Nel 2020 il 76% dei redditi non ha superato la soglia di 30 mila euro. É sceso il cuneo fiscale, ma questo ha comunque rappresentato quasi la metà del costo del lavoro. Nell’anno di inizio pandemia, il carico fiscale più alto è stato subito dagli anziani. Sono questi alcuni rilievi dell’Istat, contenuti nel bollettino sul carico fiscale e contributivo di individui e famiglie relativo agli anni 2019 e 2020, pubblicato ieri.
Le analisi su peso delle imposte, costo del lavoro e cuneo fiscale sono state condotte dall’Istat sulla base delle elaborazioni effettuate sui dati raccolti presso le famiglie con l’indagine “reddito e condizioni di vita” 2021.
Fronte redditi lordi, il 2020 ha segnato un aumento della quota dei redditi inferiori a 10 mila euro. In particolare, i redditi da lavoro autonomo sono risultati al di sotto di detta soglia per il 41,7%, contro il 35,5% del 2019, mentre quelli da lavoro dipendente sono saliti al 25% rispetto al 21,3% del 2019. Ben il 76% dei redditi lordi del 2020 non ha raggiunto quota 30 mila euro e la metà dei redditi sono risultati compresi tra i 10 mila e i 30 mila euro annui. Il 25,5%, inoltre, si è fermato sotto la quota di 10 mila euro e solo il 3,7% dei casi ha registrato valori superiori a 70 mila euro.
Lato costo del lavoro, il suo valore medio è stato pari a più di 31 mila euro nel primo anno della pandemia (31.797) al lordo delle imposte e dei contributi sociali, in diminuzione del 4,3% rispetto al 2019. Essendo stata la retribuzione netta a disposizione del lavoratore pari a circa 17 mila euro, il bollettino rileva come questa abbia costituito poco più della metà del totale del costo del lavoro (54,5%).
Si è ridotta, però, la somma dell’imposta personale sul reddito da lavoro dipendente e dei contributi sociali del lavoratore e del datore, vale a dire il c.d. cuneo fiscale. Nel 2020 è sceso in media del 5,1% rispetto al 2019.
Tuttavia, sottolinea il documento in calce, questo ha superato il costo del lavoro del 45,5%, con un valore medio di 14.600 euro che colloca l’Italia tra i paesi con il più alto carico fiscale nell’Unione europea, come può concludere l’Istat basandosi sul report annuale della Commissione europea sulla tassazione del 2022.
Per quanto riguarda le categorie che hanno sopportato maggiormente il peso del prelievo fiscale nel 2020, dal report emerge una decisa rappresentanza della fascia di popolazione anagraficamente più anziana. Infatti, con un’aliquota media del 22%, le coppie di anziani senza figli hanno subito il maggior prelievo fiscale nell’anno di inizio pandemia. Seconde in classifica le coppie sotto i 64 anni, con aliquota media al 20,7% e anziani soli (20%).
Rispetto all’anno precedente, nel dettaglio, l’incidenza delle imposte sulle coppie di anziani è aumentata di un punto percentuale, arrivando a un +1,5% per i nuclei con un unico percettore di reddito.
Famiglie composte da un solo genitore con figli minori e da coppie con un solo figlio minore, invece, sono stati i nuclei più alleggeriti. È sceso infatti rispettivamente del 2,6% e dell’1% il prelievo fiscale per dette tipologie di nuclei tra il 2019 e il 2020.
In generale, i lavoratori dipendenti hanno pagato aliquote medie più alte dei lavoratori autonomi. Si tratta, nel dettaglio, di un distacco di nove punti percentuali tra gli uni e gli altri, almeno per quanto riguarda i redditi superiori a 55 mila euro.
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