Paola Valentini
L’inaspettato balzo dell’inflazione innescato dalla crisi geopolitica e l’altrettanto inatteso perdurare del carovita stanno spingendo i gruppi assicurativi a rimodulare l’offerta. In particolare, da qualche tempo le compagnie stanno rispolverando i prodotti a capitale garantito. Per le polizze Vita rivalutabili di ramo I, contratti legati alle gestioni separate con in pancia soprattutto bond governativi, il 2022 è stato un anno di svolta. Il rialzo dei tassi le ha risvegliate dopo anni di costo del denaro rasoterra e borse positive che avevano favorito prodotti più legati all’andamento delle azioni come le polizze unit linked (il cosiddetto ramo III, con fondi sottostanti) o la versione multi-ramo (combinazione tra ramo III e ramo I). La repentina inversione di tendenza del costo del denaro quest’anno ha dato una scossa alle gestioni separate sul fronte sia della nuova produzione sia dei rendimenti, tanto che iniziano a rivedersi i tassi minimi garantiti.
Sul primo punto, il rischio di riscatti ha fatto ripartire la raccolta per permettere alle compagnie di avere risorse da utilizzare in caso di rimborsi senza essere costrette a vendere i titoli, facendo emergere minusvalenze. «Il primo problema quindi è stato quello di mettere in sicurezza i portafogli di fronte all’emergere di queste minusvalenze ed è per questo che è stata rilanciata la produzione», osserva Stefano Frazzoni, partner e responsabile della business line Insurance di Prometeia. Le gestioni separate contabilizzano gli attivi al costo storico (non al valore di mercato) ed essendo i loro portafogli soprattutto esposti alle obbligazioni, in primis ai Btp, con il rialzo dei tassi i titoli perdono valore. Tale perdita resta teorica fino a quando non vengono venduti, poi diventa concreta.«Le banche hanno ricominciato già a maggio a riattivare la raccolta sulle polizze ramo I stand alone (non legate a multi-ramo, ndr), poi dopo l’estate, a partire da settembre-ottobre, si sono aggiunti gli agenti. Il problema è che il rialzo dei tassi ha prodotto molte minusvalenze nei portafogli delle gestioni separate delle ramo I. Per cui nel caso di aumento dei riscatti per garantire le prestazioni le compagnie sarebbero costrette a vendere questi titoli in perdita e quindi realizzare le minusvalenze compromettendo sia il rendimento per gli assicurati che rimangono dentro sia la vendibilità del prodotto», spiega Frazzoni. Il tutto poi si è innestato in un mercato molto negativo nel quale le unit linked e le multi-ramo soffrono essendo più esposte all’andamento delle azioni. Dall’ultimo Rapporto sulla Stabilità Finanziaria, di Banca d’Italia e Ivass, emerge un’allerta sui riscatti delle polizze Vita. «Le compagnie italiane del Vita sono maggiormente esposte rispetto alla media europea ai rischi di tensione sulla liquidità dovuti alle estinzioni anticipate dei contratti anche a causa dell’esiguità di vincoli e di disincentivi contrattuali in caso di riscatto», è scritto nel Rapporto. E certamente le accresciute esigenze di liquidità da parte dei clienti, oltre al desiderio di reinvestire quella liquidità in nuovi prodotti finanziari e assicurativi, ha fatto aumentare «da febbraio il rapporto tra riscatti e premi delle assicurazioni italiane, raggiungendo il 55% in settembre, 9 punti percentuali in più di un anno prima».
«C’è da dire che per ora comunque i riscatti delle ramo I sono sotto controllo; gli ultimi dati mostrano che sono saliti un po’, è d’altra parte inevitabile con il rendimento del Btp attorno al 4%. Però si teme che se i Btp si stabilizzeranno, come sta avvenendo, su questi livelli di rendimento, le preferenze degli investitori si orientino verso questi titoli piuttosto che verso le polizze di ramo I i cui rendimenti non sono altrettanto reattivi ai rialzi dei tassi», aggiunge Frazzoni. Dall’analisi dei dati raccolti da MF-Milano Finanza su oltre 100 gestioni separate che chiudono l’esercizio al 30 settembre o al 31 ottobre (alcune sono legate a polizze Vita chiuse al collocamento) risulta che, nonostante il rialzo del costo del denaro, il rendimento medio è rimasto stabile attorno al 3% (tabella in pagina), lo stesso livello dell’analoga rilevazione del 2021. Si tratta di un’anticipazione, perché la maggior parte delle linee chiude il bilancio al 31 dicembre. Tuttavia la media definitiva non dovrebbe discostarsi da questa tendenza.
Sul fronte dei rendimenti «il rialzo dei tassi ha fatto sciogliere le plusvalenze e ha prodotto perdite teoriche facendo scattare l’allarme sui possibili riscatti. Ma come rovescio della medaglia ha anche ridato ossigeno al mercato delle polizze Vita di ramo I: se i Btp fossero rimasti con tassi ai minimi, come abbiamo visto fino allo scorso anno, le gestioni separate non avrebbero avuto molto futuro perché la garanzia di conservazione del capitale a lungo termine sarebbe diventata un problema», osserva Frazzoni. Come risultato le compagnie hanno riattivato la raccolta e ora il passo successivo è rivitalizzare le proposte sfruttando la nuova fase di aumento dei tassi. «Per questo motivo ci attendiamo una rivisitazione dell’offerta che renda più appetibili queste tipologie di contratti, a partire da interventi sul rendimento minimo garantito che nel prolungato periodo di tassi in diminuzione degli ultimi 10 anni era praticamente scomparso fino ad azzerarsi. Ora invece ci aspettiamo che ci sia a breve un incremento dei tassi garantiti per rendere il prodotto più interessante», prevede Frazzoni. I primi esempi ci sono: Allianz ha in collocamento una polizza di ramo I che riconosce per i primi due anni una garanzia di rendimento minimo del 2%.
«Altre misure attivabili per aumentare l’attrattività delle ramo I potrebbero riguardare il potenziamento della garanzia caso morte o il lancio di nuove gestioni separate con il fondo utili per stabilizzare i rendimenti nel futuro. D’altra parte la gestione separata, oltre a prevedere la garanzia del capitale o di un rendimento minimo, ha il vantaggio del costo storico, quindi non è esposta alle oscillazioni delle quotazioni dei titoli nel caso si debba vendere, come invece accade per i Btp», conclude Frazzoni. Resta il fatto che, non appena i mercati saranno un po’ più positivi, si tornerà a puntare su unit linked e multi-ramo, che assorbono anche meno capitale ai fini della normativa Solvency. (riproduzione riservata)
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