Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

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La fine del tunnel sembra sempre più lontana per le Pmi italiane. A inizio 2022, infatti, lo scenario di ripresa post-pandemia è cambiato bruscamente per effetto della guerra russa-ucraina e per la crisi energetica. Tanto che sempre più imprese saranno a rischio chiusura: l’indice di rischio potrà salire portando le piccole e medie imprese in area di sicurezza a ridursi dall’attuale 46,7% al 35,7%; quelle rischiose a crescere dal 5,7% al 7,5% e quelle vulnerabili dal 13,9% al 20,8%. Quanto ai fatturati, potranno esserci contrazioni in media dell’1%, provocando una vera e propria recessione nel 2023, causata dalla riduzione dei consumi (-0,6%) e dalla stagnazione di investimenti (+1,6%) ed export (+1,9%), con effetti molto più pronunciati nei settori ad alta dipendenza dal gas e dall’energia.
Ampliamento, dal 1° gennaio 2024, sia per il novero delle imprese chiamate a pubblicare annualmente i dati relativi al proprio impatto ambientale e sociale sia per la quantità delle informazioni che anche le aziende già obbligate al reporting di sostenibilità dovranno comunicare.
Le novità arrivano con il via definitivo del 28 novembre 2022 da parte dell’Ue alla direttiva che riscrive le norme eurounitarie relative all’obbligo di dichiarazione societaria delle “informazioni di carattere non finanziario”.
La sostenibilità sta entrando pian piano nel Dna delle imprese ed è parte integrante delle strategie di quasi due terzi (64%) di esse. Tuttavia, nonostante ciò e sebbene le imprese riconoscano l’importanza di misure a minor impatto ambientale, c’è ancora un ampio divario tra le ambizioni a lungo termine e le azioni concretamente messe in campo. La maggior parte dei dirigenti aziendali considera, infatti, la sostenibilità ambientale un obbligo oneroso piuttosto che un investimento per il futuro. I manager sono consapevoli di quanto sia urgente intraprendere iniziative per combattere il cambiamento climatico, ma l’impatto è stato finora limitato per mancanza di strategia globale, chiarezza sulle ragioni di business e implementazione coordinata.
Plusvalenze tassate come per i prodotti finanziari, introduzione di un’imposta di bollo, rivalutazione con pagamento del 14% e sanatoria sugli asset detenuti illecitamente all’estero. Per effetto del nuovo testo normativo viene superato il precedente orientamento dell’Agenzia delle entrate che assimilava la criptovaluta alla valuta estera applicando la tassazione del 26% in presenza di prelievi da una giacenza superiore ad euro 51.645,69 per più di 7 giorni lavorativi continui.
L’incidenza delle tax expenditures sull’Irpef è rilevante e, come certificato dalla Corte dei conti, prendendo i cinque scaglioni reddituali ante riforma fiscale del 2022, porta l’aliquota media effettiva al 5,20% per i redditi fino a 15 mila euro; al 14,40% per i redditi tra 15 e 28 mila euro; al 21,40% tra i 28 mila e i 55 mila euro; al 27,40% tra i 55 mila e i 75 mila fino al 33,2% dopo tale limite.

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  • I costi della sanità aumentano lo Stato spende ogni anno di meno
Il rapido invecchiamento della popolazione e l’aumento delle malattie croniche pesano sempre più. Gli operatori sanitari sono allo stremo, il loro numero dovrebbe crescere almeno del 50 per cento. Per la sanità spendiamo meno di Germania e Francia, e nei prossimi anni spenderemo ancora meno. E invece dovrebbe accadere il contrario, perché il rapido invecchiamento della popolazione e l’aumento delle malattie croniche degli anziani comporteranno in teoria una spesa sanitaria sempre maggiore, che nel 2050 dovrebbe raggiungere i 220 miliardi, il 9,5 per cento del Pil, dall’attuale 7,2 per cento. A calcolare gli scenari futuri della sanità pubblica The European House-Ambrosetti, nello studio “Meridiano Sanità – Le coordinate della salute”.
