Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

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Via al conto alla rovescia per l’autoliquidazione dei premi dell’Inail per il 2025/2026, con una novità di particolare rilievo: il nuovo bonus-malus riformato dal decreto Sicurezza (convertito in via definitiva dalla Camera) che l’Inail ha già provveduto a rendere operativo, anticipando i tempi e l’attesa (spesso lunga) del decreto attuativo. La novità si traduce in una buona notizia per i datori di lavoro: una riduzione generalizzata del costo del lavoro. A partire dal 1° gennaio 2026, infatti, i premi Inail si ridurranno del 7% per tutte le aziende, con uno sconto maggiore, pari all’8%, per le imprese che non hanno registrato infortuni. Il bonus-malus è una delle “oscillazioni dei premi” previste dal sistema di calcolo e versamento dei premi per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. Rappresenta l’oscillazione per “andamento infortunistico”, mentre l’altra oscillazione è quella “per prevenzione” (si veda l’articolo nella pagina seguente). La novità è stata comunicata dallo stesso Inail con nota n. 10896/2025
Dal 15 gennaio 2026 sarà operativo il nuovo sistema di risoluzione stragiudiziale delle controversie nel settore assicurativo italiano, che si prepara a una novità significativa con l’avvio dell’operatività dell’Arbitro Assicurativo (AAS). Il nuovo organismo di risoluzione stragiudiziale delle controversie tra imprese, intermediari e clientela sarà infatti pienamente operativo dal 15 gennaio 2026. L’adesione è automatica per tutte le imprese e gli intermediari che operano in Italia, inclusi dunque operatori comunitari in regime di stabilimento o di libera prestazione di servizi. Tuttavia, i soggetti che operano in Italia in libera prestazione di servizi possono non aderire (c.d. opt-out), comunicando a IVASS la propria partecipazione ad altro sistema ADR della rete FIN-NET.
Niente sconto dei premi Inail ai pregiudicati. Datori di lavoro e azienda che abbiano riportato negli ultimi due anni sentenze di condanna per violazioni gravi in materia di sicurezza sul lavoro, infatti, sono escluse dalla riduzione premi per “bonus-malus”. A stabilirlo è il decreto Sicurezza, convertito in legge, affidando a un provvedimento ministeriale la definizione delle modalità applicative. In attesa della piena operatività della misura e dell’emanazione del decreto attuativo, l’Inail ha chiarito che l’applicazione del nuovo bonus avviene con riserva. Ciò significa che, qualora emerga una condanna rientrante tra quelle ostative, l’Istituto potrà richiedere il recupero dei premi indebitamente scontati. In via prudenziale, allora, per i datori di lavoro e le imprese che abbiano riportato sentenze di condanna negli ultimi due anni, appare opportuno non applicare l’eventuale riduzione dei premi, al fine di evitare successive richieste di restituzione delle somme già fruite.
L’opera interamente generata dall’IA (Intelligenza artificiale) non può essere protetta da copyright e un sistema di IA non può essere un soggetto giuridico titolare di diritti d’autore. È quanto chiarito da Assonime, Associazione fra le società italiane per azioni, nella sua circolare n. 27 dell’11/12/2025, dedicata all’analisi della legge n.132/2025 (legge quadro sull’IA). Nella circolare l’associazione rileva anche un aspetto critico della normativa italiana: sulla carta gli autori possono opporsi al webscraping delle opere per addestrare le IA, ma mancano le disposizioni per rendere effettivamente esercitabile il diritto di opposizione. Copyright riservato agli umani. La circolare Assonime spiega come si atteggia il diritto d’autore quando un’opera è creata con l’uso dell’IA. L’associazione delle società italiane per azioni sottolinea che, in base alle norme della legge quadro italiana sull’IA, il copyright è riservato alle opere dell’uomo e che la forma di espressione artistica, quand’anche assistita dall’IA, accede alla protezione solo se l’apporto creativo umano è prevalente. La legge 132/2025, dunque, da un lato, esclude che l’opera interamente generata dall’IA sia tutelabile attraverso il copyright e, dall’altro lato, attesta che un sistema di IA non è soggetto titolare di diritti
