Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

Mese di novembre all’insegna del risparmio gestito per la raccolta delle reti di consulenza quotate. Banca Mediolanum ha archiviato il mese con 1,16 miliardi di afflussi, di cui 854 milioni (il 74%) attribuibile a fondi e altre soluzioni di asset management. Numeri che portano il totale da inizio anno della componente gestita a 8,17 miliardi (su 10,4 totali): «Abbiamo superato già a novembre il risultato dell’intero 2024, che rappresentava il nostro anno record», commenta l’ad Massimo Doris. A inaugurare la tornate delle raccolte di novembre è stata Fineco, spinta dalla forza degli investitori individuali: su 520 milioni di euro di afflussi nel risparmio gestito, la componente retail ha pesato per il 70%. In totale a novembre la raccolta netta ha superato il miliardo di euro, portando il totale da inizio anno a 11,8 miliardi.
«Omettendo di comunicare al mercato e alle competenti autorità di vigilanza» l’esistenza di un accordo tra Delfin, il gruppo Caltagirone e lo stesso Lovaglio, volto a far ottenere ai primi due il controllo, nella forma dell’influenza dominante…, di Mediobanca». E poi ancora: «Procedendo ad acquisti di titoli Mediobanca e Generali coordinati» e per questa via arrivando a detenere più del 20% di Mediobanca, soglia entro la quale Delfin era stata autorizzata. Conseguenza? Una mancata opa su Mediobanca in contanti. È questo il punto di partenza fissato dai pubblici ministeri di Milano nell’inchiesta sulla scalata alla banca di Piazzetta Cuccia che secondo le ipotesi sarebbe stata orchestrata dal costruttore-editore romano Francesco Gaetano Caltagirone e dal numero uno della finanziaria Delfin degli eredi Del Vecchio, Francesco Milleri, insieme con il ceo di Montepaschi, Luigi Lovaglio.
Che aria si respira nella Roma delle istituzioni, a una settimana dall’annuncio dell’inchiesta della Procura di Milano sulla scalata a Mediobanca? A chi lo ha incontrato, Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia e delle Finanze, si è detto tranquillissimo per il filone dell’inchiesta che riguarda le modalità di vendita delle azioni Mps di proprietà del ministero nel novembre 2024, che vennero allocate per il 3,5% ciascuno a Delfin e Caltagirone ma per il 9% a Banco Bpm, nel quadro di una strategia votata a costituire il terzo polo bancario poi resa vana dal tentato blitz di Andrea Orcel di Unicredit proprio su Banco Bpm. Da sempre Giorgetti ha sostenuto che in quell’occasione il Mef ha agito con correttezza e le stesse carte dell’inchiesta gli danno ragione. L’inchiesta sulla scalata a Mediobanca è seguita con attenzione da Panetta e Giorgetti per le ricadute su Generali. Perché un cambio di scenario in Delfin e nel Leone potrebbe causare un rischio sistemico
Il 2025 è stato un anno eccezionale, ma la vera sfida comincia ora. La raccolta dell’industria del risparmio gestito, superiore ai 30 miliardi e il patrimonio record di oltre 2.600 miliardi, per Maria Luisa Gota, presidente di Assogestioni e amministratore delegato di Eurizon Capital sgr, sono soltanto il punto di partenza. «I numeri», come ha spiegato lei stessa a Class CNBC, «vanno analizzati bene. Resta ancora il ruolo predominante dei fondi obbligazionari, che insieme all’enorme massa di liquidità parcheggiata sui conti correnti riflettono una persistente prudenza dei risparmiatori. Una prudenza che impedisce di cogliere le opportunità». Il contesto europeo aggiunge un elemento cruciale. Con il nuovo progetto di Savings Investment Union, Bruxelles vuole trasformare la liquidità in capitale per la crescita, chiedendo ai Paesi di rafforzare incentivi fiscali, educazione finanziaria e soprattutto previdenza complementare. «L’Italia deve fare la propria parte», ha sottolineato Gota, evidenziando il ruolo dei fondi pensione e i comparti life-cycle, per trovare una risposta concreta all’inverno demografico e un ponte stabile verso i mercati.