  • Assicurazioni nella tempesta tra inflazione e portafoglio Vita
S&P analizza le difficoltà delle compagnie, che soffrono gli aumenti nei danni e le minusvalenze sui bond. Anche se conservano la possibilità di restare redditizie e cavalcare il rialzo dei tassi“. In mezzo alla tempesta perfetta”. Con questo titolo nient’affatto rassicurante S&P Global ha presentato il suo nuovo Outlook 2023 sulle assicurazioni dell’area Europa e Medio Oriente. Lo scenario, nell’ultimo anno, è completamente cambiato: l’inflazione galoppa, i tassi d’interesse sono alle stelle, i mercati dei capitali ballano mentre è sempre più concreto il rischio di una recessione economica. Anche le compagnie, che negli ultimi anni avevano guadagnato bene, più delle banche, devono adesso fare i conti con un 2023 che si apre all’insegna di grandi incertezze. E poi, come se non bastasse, dal primo gennaio prossimo, entrano in vigore per le assicurazioni i nuovi principi contabili Ifrs 17.
  • Nicola Fioravanti: “Il mercato rallenta ma profitti record nei nove mesi”
“Dalla sanità ai rischi ambientali, il settore Danni per noi è anticiclico e le assicurazioni valgono il 31% dell’utile ante imposte del gruppo”, dice il responsabile Insurance di Intesa Sanpaolo“ Sì, è vero, è in atto un rallentamento nel mercato della raccolta Vita e forse durerà anche nel 2023.
  • Il digitale corre anche nella sanità la rivoluzione dei big data
Il comparto salute è cresciuto più di tutti per investimenti tecnologici più 9,6% nel 2021 sull’anno precedente: fascicolo sanitario elettronico, cartelle cliniche dematerializzate e telemedicina tra i primi driver di spesa. Dispositivi indossabili, fascicolo sanitario e cartelle cliniche elettroniche sono alcuni degli strumenti che stanno contribuendo ad aumentare la mole di dati disponibili per migliorare i servizi di cura e assistenza al paziente, ma anche per rendere più efficiente la gestione delle strutture sanitarie. Un ricco bacino di informazioni da esplorare e comprendere con le appropriate competenze tecniche, tenendo conto della loro natura sensibile, a rischio anche di attacchi informatici. La trasformazione digitale, accelerata dalla pandemia di Covid-19 e dalle nuove tecnologie che stanno cambiando il modo di erogare le prestazioni sanitarie (pensiamo alla telemedicina), ha alimentato il mercato dei big data della sanità, spingendo questo settore sempre più lungo un percorso data-driven.
  • Auto a noleggio, agli italiani piace di più “Ma serve equità su Iva e tassazione”
Secondo Aniasa è stato “un anno a due facce”, ma comunque con una serie di buoni dati. L’associazione di categoria chiede però che si intervenga su alcuni fronti, così da equiparare il trattamento a livello Ue. Il 2022 si avvia alla conclusione e per il settore dell’autonoleggio è già possibile fare un primo bilancio che, secondo Alberto Viano, presidente dell’associazione di categoria Aniasa, «è a due facce». «Da molti mesi ormai stiamo assistendo a una crescita della domanda robusta ma tutto il noleggio, anche se con modalità differenti tra breve e lungo termine, sta un po’ soffrendo per la carenza di offerta di nuove vetture – dice il numero uno dell’associazione che, all’interno di Confindustria, rappresenta il settore dei servizi di mobilità – Ciò detto, il 2022 è stato, per il lungo termine, un anno molto buono. Direi che ci stiamo affermando come formula preferita da un numero crescente di utilizzatori, in particolare in questa fase di transizione sulle alimentazioni».
  • Breve termine, non solo turismo
Un anno di ripresa nonostante alcuni dati in chiaroscuro la domanda supera l’offerta e spinge in alto i prezzi. Un anno di ripresa, che attende conferme per consolidarsi. Si può sintetizzare così l’andamento del noleggio a breve termine. Gli ultimi dati ufficiali, relativi al consuntivo del primo semestre, segnalano che il fatturato si è attestato a 562,80 milioni di euro, un valore più che doppio rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ma soprattutto superiore del 10% rispetto al periodo gennaio- giugno del 2019, prima cioè che si scatenasse il Covid-19. Questo, tuttavia, a fronte di un calo dei giorni di noleggio nell’ordine del 7% rispetto a tre anni prima (totale nella prima di quest’anno 14,29 milioni) e soprattutto del numero degli stessi noleggi (-32% tra primo semestre del 2019 e lo stesso periodo di quest’anno, per arrivare a 1,64 milioni in totale).