È ancora far west sulla pesca a strascico di dati personali sul web per addestrare l’IA: i garanti Ue non hanno ancora preso una posizione sulla possibilità di formare i robot senza chiedere il consenso degli interessati. Con la conseguenza che le imprese sono lasciate da sole ad assumersi la responsabilità di farlo a pena di sanzioni amministrative. In prospettiva, il nodo potrà essere sciolto da una futura modifica del Gdpr (regolamento Ue sulla privacy n. 2016/679), ma nel frattempo gli operatori e gli interessati sono in una situazione di incertezza. Nella circolare n. 27 dell’11/12/2025, esaminando il fenomeno del webscraping, Assonime sottolinea che può essere legittimamente svolto solo se basato su un’idonea base giuridica ai sensi del Gdpr e che, secondo un consolidato orientamento, la pubblica disponibilità di dati in Internet non costituisce di per sé una condizione sufficiente per il loro libero riutilizzo da parte di terzi, nemmeno per alimentare modelli di IA. Spetta all’operatore responsabilizzarsi e identificare la base giuridica, cioè una norma del diritto Ue che ammetta il trattamento dei dati (in questo caso il webscraping). Quando un operatore fa webscraping, dunque, deve dichiarare che il trattamento rientra in uno dei casi previsti dagli articoli 6 e 9 (per i dati sensibili) del Gdpr
IA (Intelligenza artificiale) senza una rete di regole chiare per le imprese: mancano, in particolare, disposizioni sulla responsabilità penale delle persone fisiche e sulla responsabilità amministrativa degli enti. Anzi, stabilire quando si può addossare a un umano la colpa per un’operazione commessa da un robot è praticamente impossibile per le IA più autonome e che imparano da sole. È questo un aspetto critico della legge quadro italiana sull’IA n. 132/2025, evidenziato da Assonime, Associazione fra le società italiane per azioni, nella propria circolare n. 27 dell’11/12/2025. Oltre a quanto riscontrato dalla circolare, si deve aggiungere che la normativa italiana non dà indirizzi a proposito della cruciale funzione della supervisione umana sull’IA, che è obbligatoria per le IA (anche in base alle disposizioni sui trattamenti interamente automatizzati del Gdpr, regolamento Ue sulla privacy n. 2016/679). Nonostante la manchevolezza della disciplina sostanziale, nella circolare si rileva un affollamento di autorità di controllo e una quantità preoccupante di adempimenti burocratici
Il 31 dicembre 2025 è il termine ultimo concesso alle micro e piccole imprese per mettersi in regola con l’assicurazione contro le catastrofi ambientali. L’adempimento previsto dall’art. 1 del dl 39/2025 interessa le aziende indipendentemente dal settore o dalla forma giuridica e ricade quindi anche su agenti e rappresentanti di commercio. Sono già scaduti i termini fissati per le grandi imprese (31 marzo 2025) e per le medie imprese (1° ottobre 2025). Rimane quindi attiva soltanto la scadenza del 31 dicembre 2025 per provvedere alle coperture da parte delle imprese minori. Occorre tuttavia fare attenzione a non confondere la scadenza del prossimo 31 dicembre con lo slittamento dei termini preannunciato dal decreto Milleproroghe, che prevede il rinvio di alcune scadenze per sottoscrivere le polizze catastrofali (dapprima al 31/12/2026, e poi al 31/3/2026 per alcuni settori, nell’ultima versione del provvedimento che è in fase di approvazione definitiva). Tale prerogativa, infatti, spetterà soltanto a particolari soggetti, quali le imprese ittiche (il cui termine slitta al 31/12/20206), le imprese turistico-ricettive e gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande (per cui il termine passa al 31/3/2026)
Assicurazioni sempre più su misura per gli avvocati. Il mercato dell’rc professionale, che per i legali vale circa 50 milioni di euro, negli ultimi anni sta aggiornando le coperture offerte, tenendo conto delle nuove complessità professionali ma anche della crescita dei contenziosi avviati da clienti nei confronti degli studi. Basti vedere l’attivazione, dal giugno di quest’anno, della nuova Convenzione per l’assicurazione RC Professionale stipulata dal Consiglio Nazionale Forense. Una nuova polizza le cui condizioni normative ed economiche sono perfettamente aderenti alle esigenze reali della professione, estendendo ulteriormente le tutele già previste dalla precedente convenzione. Tra queste, maggiori opzioni di massimale sottoscrivibili, l’estensione della copertura a tutti