L’ISTAT RIVEDE LA STIMA DEL PRODOTTO INTERNO LORDO DA +2,8% A +3,9% PER IL 2022
di Rossella Savojardo
Un’Italia migliore di quanto ci si potesse aspettare. È quella che hanno descritto ieri i dati forniti dall’Istituto nazionale di statistica, il quale a fine anno vede il Paese seguire una crescita più sostenuta (+3,9%) di quanto previsto a giugno (+2,8%). Magra consolazione quella del 2022, a cui l’Istat spiega si affiancherà però un netto calo nel 2023 (+0,4% invece che dell’1,9%).

A guidare la fase di ripresa economica dell’Italia, secondo gli esperti, è stato l’ampio recupero degli investimenti, la cui quota sul pil misurata a prezzi correnti è aumentata nel terzo trimestre dell’anno di 3,6 punti percentuali rispetto alla media del 2019, attestandosi al 21,6%. Nel terzo trimestre dell’anno Il Paese ha registrato, rispetto ai principali Paesi europei, una quota elevata di investimenti in impianti, macchinari e armamenti (36,1%) e una contenuta presenza di quelli in prodotti di proprietà intellettuale (14,6%). Il 2023 secondo l’Istat sarà invece sostenuto interamente dal contributo della domanda interna al netto delle scorte (+0,5%), mentre la domanda estera netta fornirà un contributo lievemente negativo (-0,1%).

«Il rinnovo da parte del governo delle misure di sostegno al settore delle costruzioni, la realizzazione del piano di investimenti pubblici previsti dal Pnrr e i timidi segnali di ripresa della fiducia nelle imprese sono elementi», spiegano dall’Istituto, «che dovrebbero trainare l’economia del Paese e compensare i segnali negativi provenienti dal peggioramento delle attese sulla liquidità tra le imprese manifatturiere insieme anche all’aumento dei costi di produzione e alla politica monetaria meno accomodante prevista».

In questo quadro nel 2022 gli economisti stimano che il processo di accumulazione di capitale sarà in crescita del 10% per poi rallentare nell’anno successivo (+2%) pur mantenendo il ruolo di motore principale dell’aumento del pil. Nel 2023 il rapporto tra investimenti e pil si attesterà al 21,5%.

L’inflazione è attesa decelerare nei prossimi mesi, «anche se con tempi e intensità ancora incerti». La prolungata fase di crescita dei prezzi, sostenuta dall’eccezionale aumento di quelli dei beni energetici, è attesa riflettersi sull’andamento del deflattore della spesa delle famiglie residenti sia nell’anno corrente (+8,2%) sia, in misura più contenuta, nel 2023 (+5,4%). Nota più positiva di altre è l’occupazione. Nel biennio di previsione questa segnerà una crescita superiore a quella del prodotto interno lordo del Paese con un aumento più accentuato nel 2022 (+4,3%) rispetto a quello del 2023 (+0,5%). Il miglioramento dell’occupazione si accompagnerà a quello del tasso di disoccupazione che scenderà sensibilmente quest’anno (8,1%) per poi registrare un lieve rialzo nel 2023 (8,2%).

Meno rosee, ma comunque in miglioramento, le prospettive di Fitch, l’agenzia di rating che ha tagliato le le stime sul prodotto interno lordo delle due principali economie mondiali (nel 2023 +0,2% gli Usa invece che +0,5% e +4,1% la Cina invece che +4,5%) ma ha migliorato quelle dell’Italia. In questo caso l’agenzia prevede che nel corso dei prossimi 12 mesi l’economia dello Stivale non calerà dello 0,7% ma solo 0,1%. Una stima che supera, a livello Eurozona, anche quella della Germania, la cui economia è già considerata in recessione e nel 2023 è attesa in calo dello 0,5%. Magra consolazione invece per l’Eurozona dove Fitch vede il pil cresce dello 0,2% invece che scendere dello 0,1%. Tornano con i fari puntati sull’Italia, l’agenzia ha sottolineato che «lo scenario resta quello di una contrazione a partire dal quarto trimestre, basata sull’elevata esposizione allo shock del prezzo del gas e sull’impatto dell’aumento dei prezzi sui consumi privati». Ma questo impatto si è ora ridotto e porterà la crescita complessiva del 2022 al 3,7%. (riproduzione riservata)

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