Il calo dei tassi dei titoli a breve termine dell’ultimo anno rilancia la raccolta delle polizze Vita di ramo I, strumenti adatti a chi punta ad avere portafogli prudenti e con rendimenti contenuti ma stabili dato che investono i premi in gestioni separate a prevalente contenuto di titoli di Stato. Con i mercati azionari sui massimi e i Btp che rendono meno cresce l’interesse verso questi contratti che, nella versione più flessibile delle multiramo, offrono anche la possibilità di partecipare all’andamento dei mercati finanziari, tramite l’inserimento di una quota di ramo III (polizze unit linked che investono i premi in fondi o sicav). Come emerge dall’osservatorio di Prometeia, le gestioni separate sottostanti alle ramo I, dette anche polizze rivalutabili, sono tornate in territorio positivo nei nove mesi con flussi netti di 2,72 miliardi di euro dopo -834 milioni del 2024 e -11,1 miliardi dello stesso periodo 2023 (tabella qui accanto). Sono diminuiti i riscatti per via del minor appeal di prodotti alternativi come i titoli di Stato di breve termine e i conti di deposito a causa dei tagli del costo del denaro da parte della Bce, mentre i movimenti dei tassi sui Btp, che per queste polizze restano l’asset principale, sono stati cavalcati dalle compagnie per realizzare rendimenti.
  • Focus su Poste Valore Solidità Più II
Poste Valore Solidità Più II è un’assicurazione sul la vita in forma mista, a premio unico (minimo 5 mila euro, massimo 2,5 milioni) e eventualmente ricorrente, con una durata pari a 15 anni. Il premio è investito in due gestioni separate, Poste Vita Valore Solidità e Posta ValorePiù, e in base all’andamento delle due gestioni si rivaluterà il capitale investito e le conseguenti prestazioni. La rivalutazione può essere positiva o negativa e il premio unico, i premi ricorrenti – se viene attivato il piano, e gli eventuali versamenti aggiuntivi, sono investiti nelle due gestioni separate indicate in eguale misura (50%). Tale allocazione rappresenta la combinazione predefinita dell’investimento e non è modificabile nel corso
della durata della polizza; non è quindi possibile spostare il capitale da una gestione  separata all’altra. La polizza si estingue automaticamente in caso di esercizio del diritto di recesso, di riscatto totale e di decesso dell’assicurato oppure alla naturale scadenza. Il prodotto si rivolge a clienti al dettaglio con un’età anagrafica massima di 85 anni,
caratterizzati almeno da una conoscenza ed esperienza di base dei mercati e degli strumenti
finanziari e da una propensione al rischio non inferiore a bassa, a cui stanno care le tematiche riguardanti l’impatto ambientale, sociale e di governance degli investimenti sottostanti.

Le “smart city”, laboratori del futuro, stanno iniziando a mostrare il volto dell’esasperazione tecnologica: sensori ovunque, app per ogni servizio e auto senza conducente che promettono di semplificare la vita urbana, ma finiscono per aggiungere nuovi livelli di complessità, per usare un eufemismo. I robotaxi sono celebrati come la prossima rivoluzione della mobilità, capaci di trasportare persone e consegnare merci in modo automatico. In realtà, prima ancora di guidare da soli, devono risolvere una questione banale, ma decisiva: dove fermarsi senza creare caos. È qui che tenta di inserirsi la startup californiana Autolane che ha l’obiettivo di creare infrastrutture digitali e segnaletiche fisiche, per organizzare punti di ritiro e consegna negli spazi privati, dai parcheggi dei centri commerciali, ai campus aziendali. Alcune aree di Austin e San Francisco saranno dotate di indicazioni dedicate e sistemi software capaci di guidare i robotaxi al centimetro. Il fondatore, Ben Seidl, immagina di costruire torri di controllo per veicoli senza conducente.
Stop all’assicurazione per veicoli inutilizzabili. È quanto prevede lo schema di decreto legislativo correttivo del precedente d.lgs. 184/2023 in materia di assicurazione dei veicoli, approvato, in via preliminare, dal Consiglio dei ministri del 4/12/2025. Il provvedimento interviene su più fronti. Innanzi tutto, sono chiariti i casi di deroga all’obbligo assicurativo per i veicoli non idonei all’uso, nei quali sono inclusi i veicoli privi di parti essenziali che li rendano, in maniera stabile, inidonei per il loro utilizzo. Ciò si verifica ad esempio, per i veicoli in stato di rottame o senza motore. Non c’è, invece, inidoneità definitiva quando il veicolo non è dotato di elementi inizialmente rimossi, che possono, tuttavia, essere facilmente reinseriti (ruote, batteria, sterzo, ecc.). Inoltre, un veicolo temporaneamente fermo, con motore guasto, in panne, o privo di benzina, resta soggetto all’obbligo assicurativo. Una seconda modifica riguarda i veicoli d’epoca e di interesse storico (sono circa 310 mila), per i quali si introduce la possibilità di adempiere all’obbligo assicurativo anche con schemi diversi dalla RC auto, nei quali venga indicato separatamente il rischio derivante dal movimento rispetto a quello di stazionamento.