gli infortuni, anche a quelli occorsi fuori dall’attività professionale, copertura di nuove figure professionali come il DPO e il Whistleblowing, la copertura per studi multidisciplinari e per avvocati iscritti a più albi professionali, la retroattività pura, senza limitazioni, anche nei passaggi da attività individuale a collettiva e viceversa e, infine, la nuova definizione di «fatto noto», pensata per garantire la continuità della copertura anche in caso di cambio di polizza, riducendo le esclusioni legate a conoscenza pregressa. Un’attenzione particolare è poi rivolta ai giovani professionisti: per i primi tre anni dall’iscrizione all’Albo, i neo-avvocati potranno accedere a una tariffa agevolata, senza limiti d’età, per fatturati inferiori a 30.000 euro. In sede parlamentare intanto è in corso l’esame di un progetto di legge sulla responsabilità professionale degli avvocati, che punta a limitare la responsabilità del legale ai casi di dolo (intenzionalità) o colpa grave, escludendo la colpa lieve, soprattutto nelle questioni tecniche complesse.
Cambia la professione di avvocato e con essa si adeguano anche le coperture assicurative, fondamentali per garantire ai professionisti di lavorare con maggiore serenità in un contesto in rapida trasformazione. Mentre in parlamento si discute di riforma dell’ordinamento forense, a dare concretezza all’evoluzione reale della professione, sempre più esposta, per esempio, ai nuovi rischi causati dalla digitalizzazione e dell’utilizzo crescente dell’Intelligenza Artificiale, ci stanno pensando le compagnie assicurative che studiano e offrono polizze RC professionali sempre più “capienti” e “su misura” per gli studi legali. Un mercato che vale all’incirca 50 milioni di euro e che si sta aggiornando per rispondere alle nuove complessità e al crescente contenzioso professionale
Dallo scorso 1° giugno 2025 è attiva la nuova Convenzione per l’assicurazione RC Professionale stipulata dal Consiglio Nazionale Forense con la compagnia AIG a seguito della gara europea predisposta d’intesa con Aon, broker assicurativo del CNF. «Considerato che gli iscritti all’Albo avvocati sono circa 240.000, possiamo stimare un volume di premi di circa 50 milioni di euro (inclusa la rilevante percentuale di imposte al 22,25%, tra le più alte in Europa)», dice Federico Gattinoni, vice direttore Affinity-mobility & direttore professioni, associazioni e travel di Aon spa: «a questa cifra si aggiungono i programmi delle grandi law firm, tailor made, che presentano massimali superiori alle centinaia di milioni e premi anche superiori alle centinaia di migliaia di euro. Stimiamo un mercato complessivo di circa 150milioni di premi se mettiamo assieme le professioni giuridico economiche (avvocati, notai, commercialisti)».
Il mercato del credito alle famiglie si consoliderà anche il prossimo anno, potendo contare su un livello di rischiosità sotto controllo. Ciò nonostante le persistenti tensioni geopolitiche che caratterizzano gli attuali scenari internazionali. Confermando il trend di crescita registrato nei primi nove mesi del 2025, in cui sono aumentate le erogazioni di credito, anche nel 2026, grazie all’incremento del potere di acquisto delle famiglie e ai tassi di interessi applicati al credito su valori più contenuti del recente passato, si assisterà alla crescita dell’ammontare complessivo dei finanziamenti. Crescita guidata, in particolare, dai prestiti per l’acquisto di abitazioni e, nell’ambito del credito al consumo, dai prestiti personali e dalla cessione del quinto dello stipendio o pensione. Si tratta dei trend delineati in seno alla 59° edizione dell’osservatorio “Credito al dettaglio”, curato da Assofin, Crif e Prometeia, secondo cui le stime positive derivano anche dall’impulso delle azioni messe in campo nell’ambito del Pnrr che, a giudizio degli analisti, si confermerà una leva importante per sostenere la crescita dell’economia italiana, in un contesto in cui la politica monetaria della Bce ha interrotto la fase espansiva e la politica fiscale dovrà fare i conti con il rientro del debito pubblico. In tale scenario generale, il progressivo miglioramento della situazione economico-finanziaria delle famiglie continuerà a sostenere lungo la penisola la domanda di nuovi prestiti, seppure con un approccio che resterà improntato alla cautela.

