Uno studio Inail analizza rischi, condizioni lavorative e contributo della forza lavoro straniera al sistema produttivo nazionale

I lavoratori immigrati – risorsa essenziale per demografia ed economia del nostro Paese –  risultano secondo  una recente pubblicazione INAIL più esposti a infortuni e tecnopatie. Con 5,3 milioni di residenti stranieri, pari al 10% della popolazione, l’Italia trova nelle comunità immigrate un sostegno decisivo contro il calo demografico e la contrazione della forza lavoro. La componente straniera, mediamente più giovane e con una maggiore fecondità rispetto a quella italiana, seppure tali caratteristiche siano attualmente in diminuzione, contribuisce a compensare l’impoverimento demografico italiano e a sostenere settori produttivi essenziali, come agricoltura, edilizia, ristorazione e industria leggera. Nonostante ciò, persistono disuguaglianze salariali, difficoltà di riconoscimento dei titoli di studio e una forte concentrazione in mansioni a bassa qualifica.

La pubblicazione della Consulenza statistico attuariale si fonda su dati elaborati dagli archivi statistici dell’Inail e di consultazione della Banca dati statistica presente sul portale istituzionale, con aggiornamento al 30 aprile 2024, e analizza l’andamento di infortuni e malattie professionali tra lavoratori immigrati e italiani, mettendo in luce forti asimmetrie.

Pur rappresentando il 10% degli occupati, i lavoratori nati all’estero denunciano il 20% degli infortuni e l’8% delle malattie professionali. L’incidenza infortunistica risulta dunque più che doppia rispetto agli italiani: 31 casi ogni 1.000 occupati contro 14. Il fenomeno è legato anche alla maggiore presenza straniera nei settori a più alto rischio, alle tipologie contrattuali precarie e alla frequente condizione di irregolarità lavorativa.

Cause della maggiore esposizione al rischio

Secondo l’analisi, gli immigrati sono spesso impiegati in lavori manuali e particolarmente usuranti, che comportano movimentazione di carichi, posture incongrue ed esposizione prolungata a sforzi fisici. Ostacoli linguistici, formazione sulla sicurezza non sempre adeguata e scarsa familiarità con le norme aumentano ulteriormente la vulnerabilità. Ne derivano sia un più elevato numero di infortuni, sia una maggiore incidenza di patologie da sovraccarico biomeccanico e disturbi psichici legati allo stress lavorativo.

Un focus su rider e studenti

Un’analisi specifica è stata dedicata ai rider e agli studenti delle scuole pubbliche e private di ogni ordine e grado. Il settore dei rider impiega molta manodopera straniera e nel periodo 2021-2023 delle 1.337 denunce pervenute all’Inail 671 provengono da nati all’estero, con le comunità pakistana, bangladese, indiana, marocchina e nigeriana tra le più colpite.

Per quanto concerne gli infortuni occorsi in ambito scolastico, si è evidenziato che nel 2023 poco più del 5% degli infortuni ha riguardato i nati all’estero e, di questi, la quasi totalità proviene da scuole statali.