RISK ASSESSMENT E ADEGUATEZZA

Autore: Elio Marchetti
ASSINEWS 381 – Gennaio 2026

MASSIMO DANNO PROBABILE O MASSIMO DANNO POSSIBILE?

1. Premessa

Nell’ambito dell’assicurazione danni alle cose – in particolare nelle polizze incendio e furto – le tecniche ingegneristiche consentono di stimare il massimo danno probabile e il massimo danno possibile. Il primo è calcolato simulando che i mezzi di prevenzione e di protezione siano attivi ed efficaci; il secondo presuppone l’inefficacia di tali misure.

Nella responsabilità civile, tuttavia, questa distinzione perde significato: le attività non sono statiche e l’esposizione varia in funzione del luogo di svolgimento dei lavori e delle modalità operative.

2. Differenze tra danni a cose e responsabilità civile

Nei danni a cose si considerano beni statici. Nella responsabilità civile, invece, il rischio dipende da attività dinamiche, spesso svolte presso terzi. Ciò è particolarmente evidente nel settore edile.

Un esempio emblematico è il crollo di un’impalcatura: il rischio cambia radicalmente a seconda del luogo in cui si opera: area rurale, residenziale, urbana o industriale.

3. Criteri di valutazione del massimo danno possibile

3.1 Variabili ambientali

Nel settore edile è corretto parlare unicamente di massimo danno possibile. Il massimale deve essere definito analizzando gli scenari operativi: densità abitativa, viabilità, presenza di attività produttive, altezza e superficie dell’impalcatura e simulando un crollo entro il perimetro dell’impalcatura o entro l’area del lato più esteso.

3.2 Numero di persone potenzialmente coinvolte

Occorre valutare quante persone possono essere presenti contemporaneamente nel luogo di lavoro: operai, tecnici, progettisti, fornitori e terzi transitanti oltre l’area di cantiere, ovvedrosia nell’area esterna non transennata. Un crollo che parte dalla testa dell’impalcatura può coinvolgere un’area molto ampia, pari alla larghezza e all’altezza dell’impalcatura rispetto ad un crollo limitato alla base.

3.3 Quantificazione economica

Assumendo la possibile presenza contemporanea di 10 persone, e considerando che i valori liquidati per invalidità totale raggiungono circa 2 milioni di euro a persona e quelli per decesso partono da 900.000 euro, il massimale prudenziale nel settore edile deve collocarsi almeno tra 10 e 15 milioni di euro, a prescindere dalla dimensione dell’impresa1.

4. Capacità del mercato assicurativo

Nel settore PMI e commercial, dove prevalgono I contratti ad adesione i massimali offerti sono spesso limitati (2,5–5 milioni). Nel settore corporate, invece, è possibile raggiungere massimali di 25–50 milioni.

5. Soluzioni tecniche: polizze base e secondo rischio

Nella pratica, la soluzione più efficace per raggiungere un massimale adeguato è l’abbinamento tra polizza base, con massimale pari al miglior costo/benefici e polizza di secondo rischio, detta di “II Layer”.

Quest’ultima copre le somme eccedenti il massimale per sinistro della polizza base, ma non copre, nell’intendimento degli assicuratori, le somme eccedenti gli eventuali sottolimiti della polizza base. Questa impostazione avviene con modalità consolidate.

Un esempio

6. Criticità del secondo rischio (casi reali riscontrati)

6.1 Il testo di polizza di II rischio

Non è sufficiente che la polizza per il massimale in eccesso sia dichiarata a II rischio: questa può differire a livello di stampato in molti aspetti:

  • definizione di sinistro,
  • oggetto del contratto; es.: “conseguenza di un fatto accidentale…” (termine non presente nel primo rischio
  • esclusioni, difformi dal testo della polizza base
  • competenza territoriale
  • termini per la denuncia del sinistro Per risolvere questa criticità il mercato ha strutturato la polizza di II rischio Following Form ovverosia adotta le stesse condizioni della polizza base2 .

