In audizione alla Commissione parlamentare sugli effetti della transizione demografica, il presidente di ANIA Giovanni Liverani ha descritto l’Italia come immersa in un vero “inverno demografico”, in cui l’invecchiamento rapido della popolazione, il crollo delle nascite e la trasformazione delle famiglie minacciano pensioni, sanità e coesione sociale. Di fronte a un welfare pubblico giudicato vicino al punto di saturazione, Liverani ha lanciato un appello per costruire rapidamente un robusto pilastro privato integrativo – tra previdenza complementare, coperture per la non autosufficienza e sanità integrativa – sostenuto da maggior educazione finanziaria e da una profonda revisione di incentivi fiscali e regole, così da trasformare la crisi demografica in un’occasione di rinnovamento del sistema di protezione sociale.
Per il Presidente dell’ANIA l’“inverno demografico” italiano è un vero rischio sistemico, che mette sotto pressione pensioni, sanità e coesione sociale. Liverani descrive un’Italia che invecchia rapidamente: la quota di over 65 è già superiore a un quarto della popolazione (cosa che colloca l’Italia al secondo posto mondiale dopo il Giappone. Entro il 2050, questa quota è destinata a superare il 34%) e, a fronte di natalità molto bassa, la popolazione in età lavorativa è destinata a ridursi di milioni di unità nei prossimi decenni. Ne derivano un forte aumento del rapporto di dipendenza tra anziani e lavoratori (che passerà dall’attuale 39% a oltre il 60% entro il 2060) e una crescita della spesa per pensioni, sanità e assistenza di lungo termine (che crescerà dall’1,7% al 2,4% entro il 2060), fino a sfiorare un quarto del PIL.
In questo contesto, il welfare pubblico, vincolato da regole di finanza pubblica stringenti e da una crescita economica debole, è strutturalmente sotto stress.
Le tre fragilità del sistema
Secondo ANIA, la transizione demografica produce tre grandi fragilità collegate tra loro. Sul piano finanziario, l’era del sistema previdenziale contributivo implica futuri tassi di sostituzione delle pensioni obbligatorie spesso inferiori al 60% (e ancora più bassi per gli autonomi), con un rischio concreto di insufficienza del reddito post‑pensionamento. Sul fronte sanitario e della non autosufficienza, la domanda di assistenza esplode, spingendo le famiglie a una spesa privata stimata in decine di miliardi e alimentando le rinunce alle cure a causa di liste d’attesa sempre più lunghe. Infine, la fragilità sociale nasce dal combinarsi di denatalità, nuclei familiari più piccoli e minore capacità della famiglia di agire da caregiver principale, con rischio di isolamento degli anziani e carichi insostenibili per i singoli.
Il ruolo potenziale delle assicurazioni
Liverani insiste sul fatto che il settore assicurativo dispone già di strumenti tecnici e di una massa ingente di investimenti di lungo periodo, coerenti con le esigenze previdenziali e dell’economia reale.
Nella previdenza complementare, polizze Vita e piani pensionistici potrebbero colmare il gap di reddito nella terza età, ma oggi solo il 38% dei lavoratori vi aderisce e con montanti medi modesti. Dopo trent’anni dalla sua istituzione, la previdenza integrativa ha la necessità di un decisivo impulso per la sua diffusione: “Abbiamo recentemente proposto in questa legge di bilancio misure che vadano in questa direzione, come l’iscrizione automatica ai piani previdenziali per i neoassunti, l’adeguamento dei plafond di deduzione fiscale dei contributi ed una serie di stimoli alla contribuzione”, spiega Liverani.
Per la non autosufficienza, esistono già esperienze come il fondo LTC dei dipendenti del settore assicurativo. Il settore assicurativo è pronto a mettere a disposizione la sua esperienza per costruire un sistema di partenariato pubblico-privato, mutuando modelli virtuosi come l’assicurazione sociale obbligatoria tedesca per la LTC. “Va incentivata l’istituzione di una copertura universale per i lavoratori e i liberi professionisti con contribuzione da suddividere tra individui, datori di lavoro e finanza pubblica che metta in sicurezza questa bomba ad orologeria sociale da tempo innescata, mediante prodotti di lungo termine che consentano l’accumulo delle risorse necessarie, investite in adeguate attività coerenti con la necessità di coprire esborsi che si manifesteranno nel lungo termine. Le compagnie d’assicurazioni sono pronte a organizzarsi per fornire all’interno dei propri prodotti non soltanto copertura finanziaria ma anche prestazioni di assistenza diretta dei servizi, sgravando così le famiglie dalla faticosa ricerca di soluzioni di difficile reperimento (assistenza infermieristica domiciliare, fisioterapia …)”.
Sul piano sanitario, viene evocata la costruzione di un secondo e terzo pilastro che, attraverso fondi sanitari e polizze individuali, affianchi il SSN e generi flussi finanziari a favore delle strutture pubbliche, anche tramite convenzioni e intramoenia.
Le proposte operative di ANIA
L’intervento individua due leve immediate: informazione e incentivi.
Da un lato, ANIA chiede campagne di educazione finanziaria diffuse (fin dalla scuola) e strumenti digitali di monitoraggio previdenziale (sistemi di “pension tracking” e “dashboard” che mostrino al cittadino la sua posizione e il reddito atteso in pensione).
Dall’altro, propone un pacchetto di misure fiscali e regolamentari: iscrizione automatica alla previdenza complementare (salvo esplicito opt-out), ripristino del “silenzio‑assenso” per il TFR e revisione al rialzo dei limiti di deducibilità dei contributi; incentivi al trasferimento intergenerazionale del risparmio verso i giovani, alla scelta della rendita pensionistica e a una maggiore integrazione tra fondi sanitari, polizze LTC e SSN. In prospettiva, si suggerisce di valutare una forma di LTC obbligatoria/universale per mettere in sicurezza la “bomba a orologeria” della non autosufficienza.
Concludendo, Liverani ritiene che la situazione attuale possa essere un punto di svolta per il welfare italiano, in cui sono in gioco equilibrio tra generazioni, sostenibilità dei conti pubblici e adeguatezza delle prestazioni sociali. L’industria assicurativa si propone non solo come “sentinella” del rischio demografico, ma come partner strutturale del legislatore nel disegno di un sistema di protezione sociale più resiliente e integrato tra pubblico e privato. L’obiettivo dichiarato è trasformare l’attuale crisi demografica in un’occasione di rinnovamento, aumentando equità e sostenibilità, a condizione di intervenire rapidamente su consapevolezza, norme e fiscalità.