In Germania, la situazione del settore dei metalli non è mai stata facile, ma si è ulteriormente complicata con l’aumento della concorrenza cinese di prodotti in metallo sostenuta dallo Stato e il rallentamento del settore auto tedesco dal 2018. Malgrado le difficoltà, i comportamenti di pagamento del settore – sorprendentemente – sono migliorati nel corso degli anni, come mostra l’ultimo studio realizzato sulle imprese tedesche. E’ quanto emerge dall’ultimo Studio Coface sull’industria tedesca dei metalli.

Numerosi fattori economici hanno recentemente provocato il rallentamento del settore dei metalli in Germania.

La concorrenza cinese, sostenuta dallo Stato, è riuscita a prevalere sulle imprese europee grazie ad un’offerta di prodotti più economici. Nel corso degli anni, i sussidi statali hanno generato un significativo eccesso di capacità e un eccesso di offerta sul mercato mondiale che ha influito sui prezzi dei metalli industriali, in particolare acciaio e alluminio.

La trasformazione industriale tedesca verso le tecnologie green, soprattutto nel settore auto, ha innescato una recessione industriale che ha coinvolto anche il settore dei metalli.

Da metà 2018, la produzione del settore metallurgico tedesco è in flessione. A queste difficoltà si aggiunge l’impennata dei prezzi dell’energia nel quadro della ripresa post-pandemia e la successiva invasione dell’Ucraina da parte della Russia, con un conseguente incremento dei costi di produzione. Secondo l’associazione di categoria delle industrie dei metalli e dell’elettronica, il margine di profitto lordo del settore è passato dal 4,4% nel 2017 al 3,5% nel 2021. A maggio 2023, il 34% delle imprese del settore dei metalli e dell’elettronica ha dichiarato di aver conseguito nel 2022 margini di profitto molto bassi (tra 0% e 2%), o addirittura negativi (per il 14% dei rispondenti). A settembre 2023, il 15% prevede perdite per quest’anno.

I ritardi di pagamento si accorciano di anno in anno

Vista l’elevata partecipazione delle imprese dei metalli all’indagine annuale di Coface sui pagamenti in Germania, è possibile confrontare non solo il comportamento di pagamento di numerosi settori nell’arco di un anno, ma anche i risultati del settore dei metalli nel corso del tempo.

Nel 2019, l’82% delle imprese del settore dei metalli ha offerto termini di pagamento a breve termine, della durata massima di due mesi mentre il 16% dava ancora la possibilità di pagare dopo due mesi. Da allora la situazione è sensibilmente cambiata. Nel 2023, il 53% ha richiesto pagamenti entro 30 giorni dalla consegna e solo il 5% ha concesso termini di pagamento superiori a due mesi.

Il termine medio di pagamento nel settore dei metalli è sceso da 44 giorni nel 2019 a 31 giorni nel 2023. Nello stesso periodo, in Germania il termine di pagamento medio per tutte le imprese si è ridotto solo marginalmente, da 34 a 32 giorni.

Ritardi di pagamento: una pratica comune, ma di entità limitata

Sebbene la percentuale di imprese del settore tedesco dei metalli che ha dichiarato ritardi di pagamento sia aumentata dal 62% nel 2022 al 77% nel 2023, la durata media dei ritardi di pagamento è ridotta. Il 32% delle imprese intervistate ritiene che questa pratica sia una prassi di mercato nel 2023.

L’industria dei metalli resta uno dei settori tedeschi in cui la maggior parte delle imprese riceve i pagamenti entro i primi 30 giorni dopo la scadenza. Nel 2023, non è stato segnalato nessun ritardo superiore a 90 giorni (contro il 5% dei pagamenti nel 2019).

In generale, fatta eccezione per il 2020, i ritardi di pagamento medi nel settore dei metalli sono sempre stati inferiori al tempo medio dei ritardi di pagamento a livello di intera economia.

Rischi e prospettive

Le prospettive per il 2024 indicano un nuovo deterioramento del contesto nel settore dei metalli, ma non sono più tra le più pessimistiche e si collocano immediatamente sotto la media dei vari settori.

Tra i principali rischi identificati dalle imprese nel 2023 si evidenziano: il peggioramento delle condizioni commerciali e di produzione (per il 21,4% degli intervistati), l’incremento dei prezzi delle materie prime(17,9%) oltre alla mancanza di manodopera (12,5%) e ai rischi politici (11,6%).

A fronte di questi rischi, il settore dei metalli sembra essersi adattato meglio all’evoluzione del quadro economico rispetto ad altre industrie: il 13,6% delle imprese ha già messo in atto strategie di riduzione dei rischi nel 2023.

“Il settore metallurgico tedesco è tra i più rilevanti in Europa, e vive un periodo di difficoltà soprattutto per la crescita di nuovi concorrenti, come la Cina, ma anche per la transizione in atto verso modelli industriali più green”commenta Ernesto De Martinis, Ceo di Coface in Italia e Head of Strategy Regione Mediterraneo & Africa.“Con il nostro ultimo studio, tuttavia, osserviamo che queste difficoltà non stanno avendo ripercussioni sui comportamenti di pagamento del settore, che risultano anzi migliorati. Un evidente segno del pronto adattamento della metallurgia, molto più di altri settore, a un quadro economico sempre più mutevole”.