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L’Ue studia un nuovo piano sull’auto che prevede un deciso cambio di rotta: congelare le nuove multe sulle emissioni che potrebbero costare miliardi alle case europee già nel 2025 e dare il via libera all’utilizzo dei carburanti green per i motori termici dopo il 2035, quindi senza più imporre solamente auto elettriche da quella data in poi.
L’attenzione del vertice di Agricole per la partita è alta. La banque verte è socio del Banco dalla primavera del 2022 quando acquistò la partecipazione per circa 350 milioni di euro. Oggi la quota vale oltre un miliardo grazie al rally messo a segno dal titolo negli ultimi due anni. Ma per Parigi quello in piazza Meda non è solo un investimento finanziario. In gioco ci sono importanti alleanze commerciali nel credito al consumo (attraverso la controllata Agos Ducato di cui Banco Bpm detiene il 39%) e nelle polizze danni (attraverso Banco Bpm Assicurazioni). Al centro delle interlocuzioni con Unicredit potrebbe finire proprio il futuro di queste fabbriche ad alto contenuto di commissioni che per il business italiano dell’Agricole saranno un tassello importante in uno scenario di tassi più bassi.
- LA POLIZZA VA ALLO SPORTELLO

Concertazione ministeriale approssimativa, rischio di illegittimità formale rispetto alla mancata scelta di affidare al Consiglio di Stato la revisione del d. lgs 36/2023; critiche alla disciplina della revisione prezzi e sulla contrattazione collettiva; da sopprimere, perché viola costituzione e direttiva ricorsi UE, la riduzione da 35 a 30 giorni del termine di “stand still”; da evitare l’introduzione degli accordi collaborativi e il criterio premiale connesso all’ottenimento dei premi di accelerazione. Sono questi alcuni dei rilievi più pesanti che formula il Consiglio di Stato con il parere n. 1364 del 2/12/2024 della Commissione speciale relativo allo schema di dlgs correttivo del Codice appalti (dlgs 36/2023), trasmesso a Palazzo Spada l’8/11/2024 e attualmente all’esame delle commissioni parlamentari che stanno svolgendo un nutrito ciclo di audizioni. Un primo rilievo riguarda l’aver scelto di non affidare al Consiglio di Stato, in sede consultiva, l’elaborazione dello schema di decreto correttivo, una scelta che per la Commissione “non si sottrae a qualche profilo di criticità logico-giuridica”.
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