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Con un’età media di quasi 49 anni l’Italia è uno dei Paesi più vecchi al mondo.
Fra le grandi economie abbiamo davanti solo il Giappone, a cui si aggiungono alcuni piccoli stati, come per esempio il principato di Monaco e Andorra, che non hanno certo la complessità del Belpaese. La longevity, come viene chiamata nei Paesi anglosassoni, presenta criticità, rischi e anche opportunità e non può venire ignorato dai governanti. Pubblicamente se ne dibatte ma non a sufficienza ed è anche per questo motivo che iniziative come l’UniCredit Longevity Economic Forum assumono particolare rilevanza. L’Italia è uno dei Paesi con l’età media più elevata al mondo, pari a 49 anni, dietro al solo Giappone assicurativo l’obiettivo è quello di combinare prevenzione e protezione,
offrendo per esempio sconti sui premi assicurativi a chi si sottopone a esami preventivi. Le compagnie assicurative hanno poi un ruolo cruciale nell’assicurare che la durata della vita in salute delle persone sia allineata alla durata del loro benessere economico.
Sulla scorta di queste considerazioni sta emergendo una nuova forma di sviluppo integrato di prodotti che uniscono salute e patrimonio: si tratta di soluzioni che combinano protezione, risparmio e servizi in un unico pacchetto, aiutando le persone a gestire i rischi legati alla longevità. Le compagnie assicurative stanno inoltre sviluppando prodotti pensati per coprire alcuni aspetti specifici dell’invecchiamento, come l’assistenza a lungo termine e le rendite vitalizie
Immaginate di fare la fotografia ad uno scontrino e di ottenere in brevissimo tempo la proposta di una polizza assicurativa per quel negozio che ha emesso lo scontrino.
Non si tratta di fantascienza ma di una funzione che Revo Insurance ha già portato sul mercato alcune settimane fa. Dietro questa estrema semplificazione del business assicurativo c’è tanta tecnologia ed enormi database che consentono di avere un quadro molto preciso di quella microimpresa. Ed è proprio facendo ricorso a un massiccio uso di tecnologia che Revo si appresta a cogliere le opportunità offerte dal mercato delle aziende con meno di nove dipendenti e un fatturato inferiore ai 2 milioni di euro. «L’obbligo che scatterà a partire dal 2026 – racconta Matteo Mambrin, head of underwriting di Revo Insurance – è un acceleratore per la nostra proposta per le microimprese, ma non è certo il driver della nostra strategia.

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La nuova stretta sulle pensioni colpisce i lavoratori precoci e usuranti, mentre il governo fa un passo indietro sull’uscita dal lavoro a 64 anni per i privati: non si potrà più ricevere l’assegno di vecchiaia anticipatamente cumulando gli importi di forme pensionistiche di previdenza complementare. Viene cancellata, infatti, la possibilità, in vigore dal 2025, di computare, su richiesta, anche il valore di una o più rendite di forme pensionistiche di previdenza complementare per il raggiungimento degli importi mensili richiesti per accedere alla pensione di vecchiaia con almeno 20 anni di contributi e se si è pienamente nel regime contributivo. Aumentano ulteriormente i tagli all’anticipo pensionistico per i lavoratori precoci.

