Le aziende Oil & Gas che non siano in grado di rispettare tutte o anche solo alcuni dei parametri ambientali sempre più diffusi tra gli assicuratori, che includono gli obiettivi fissati dagli Accordi di Parigi e i piani per il “Net Zero”, rischiano di essere tagliate fuori da oltre 1,375 miliardi di dollari a partire dal 2023/2024. È quanto emerge dall’ “Energy Market Review Update” di WTW.

Sono già tredici le compagnie di assicurazione, infatti, che hanno introdotto politiche di esclusione almeno parziali nei confronti delle imprese che operano nel settore dei combustibili fossili, e di queste, quattro da sole rappresentano oltre il 20% dei premi pagati in quest’ambito fino alla COp26 tenutasi a Glasgow lo scorso anno. Tuttavia, otto di questi assicuratori sono disposti ad annullare queste restrizioni nei confronti di imprese che dimostrino di aver intrapreso un percorso di transizione climatica adeguata.

Il report evidenzia inoltre i seguenti sviluppi nel mercato assicurativo del settore dell’energia:

  • Upstream: l’effetto netto complessivo dei recenti avvenimenti globali ha smorzato il trend rialzista dei livelli di rating, senza che questo abbia portato a una vera fase di soft market
  • Downstream: si è verificato un ridimensionamento del mercato, con la riduzione delle soglie di rischio e l’allentamento della pressione competitiva tra le compagnie

“Il segmento Energy del mercato assicurativo globale oggi è attraversato da dinamiche peculiari. Solitamente, infatti, a un periodo dihard market significativo segue una maggiore propensione delle aziende a stringere accordi anche con tariffe più elevate, passando così rapidamente a una fase di soft market in cui gli obiettivi del mercato si spostano dalla valutazione tecnica del rating a una raccolta premi più elevata”, spiega Eva Mariani, Head of Natural Resources di WTW Italia.

“Questa volta ci troviamo invece di fronte a un persistente hard market, nonostante un rallentamento della dinamica, senza che ci siano segni del soft market in arrivo che molti avevano previsto. A questo “equilibrio cauto” hanno contribuito diversi fattori, tra cui la guerra in Ucraina, l’inflazione globale, la rinnovata attenzione per l’ESG e il deterioramento del record di perdite del 2022, in particolare per le attività Midstream e Downstream”.