzere e delle tedesche. Per quanto riguarda le masse, in Italia la raccolta diretta è destinata per il 93,5% agli impieghi, uno dei livelli maggiori del panel, mentre la media si ferma al 77,8%. All’alta incidenza delle erogazioni si associa una bassa incidenza di derivati, che rappresentano il 6,8% sul totale attivo contro una media europea del 16,9% (Deutsche Bank arriva al 30%). Le banche italiane hanno inoltre una delle incidenze più elevate dei conti correnti e dei depositi della clientela sul totale attivo (41,1% contro la media del 36,7% e contro il 30% delle francesi o il 32% delle tedesche). Come sottolinea lo studio, i depositi sono la componente più stabile e meno onerosa della raccolta bancaria, costituendo un fattore di stabilità.

Mediobanca pone anche l’accento sulle debolezze del sistema bancario italiano, a partire dalla bassa redditività. Il roe si attesta infatti a livelli inferiori rispetto alla media europea: 4,5% nel primo semestre 2011 contro il 6,5% medio del panel. Fanno peggio solo i principali istituti inglesi e dei Paesi Bassi, zavorrati dalle maxiperdite di Lloyds (2,6 miliardi), Rbs e Dexia (quasi 4 miliardi). Che cosa pesa sulla redditività diUnicredit e Intesa Sanpaolo? La palla al piede è rappresentata soprattutto da perdite su crediti superiori alla media (18,4% dei ricavi nel primo semestre contro il 14,2% medio) e, in minor misura, dal cost-income (61,4% contro il 60,8% medio).

Resta poi il nodo dell’esposizione ai debiti sovrani, emerso nel caso dell’Italia soprattutto a partire dall’estate. Rispetto ai 341 miliardi di esposizione ai Piigs al 30 giugno scorso, Unicredit e Intesa sono esposte per 107 miliardi (di questi 103 miliardi sono rappresentati da bond italiani). Altra nota negativa è rappresentata dai coefficienti di solvibilità, ambito nel quale le due big italiane sono sotto la media del panel. Intesavanta infatti un total ratio del 15,1%, mentre Unicredit è al 13,5% contro il 15,4% medio del panel.

Tra i 20 colossi del credito europeo, in media il rapporto tra attivi ponderati per il rischio e attivi totali è del 31,4%. In alcuni casi il rapporto è ancora più basso, come per Ubs al 16,7% e Deutsche Bank al 17,3%. Nel caso delle italiane è su livelli più elevati (49,8% per Intesa e 48,5% per Unicredit).

Lo studio di Mediobanca si sofferma brevemente anche sul corso borsistico dei titoli bancari. In questo specifico frangente la situazione è abbastanza omogenea e quasi tutti gli istituti analizzati hanno registrato pesanti cadute. A fine ottobre 2011 il valore di borsa delle principali banche europee segnava una flessione del 31% rispetto a fine 2009. Unicredit e Intesa hanno dimezzato il proprio valore (-52,6%), con una caduta del 53,8% per la prima e del 46,9% per la seconda. Il solo istituto che vanta una variazione positiva è Commerzbank (+31% su fine 2009 e +39% su fine 2010). (riproduzione riservata)