Terzo round al ministero dell’Economia tra governo, banche e imprese sul decreto sviluppo. Ieri, oltre a Giulio Tremonti, erano presenti (in nome della collegialità) il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e numerosi ministri, da Paolo Romani a Maurizio Sacconi. Durante l’incontro, al quale hanno preso parte i rappresentanti di Abi, Confindustria e Rete imprese Italia, si è discusso di infrastrutture e semplificazioni. Il governo vorrebbe inserire le norme in un unico decreto da varare presto, probabilmente già la prossima settimana. Le proposte di via XX Settembre sulle grandi opere prevedono una defiscalizzazione su Ires e Irap a vantaggio delle imprese aggiudicatarie di concessioni e gestioni di infrastrutture di interesse strategico. Lo Stato inoltre rinuncerebbe per un certo numero di anni anche a incassare i canoni per quelle stesse opere. A fronte di queste agevolazioni, le società aggiudicatarie delle opere dovrebbero raccogliere i fondi sul mercato per finanziare interamente la costruzione dell’opera. Allo studio ci sarebbero anche delle norme per facilitare il collocamento di obbligazioni legate ai progetti infrastrutturali. Il menù comprenderebbe semplificazioni per le procedure autorizzative. In pratica l’idea sarebbe quella di assegnare una sorta di bollino alle opere strategiche che sostituirebbe concessioni, nulla osta, atti di assenso, autorizzazioni necessarie ad avviare i cantieri e a realizzare i lavori. A incalzare il governo sul fronte delle infrastrutture è stata ieri l’Ance, l’associazione confindustriale dei costruttori. Durante l’assemblea annuale è andata in scena una dura contestazione nei confronti del ministro Altero Matteoli. È stato lo stesso presidente Paolo Buzzetti a usare parole dure. «Ben vengano interventi normativi capaci di rendere più efficienti e solleciti gli investimenti in infrastrutture», ha detto, «ma sarebbero assolutamente privi di stimolo allo sviluppo se non si sbloccassero contemporaneamente e sollecitamente le risorse che lo stesso governo ha stanziato allo scopo di tutelare e rendere più efficiente il territorio», ha incalzato richiamando la necessità di avviare un piano di rilancio non solo per le grandi opere ma anche per le piccole e medie. «È inaccettabile che le poche risorse disponibili», ha aggiunto ancora, «vadano a concentrarsi su poche grandi opere». Insomma, dice il presidente dell’Ance, «dobbiamo spendere una parte di quei 5 miliardi in bilancio per il 2012 per gli interventi di manutenzione e di messa in sicurezza del territorio. I progetti ci sono, le imprese sono pronte, i sindaci e i governatori sono d’accordo. Che aspettiamo a farlo?». Non solo. «Anche le grandi infrastrutture», ha detto, «possono e debbono essere occasione di crescita per le imprese minori attraverso il loro coinvolgimento nel processo realizzativo degli interventi di maggiore dimensioni». (riproduzione riservata)