PER L’AUTORITÀ IL PIANO DEL CONSORZIO PER MOFIDICARE LA REMUNERAZIONE RESTRINGE LA CONCORRENZA E ALZA LE COMMISSIONI
di Anna Messia
L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato boccia definitivamente il progetto che era stato presentato nel 2020 dal consorzio Bancomat Spa con l’intenzione di riformare il sistema di remunerazione del servizio di prelievo dei contanti dagli sportelli Atm.

Secondo l’attuale regime di remunerazione, la banca che ha emesso la carta utilizzata per il prelievo versa una commissione interbancaria all’istituto che è titolare dello sportello presso cui il prelievo avviene e può chiedere al proprio cliente una commissione. Il progetto presentato da Bancomat spa prevedeva invece un nuovo modello, in base al quale la banca presso cui si fa il prelievo avrebbe potuto richiedere una commissione direttamente al titolare della carta e in una seconda proposta Bancomat spa aveva previsto anche un tetto massimo alla commissione applicata sui prelievi pari a 1,50 euro. Un cap che non è stato però sufficiente per convincere gli uffici tecnici dell’Antitrust.

Al termine di un’articolata istruttoria, l’Autorità ha rilevato che il nuovo progetto configurerebbe una restrizione della concorrenza, in quanto stabilirebbe una serie di regole comuni, con effetti di natura anticoncorrenziale, consistenti nell’aumento significativo delle commissioni medie di prelievo in circolarità per gli utenti da parte delle banche aderenti; oltre che alla creazione di ostacoli per la concorrenza tra banche nell’erogazione dei servizi alla clientela, dal momento che per queste verrebbe meno la possibilità di influire su una variabile concorrenziale (vale a dire la possibilità di determinare la commissione di prelevamento in circolarità e la possibilità di non farla pagare al cliente); ma anche nell’aumento degli incentivi a colludere per le banche aderenti.

Inoltre Bancomat, aggiungono dall’autorità presieduta da Roberto Rustichelli, non ha fornito prova che sussistano le condizione che avrebbero potuto condurre ad una esenzione in deroga. In particolare, il circuito non ha dimostrato la presenza di una relazione diretta tra la diminuzione della rete Atm e l’attuale modello di remunerazione e, dunque, le eventuali efficienze che sarebbero derivate in tal senso dall’introduzione del nuovo modello.

Invece, sulla base degli elementi emersi in istruttoria, l’Agcm ha rilevato che le cause principali del ridimensionamento della rete Atm sono dovute a una complessiva evoluzione del mercato, caratterizzata da diversi fattori.

Dai dati acquisiti in istruttoria emerge in particolare che non vi è alcuna relazione diretta tra l’attuale modello di remunerazione e la diminuzione degli Atm (-13,9% tra 2015 e 2021), legata invece alla riduzione del numero di sportelli (-28,4% tra 2015 e 2021). Una bocciatura che trova subito il plauso dei consumatori.

«Si tratta di un’ottima notizia. Avevamo detto subito che il progetto era una pura follia e che sarebbe stato un evidente sopruso a danno dei consumatori», ha detto Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, commentando la chiusura dell’istruttoria dell’Antitrust: «Non si capiva a che titolo, con che modalità e in quale misura scattava quel prelievo, e come faceva eventualmente il consumatore a contestarlo, non avendo rapporti contrattuali con l’istituto di credito dove è collocato l’Atm». (riproduzione riservata)
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