Per l’infortunio mortale al lavoratore non si può condannare per omicidio colposo il datore con «il senno di poi». Si configura, infatti, la distorsione retrospettiva dell’«hindsight bias», con cui si tende a ritenere prevedibile un evento quando ormai è noto e a costruire la regola cautelare che avrebbe potuto impedirlo: ad esempio partendo dall’ipotesi di stress del lavoratore e ricavando a ritroso la necessità di procedimentalizzare l’attività, senza tuttavia spiegarne i contenuti e come la condotta del datore avrebbe potuto impedire il sinistro. Il tutto mentre la responsabilità penale è personale: richiede un richiede un «coefficiente psicologico» di partecipazione dell’autore al fatto nel senso che il primo deve poter calcolare le conseguenze giuridiche della sua condotta. Così la Cassazione penale, sez. quarta, nella sentenza n. 37972 del 24/11/2025.
La distanza minima di un chilometro dall’autovelox vale dal primo segnale col limite di velocità, a meno che fra il cartello e la postazione fissa non vi siano intersezioni: è invece irrilevante un eventuale secondo segnale che ripropone il divieto, localizzato prima dello strumento di rilevamento elettronico, perché si limita a ribadire il primo; il segnale deve invece essere ripetuto dopo ogni intersezione, a beneficio dei conducenti dei veicoli che si sono immessi sulla strada: devono essere avvisati che in quel tratto è in corso la rilevazione elettronica. Così la Cassazione civile, sez. seconda, nell’ordinanza n. 31665 del 04/12/2025
Un passo avanti decisivo per rafforzare le tutele dei professionisti iscritti alla gestione separata Inps e consolidare le relative prestazioni di welfare. La proposta di legge del Cnel in materia (si veda altro articolo nella pagina) sta catalizzando un dibattito costruttivo, arricchito dal contributo di Assoprofessioni (di cui Lapet è socio fondatore). L’importanza di questo provvedimento è stata condivisa anche dall’on. Walter Rizzetto, presidente della commissione lavoro della Camera, che, in chiusura dell’audizione del 3 dicembre scorso, ha sottolineato l’importanza di garantire maggiori tutele in favore delle nuove professioni: «Il mercato del lavoro è cambiato in modo molto rapido e i cosiddetti professionisti senza cassa rischiano di restare senza margini di tutela».

Il Primo rapporto sull’educazione finanziaria nelle scuole superiori del Comitato Edufin, presentato ieri a Roma, mostra un sistema scolastico in fermento, dove la consapevolezza finanziaria sta smettendo di essere una materia di nicchia per diventare una competenza di cittadinanza. L’indagine, condotta su un campione di oltre 2mila scuole secondarie di secondo grado, rivela un’adesione sorprendente: il 71,3% degli istituti ha attivato percorsi di educazione finanziaria nell’ultimo triennio. Attualmente, nell’anno scolastico 2024-25, oltre la metà delle scuole (53%) ha progetti in corso. Tuttavia, sotto la superficie di questo dato, emergono due fratture significative: una geografica e una formativa. Il Nord-Est e il Nord-Ovest guidano la classifica con tassi di adesione che vicini all’80%, mentre il Centro e il Sud faticano a tenere il passo, attestandosi attorno a un 65% comunque importante. Ancora più marcato è il divario tra i diversi indirizzi di studio. Gli istituti tecnici si confermano la locomotiva del sistema, con una penetrazione dell’86,5%, favoriti probabilmente dalla presenza curricolare di materie affini all’economia. I licei seguono con un buon 74,6%, mentre gli istituti professionali restano il fanalino di coda: meno della metà (47,1%) ha attivato percorsi specifici.