  • Car sharing, il corporate convince aziende e dipendenti
Il sistema di mobilità condivisa è in forte espansione: l’auto è a disposizione delle esigenze di tutti Il progetto di Avis. Per ora si tratta di una nicchia, ma destinata a crescere per la sua capacità di combinare sostenibilità ambientale e attenzione ai costi. Il corporate car sharing, che prevede l’utilizzo condiviso di veicoli da parte di più utenti nell’ambito di un’unica azienda, comincia a prendere piede anche in Italia. Secondo le rilevazioni di Aniasa, le immatricolazioni lo scorso anno sono state 4.132, di cui 3.904 autovetture e 228 veicoli commerciali, mentre lo spaccato per alimentazione vede quella termica in minoranza (39%) rispetto alle soluzioni ibride o elettriche (61%). La prevalenza di queste ultime si spiega, oltre che per la volontà delle aziende di mettere in atto politiche sostenibili, anche perché solitamente i veicoli operativi vengono utilizzati per missioni nel centro delle città, dove la circolazione per le vetture termiche è limitata.
  • Gli incentivi funzionano elettriche e ibride corrono
Le agevolazioni spingono gli ordini. Una crescita a doppia cifra. Aumentano i privati che scelgono la formula pay-per-use Ma il trend va sostenuto. Gli incentivi spingono gli ordini di auto elettriche e ibride nel settore del noleggio. Ordini che registrano un’impennata del trenta per cento nelle ultime settimane rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In parallelo, continua a crescere l’interesse dei privati verso il noleggio a lungo termine di queste vetture. Lo rileva l’analisi realizzata da Aniasa, che fornisce uno spaccato dei nuovi scenari del mercato automotive sempre più proiettata verso l’uso rispetto a quello della proprietà.

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  • Molte lavoratrici escluse. Si studia una proroga
Opzione donna potrebbe cambiare. Nel testo del disegno di legge di Bilancio bollinato una norma introduce la stretta sull’anticipo pensionistico, indicando che a beneficiarne saranno appena 2.900 lavoratrici. I paletti previsti stabiliscono che l’età minima per lasciare il lavoro sale a 60 anni, si abbassa a 59 anni per chi ha un figlio e a 58 anni dai 2 figli in su. Possono accedere al beneficio solo tre categorie specifiche: caregiver, donne con invalidità almeno al 74% o licenziate. Stretta che taglia fuori moltissime donne e, soprattutto, introduce secondo molti una «discriminazione» tra lavoratrici con figli e lavoratrici che non ne hanno. Tra le ipotesi allo studio un ritorno, sebbene temporaneo, al meccanismo attuale: in pensione a 58 anni, senza il vincolo dei figli. Nei prossimi giorni sono attesi emendamenti, anche dalle forze di maggioranza, in questa direzione.
  • Dissesto idrogeologico, nel Pnrr 2,5 miliardi. Ma non è stato speso nulla
Zero. Come i soldi spesi finora dei fondi Pnrr contro il dissesto idrogeologico. L’Europa ha destinato all’Italia per questo tipo di interventi un finanziamento di circa 2,5 miliardi da qui al 2026. Fondi in capo al ministero dell’Ambiente, risorse «a chiamata» in base ai progetti presentati dalle regioni che a loro volta li destinano pro-quota ai Comuni una volta individuate le priorità. Interventi sofisticati che presuppongono una pianificazione puntuale. Parliamo di opere ingegneristiche di contenimento come le vasche di laminazione, le casse di espansione, il dragaggio di fiumi, il contenimento dei cigli franosi, che richiedono strutture tecniche iper-specializzate che gli enti locali raramente hanno. Il «tesoretto» accumulato negli ultimi anni destinato ad interventi di mitigazione del rischio contro alluvioni e frane è però ben più cospicuo. Supera i 10 miliardi, di cui circa 8 miliardi di estrazione nazionale: i cosiddetti «piani-stralcio» destinati alle emergenze e altri 1,5 miliardi dei fondi Ue di coesione e sviluppo utilizzati dalle regioni solo per meno della metà dell’ammontare nel periodo compreso tra il 2014 e il 2020. Annunciati dai governi, ma mai spesi. Persi in mille rivoli, disseminati fra progetti che hanno il vizio della frammentarietà, tra cui rientrano le spese per l’illuminazione pubblica, gli interventi di riqualificazione delle strade, di manutenzione di ponti e viadotti. Il ministro agli affari Ue, Raffaele Fitto, che ha delega alla programmazione dei fondi Pnrr parla di «giochi contabili» fatti in questi anni senza una task force che li mettesse a terra.