L’anno che va a concludersi appare, se guardato in prospettiva, al limite dell’incredibile, quasi fosse la sceneggiatura di un autore in preda ad effetti destabilizzanti, naturali o indotti che siano. Si aprì con due grandi operazioni sul tavolo, entrambe lanciate da Unicredit. Una verso la tedesca Commerzbank, l’altra su Banco Bpm. Nessuna delle due è andata ancora a buon fine: in Germania il 2026 dovrebbe essere l’anno decisivo, in Italia il Banco Bpm, con il contestato aiuto del golden power governativo, ha per ora mantenuto l’indipendenza. Il Monte dei Paschi di Siena ha lanciato e vinto un’offerta pubblica di acquisto e scambio su Mediobanca, il santuario laico della finanza italiana. Mediobanca per salvarsi ha provato a lanciare un’opa su Banca Generali, ma non ha ottenuto il via libera delle Generali, azionista di riferimento della banca, di cui la stessa Mediobanca era, ed è, prima azionista. I nuovi soci del Montepaschi, conquistata Mediobanca, sono riusciti a far saltare un accordo che le Generali avevano presentato in pompa magna a gennaio 2025 con i francesi di Natixis e al contempo a far creare, nella struttura di Generali, la figura del direttore generale, che prospetticamente potrebbe rappresentare l’ideale continuità con l’attuale amministratore delegato, il francese Philippe Donnet, alla guida del Leone da quasi dieci anni.
A Phoenix, nel bel mezzo del deserto di Sonora, sfrecciano i robo-taxi di Waymo: l’azienda vuole raddoppiare entro il 2026 la sua flotta con duemila nuovi veicoli da aggiungere ai 1.500 già operativi, oltre che nella capitale dell’Arizona, a San Francisco, a Los Angeles e ad Austin. Ma quella di Waymo è solo la punta di un iceberg che, da qui ai prossimi cinque anni, sarà in grado di movimentare qualcosa come 650 miliardi di dollari di giro d’affari. Negli Usa ma anche in Cina, dove opera Apollo Go, società che fa capo a Baidu, guarda caso un altro (ex) motore di ricerca. Dal canto suo, la Commissione europea si è mossa per creare un quadro normativo e in Regno Unito fra pochi mesi inizieranno i primi test pubblici di veicoli autonomi su strada
L’industria del risparmio gestito si evolve. Persistono pressioni sui margini, dovute alla forte spinta su prodotti a gestione passiva, all’aumento dei costi operativi e all’equilibrio dei rapporti di forza tra case prodotto e canali distributivi, a favore di grandi reti di consulenza e banche private. Ma rimane spazio per la crescita: «Gli attuali livelli di rendimento nel reddito fisso e la volatilità in aumento offrono ai gestori attivi maggiori possibilità di generare un extra-rendimento rispetto al mercato. Per essere attrattivi, tuttavia, oggi bisogna essere nel club esclusivo del primo decile, che riunisce i fondi con le migliori performance, e bisogna poter contare su un modello di business e competenze distintive. La sinergia, ben bilanciata, tra il business assicurativo e la gestione degli investimenti è un fattore chiave per il nostro gruppo». A parlare è Andrea Rossi, da tre anni alla guida di M&G plc, il gruppo attivo negli investimenti e nella gestione del risparmio costituito nel 2017 dalla fusione delle attività assicurative e di gestione del risparmio del colosso Prudential plc, nel Regno Unito e in Europa, con M&G Investments, asset manager interamente controllato dalla società
A novembre Fam ha lanciato tre etf pensati per la pianificazione del risparmio previdenziale, con una scadenza lunghissima, 2040, 2050 e 2060. «L’estensione delle aspettative di vita, impone un ripensamento degli strumenti che consentono di integrare i flussi di reddito dopo la pensione», spiega Fabio Melisso, ceo di Fam. La soluzione prevede un piano di accumulo sull’azionario, che dura due anni, per mitigare il potenziale impatto che avrebbe l’ingresso nell’equity in un’unica soluzione in un momento avverso, cioè alla vigilia di un calo di Borsa importante. Funziona con un meccanismo virtuoso, che aumenta l’investimento azionario in fasi di ribasso, per posizionare il portafoglio in vista dei futuri rialzi. Cinque anni prima della data obiettivo prevista, se il fondo ha raggiunto il risultato atteso, cioè un rendimento nominale del 7% l’anno, inizia automaticamente a mettere fieno in cascina, riducendo l’esposizione all’equity. In questo caso, però, si va oltre la semplice tecnica del ciclo di vita: infatti alla data obiettivo, che idealmente dovrebbe coincidere o avvicinarsi al momento della pensione di chi sottoscrive il prodotto, il portafoglio non è interamente investito in strumenti monetari. «Viene mantenuta una quota, decrescente, di azioni, con un focus sui titoli ad alto dividendo, e in bond governativi: in questo modo, si mette il fondo nelle condizioni di poter generare un reddito più generoso, per un periodo di tempo molto prolungato».

