TECNICA

Autore: Clemente Fargion
ASSINEWS 347 – dicembre 2022 

Una scelta tra due soluzioni che genera indeterminazione sul risultato

Premessa
Com’è noto, la distinzione tra valore a nuovo a valore allo stato d’uso, da sempre riguarda esclusivamente le partite fabbricati e macchinari. Nessuno si è mai immaginato di applicare questi concetti alla partita merci. Ciò nonostante, l’esperienza che nasce dalla gestione di numerosi sinistri condotta da chi scrive, in via diretta o indiretta, porta a fare alcune riflessioni sotto una luce diversa, che conducono a conclusioni inedite rispetto alla letteratura del settore.

Il valore allo stato d’uso, snobbato da anni nella pratica assicurativa, è un concetto strettamente legato all’uso e alla conseguente usura ed è immediatamente intuibile che questi aspetti non possono riguardare le merci, le quali non hanno la possibilità di essere vecchie, e nemmeno usate, in quanto vengono realizzate nello stabilimento per essere immesse sul mercato. Pertanto sono nuove per definizione, senza alternative. Ma per poter analizzare il fenomeno, occorre sganciarsi dal vincolo della dicotomia che porta un bene ad essere considerato nuovo o usato.

Il termine valore allo stato d’uso, nato semplicemente come antitetico del valore a nuovo, in realtà è improprio e in qualche modo fuorviante, e per questa ragione, portatore di equivoci e ostacoli alla definizione del sinistro. Vediamo di capire insieme perché.

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