Il Tribunale di Roma con sentenza passata in giudicato, ha accolto integralmente il ricorso di un lavoratore dello stabilimento Videocolor di Anagni contro l’Inail. I giudici hanno riconosciuto la natura professionale della patologia asbesto-correlata, il danno biologico permanente e, soprattutto, l’ esposizione qualificata ad amianto per circa 16 anni ( dal 1990 al 2006).Il lavoratore, manutentore, per oltre vent’anni, è stato esposto in modo continuativo, massiccio e diretto a polveri e fibre di amianto presenti nei forni, nelle coibentazioni, nelle guarnizioni, nei macchinari, nelle rulliere e in numerose parti strutturali dell’impianto. Le prove tecniche, le testimonianze e i verbali delle autorità sanitarie hanno accertato una presenza dell’amianto non occasionale, ma strutturale e pervasiva all’interno dello stabilimento. La consulenza medico-legale ha appurato il nesso causale diretto tra esposizione e patologia, riconoscendo gli ispessimenti pleurici come malattia professionale tabellata e quindi assistita da presunzione legale. L’Inail è stato condannato a liquidare il danno biologico, corrispondere l’indennizzo in capitale di 9mila euro e a pagare le spese legali. La decisione ha portato al rilascio del certificato di esposizione ad amianto, che consente al lavoratore di ottenere 8 anni di maggiorazione contributiva e quindi di accedere da subito al prepensionamento.

La dilagante crescita delle truffe finanziarie non è più un segnale per far suonare i campanelli di allarme, i numeri ormai evidenziano che si tratta di una conclamata piaga sociale. Vere e proprie organizzazioni criminali inscenano quasi indisturbati frodi sempre più sofisticate, sfruttando i varchi aperti dalla digitalizzazione dei servizi finanziari, che oltre ad offrire molteplici opportunità e benefici, negli ultimi anni ha ampliato lo spettro delle truffe. Da quelle perpetrate al telefono, via e-mail, tramite sms, si sono aggiunte quelle realizzate con l’intelligenza artificiale o veicolate tramite i social media.  Bisognerebbe partire da un intervento coordinato tra banche, istituzioni e autorità di vigilanza. Gli istituti di credito investono cifre importanti per accrescere la sicurezza e la protezione dei clienti. Secondo dati Abi, dal 2020 al 2025 le banche hanno speso in cybersecurity oltre 2 miliardi di euro. È in gioco la loro reputazione. Ma quando la prevenzione fallisce e il cliente cade vittima di una truffa, a quel punto la banca in genere alza le difese a tutela dei propri interessi, a discapito dei clienti, e cerca in tutti i modi di non ritenersi responsabile delle perdite subite con la truffa dal titolare del conto. Eppure dal varo del Dlgs n.11/2010 grava sull’intermediario l’onere di provare la colpa grave del cliente, sul quale resta comunque a carico una franchigia di 150 euro. Il cliente è tenuto solo al tempestivo semplice disconoscimento delle operazioni di pagamento contestate.
C’è una precisa strategia comportamentale nei truffatori 4.0. Approcciano le vittime con toni professionali, le inquadrano in gruppi sui social network, le selezionano sulla base delle conoscenze finanziarie, le ordinano in gradi differenti per competenze e per numero di nuovi adepti coinvolti (e dunque per provvigioni). Se tenti di prendere tempo ti mettono fretta, se discuti diventano aggressivi, se metti in dubbio quanto dicono ti bannano dai gruppi. L’esito è sempre lo stesso: i soldi cambiano di tasca. E non tornano più. L’universo delle truffe online sta cambiando configurazione. Diventa sempre più organizzato, tecnicamente raffinato, transnazionale. L’intelligenza artificiale è lo strumento perfetto per rendere più semplice la narrazione sottostante alla frode, che può avere come oggetto il fotovoltaico, la sostenibilità, i titoli “sottili” e le criptovalute.
Un 2025 in leggera ripresa. È questa la tendenza che emerge dal primo test sui rendimenti delle gestioni separate assicurative che per prime chiudono l’esercizio 2025 nel mese di settembre e che forniscono un’anticipazione sulle performance del comparto a cui sono collegate le polizze Vita rivalutabili. Si tratta di un ridotto campione (pari a circa il 7% in termini di patrimonio complessivo gestito) dal quale emerge però una tendenza abbastanza chiara di incremento rispetto al 2024, quantificabile mediamente nell’ordine dello 0,2 per cento. «Ci si attende che il trend venga confermato dai nuovi flussi di dati attesi nei prossimi mesi dalle altre gestioni separate (in totale pari a 279 per un patrimonio complessivo che a fine 2024 ammontava a 580,5 miliardi di euro, ndr)», spiegano da Prometeia.