A due anni dal suo debutto, arrivano segnali incoraggianti dalla nuova mediazione. Da un lato, il numero delle procedure iscritte è lievemente cresciuto. E dall’altro è in aumento l’efficacia delle mediazioni, dato che sono in salita sia la partecipazione delle parti, sia il tasso di successo. Tuttavia, le potenzialità della mediazione come strumento di deflazione del contenzioso civile sono ancora in buona parte inesplorate, considerato che il numero delle procedure è ancora contenuto rispetto a quello dei procedimenti civili. È quanto emerge dall’analisi delle statistiche sulla mediazione aggiornate al 30 settembre scorso, pubblicate dal ministero della Giustizia. Si tratta di dati significativi perché la parte più consistente delle novità in tema di mediazione, introdotte dalla riforma Cartabia (decreto legislativo 149/2022), è diventata operativa dal 30 giugno 2023
Crescono gli assicurati ma esplodono anche le prestazioni. Negli ultimi due anni la polizza fornita da Emapi ai professionisti per l’assistenza sanitaria integrativa ha visto quasi raddoppiare gli iscritti, in particolare con l’ingresso degli oltre 200mila iscritti Enasarco. Ma nel frattempo si è assistito a una vera e propria crescita boom, non del tutto proporzionale, dei ricoveri e delle prestazioni per gravi malattie. Sono queste le prime evidenze dei dati forniti al Sole 24 Ore del Lunedì da Emapi, l’ente per le coperture sanitarie dei professionisti cui aderiscono 17 Casse professionali. I numeri sono riferiti alla polizza sanitaria integrativa che copre, in particolare, le gravi patologie. Nel giro di 24 mesi, da aprile 2022 al 2024, appunto, gli assicurati sono passati dagli oltre 254mila agli oltre 404mila (+59%, ma ora sono di nuovo ai livelli del 2021 con l’uscita di Enasarco da aprile di quest’anno). Nello stesso periodo i rimborsi richiesti, ad esempio per le patologie tumorali o quelle cardiovascolari sono cresciuti di oltre il 200%, così come i ricoveri sono aumentati di oltre il 154 %, tra quelli che l’ente rimborsa in forma indiretta ai professionisti
Il ruolo del reclamo, che va presentato prima di ricorrere all’Arbitro, a pena di inammissibilità del ricorso, impone alle imprese e agli intermediari la revisione della politica di gestione dei reclami. Già in passato il reclamo integrava un delicato momento di relazione di un’impresa o di un intermediario con la propria clientela, mentre il numero di doglianze ricevute è sempre stato indice della maggiore o minore qualità della “customer care”. Ora la gestione dei reclami dovrà essere svolta anche in considerazione della necessità di rispondere in modo idoneo a evitare, se possibile, il ricorso all’Arbitro e, comunque, avendo cura di fornire una risposta che dovrà poi essere sostenuta documentalmente nel caso in cui il cliente insoddisfatto decida comunque di accedere alla nuova procedura. Non solo, nel rispondere al reclamo, d’ora in avanti le imprese e gli intermediari dovranno – come espressamente chiarito dall’Ivass – procedere a una valutazione delle ragioni di lamentela «anche alla luce degli orientamenti espressi dalle principali decisioni arbitrali». Occorre anche considerare che il cliente insoddisfatto può, in sincrono, sia attivare l’Arbitro che presentare all’Ivass un secondo reclamo, con la finalità di attivare la vigilanza dell’Istituto, anche in vista di possibili contestazioni amministrative.