6.2 I sottolimiti della polizza base

La presenza di sottolimiti nelle polizze base rappresenta una criticità: i danni da interruzione di attività, i sottolimiti per persona o per evento specifico (es.: malattie professionali, danni a cose nell’ambito di esecuzione dei lavori, etc.) possono lasciare scoperte porzioni significative del danno, poiché il secondo rischio non li integra.

Ecco un esempio classico – polizza base € 3.000.000:

Danno totale € 3.400.000
Indennizzo polizza base 2.200.000

6.3 indennizzo polizza di II rischio

Le compagnie che prestano abitualmente coperture di II rischio utilizzano clausole non omogenee, i cui testi si prestano ad interpretazioni variegate, quando vi sia una commistione di danni indennizzabili (alcuni sottolimitati, altri no) che supera il massimale di I rischio, come nell’esempio suesposto.

Tre sono i casi che si possono riscontrare:

  1. la polizza è in Following Form, ma specifica espressamente che eventuali danni eccedenti i sottolimiti della polizza base non sono comunque coperti. In questo caso la polizza di I rischio indennizzerà 2.200.000 e la polizza di II rischio non interviene. Danno non indennizzato a carico dell’assicurato € 1.200.000
  2. la polizza di II rischio è nella Formula Following form senza specificazioni ulteriori. In tal caso, la compagnia è tenuta a corrispondere i danni sottolimitati per la parte eccedente il massimale della polizza base

L’assicuratore di II rischio pagherà la parte di danno eccedente € 3.000.000 (massimale di I rischio), ovverosia € 400.000
Copertura I rischio € 2.200.000
Copertura II rischio € 400.000
Parte di danno non coperta € 800.000

3. Polizza di II rischio con Drop Down. È meno gradita dal mercato e più costosa, in quanto opera sia per l’eccedenza del massimale per sinistro sia per l’eccedenza di tutti i sottolimiti.

La scarsa propensione a garantir la formula Dro Down richiede un’analisi del rischio accurata ed assi-milabile a quella di I Rischio.

Inoltre, con questa formula si restringe il numero dei potenziali offerenti, in quanto quotano solo gli assicuratori specializzati nel settore specifico3.

Nel caso esposto, l’assicuratore di II rischio garantirebbe all’assicurato tutte le somme non coperte dalla polizza di I rischio, ovverosia € 1.200.000.
Tradizionalmente, le polizze di II rischio venivano prestate con un tasso medio dell’1 per mille a prescindere dalla soggettività del rischio.

Oggi tale politica è più flessibile, e la forchetta dei tassi molto più ampia, ma con questa struttura massimali elevati possono essere ottenuti con costi inferiori all’incremento del premio richiesto per l’innalzamento del massimale di I rischio, laddove la politica del singolo assicuratore lo permetta.

Laddove la capienza finanziaria dell’assicuratore sia insufficiente per garantire un massimale adeguato, il ricorso alla polizza di II rischio è indispensabile per offrire un massimale adeguato al profilo di rischio dell’assicurato.

7. Ruolo Strategico della Polizza Base

Una corretta impostazione della polizza di I rischio, senza delimitazioni finanziarie per singoli eventi, è fondamentale per avere una copertura efficace e scevra da complessità interpretative: massimale unico RCT/RCO, assenza di sottolimiti e massimale unico per sinistro e per anno rendono la polizza in eccesso pienamente operativa.

Conclusioni

La determinazione del massimale adeguato richiede analisi tecnica, valutazioni quantitative e conoscenza delle disponibilità del mercato.

L’adozione di polizze armonizzate sotto il profilo giuridico e l’eliminazione dei sottolimiti dalla polizza base rappresentano strumenti fondamentali per garantire un’effettiva protezione del cliente.


1 Vi sono stati casi limite di microimprese (elettricisti, posa di impermeabilizzanti, manutentori in genere) che hanno prodotto danni superiori a 20 milioni di euro
2 È buona norma specificare che sono abrogate tutte le condizioni contrattuali a stampa e che vengono richiamate ed applicate integralmente le condizioni della polizza base
3 Ad esempio, alcuni assicuratori non prestano le garanzie RCT-O nel settore edile

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