Intesa Sanpaolo, Bpm, Unicredit, Ubi Banca e Monte dei Paschi di Siena. Sono questi i cinque gruppi bancari che si spartiscono circa il 50% del mercato dei fondi di investimento italiani. Un mercato che, secondo i dati forniti dal Tesoro, gestisce nel complesso una massa finanziaria di 271,9 miliardi di euro. In particolare, l’istituto guidato da Corrado Passera si è collocato al primo posto della classifica, con una quota di mercato del 21,55%, seguito dalla Bpm, che con il 9,41% ha soffiato la seconda posizione a Unicredit (8,41%). Seguono, poi, Ubi Banca con il 7,69% e Mps con il 4,68 per cento. Questo scenario risulta dalla risposta fornita dal Ministero dell’Economia e delle Finanze a un’interrogazione del senatore dell’Idv Elio Lannutti, in merito ai fondi comuni di investimento di origine bancaria. Nello specifico, il Tesoro ha precisato che, sulla base delle informazioni fornite dalla Consob, i dati hanno evidenziato una prevalenza della Società di gestione del risparmio (Sgr) appartenenti a gruppi bancari, che detengono una quota di mercato di circa il 70% del totale, pari a una massa gestita di 191,94 miliardi. Inoltre, dalla risposta del Ministero si è appreso che complessivamente, nel 2010, i sottoscrittori hanno pagato ai gestori oltre 4,1 miliardi di commissioni, con un incremento di circa il 3% rispetto all’anno precedente. Dal canto suo, il senatore Lannutti ha detto in una interrogazione che «i fondi comuni di investimento sono diventati vere e proprie sanguisughe, che si appropriano del sudato risparmio degli investitori con l’unica finalità di accrescere gli elevatissimi compensi dei gestori». Per questo motivo, ha presentato ieri una proposta di legge per evitare che venga intaccato il capitale del risparmiatore e per eliminare il pagamento di commissioni nel caso in cui non venga raggiunto il risultato promesso dal gestore del fondo.