  • Maremoto a Stromboli, l’onda di un metro e mezzo Nubifragi e danni al Sud
Gli abitanti di Stromboli erano stati tra i pochi a non aver avvertito la forte scossa di terremoto (magnitudo 4.6, epicentro a sud di Vulcano) che aveva messo in allarme le Eolie. Nel pomeriggio, invece, non è mancata l’apprensione anche per loro: diverse esplosioni sullo Stromboli, una densa nube di fumo, gas e lava che si è riversata lungo la Sciara del fuoco. La più intensa, intorno alle 16.20, ha provocato la caduta in mare di una considerevole quantità di materiale e generato un maremoto con un’onda di un metro e mezzo. Sull’isola sono risuonati gli allarmi, si è attivata la Protezione civile, ma per fortuna «non sono stati segnalati danni a persone o cose».  È solo uno degli innumerevoli fronti d’emergenza che si sono aperti in questo fine settimana, soprattutto al Sud e per colpa del maltempo. Nessuna vittima, ma ingenti danni che saranno valutati nei prossimi giorni. Gli ultimi nubifragi hanno colpito prima la Sicilia, in particolare sulla costa tirrenica, poi la Calabria e il Salento per risalire fino alla Toscana. Critica la situazione a Isola di Capo Rizzuto e nel Catanzarese: a Simini Crichi una donna è stata travolta dall’acqua all’interno della propria abitazione e salvata dai vigili del fuoco.

  • Risparmi e capitali quel link da coltivare
C’è un filo sottile che occorre rendere molto più robusto lungo il quale corrono i destini del nostro paese. Da un lato del filo, troviamo la presenza straordinaria di risorse finanziarie disponibili, dall’altro lato le imprese con il proprio fabbisogno finanziario e i propri progetti, messi a rischio dall’incertezza. Il collegamento diretto nel nostro paese non è mai decollato. Se il punto di incontro e mediazione è stato sempre svolto dal sistema bancario, l’alternativa di mercato che ne prenda il posto non ha mai avuto la stessa forza e la stessa centralità. I valori in gioco e i vantaggi sarebbero impressionanti. La fase di pandemia e poi di crisi geopolitica, se hanno reso i consumi incerti, hanno invece ridato vigore al processo di risparmio, per cui le ricchezze finanziarie delle famiglie sono arrivate a 5.300 miliardi nel 2022. Un valore che rappresenta un multiplo sia del nostro Pil che del nostro debito pubblico. Circa il 25% di queste risorse sono liquide e quindi pronte per essere investite. Le imprese hanno sfide e incertezze importati da affrontare, ma nel contempo il dato dei finanziamenti garantiti dallo Stato ha raggiunto i 127 miliardi nel 2022. Il tema oggi non è una discussione a posteriori di questa cifra, che peraltro ha permesso di ridurre danni occupazionali evidenti, ma come procedere e come impedire che questo impegno possa trasformarsi in ulteriore spesa pubblica. Oltre a interrogarsi sul fatto se la strada della garanzia pubblica debba essere ancora perseguita di fronte ad un nuovo anno di incertezza.
  • Revo corre con la Brexit e lancia la sfida alla City
La compagnia assicurativa prepara il piano strategico dopo il debutto in Borsa sullo Star: raddoppio della raccolta a 174 milioni quest’anno e obiettivo quota 300 nel 2025. Il ceo Minali: “Si apre un grande mercato”. “Le difficoltà regolamentari che la Gran Bretagna affronta dopo l’uscita dall’UE portano le aziende a guardare a nuovi attori”. “Si punta sui rischi speciali: quelli legati al cargo, ai danni climatici per l’itticoltura, alle piogge per gli stabilimenti balneari”.