di Alfonso Peccio 

Certamente suscita meraviglia il clamore mediatico sollevato sul destino riservato al Cunca (Collegio unico nazionale conciliazione arbitrato) da una decisione incomprensibile, tardiva e unilaterale, presa dall’Ania, pur in presenza di una diversa valutazione e conseguente decisione adottate da Sna ed Unapass. Non tanto e non solo perché il gran rumore non trova giustificazione nei numeri, ma anche e in via prevalente perché a dare il via alla protesta è stata una società che, nel rispetto dei reciproci interessi, non sembra aver nulla da condividere con le attività portate avanti dallo Sna. Ma tanto è; quindi, nei confronti di una protesta che avrebbe dovuto indirizzarsi esclusivamente nei confronti dell’Ania, si è creduto più utile tentare di coinvolgere lo Sna in un contenzioso – per ora verbale – che ha diversi protagonisti forse non tutti in buona fede, ma che ci ha tenuti impegnati anche con la Commissione Area Legale, per arrivare alla conclusione che, se l’Ania non ritiene di aderire, non è possibile obbligarla; fermo restando che l’Agente non perde il diritto a rivendicare, innanzi la Magistratura Ordinaria, le maggiori somme previste dall’art. 18 bis, per i provvedimenti di revoca del mandato per giusta causa, che non dovessero risultare debitamente comprovati. Ad ogni buon conto, per dare modo ai lettori di valutare la bontà di tanto rumore, di seguito i dati ufficiali dell’attività svolta dal Cunca, dalla sua costituzione (2004) ai giorni nostri: 33 ricorsi depositati, sei con pronuncia favorevole agli Agenti, sette contrari; 13 le conciliazioni (in udienza e fuori); una dichiarazione di incompetenza del Collegio; cinque procedimenti estinti a seguito della delibera del collegio del 3/5/2011; un procedimento ancora pendente. Questi dati si ritiene possano testimoniare la strumentalità del comportamento dell’Ania che non pare avere particolarmente a cuore il destino del Collegio Unico, quanto invece il tentativo di affermare ancora una volta, senza che ce ne fosse bisogno, l’avversità verso ogni forma di dialogo con gli Intermediari Agenti e la volontà di imporre le proprie scelte in modo unilaterale.