Seppure il reddito, il titolo di studio o la localizzazione geografica giocano un ruolo fondamentale nella trasmissione di determinati comportamenti associati al denaro, le nuove generazioni sono disposte a seguire i modelli economico-finanziari adottati dai genitori, anche se il livello di conoscenza degli adulti in quest’ambito non è elevato. Lo rivela una ricerca del Museo del Risparmio di Intesa Sanpaolo realizzata per capire come vengono trasmessi i modelli di gestione del denaro in famiglia attraverso, un’indagine condotta tra settembre e ottobre 2022 su 311 nuclei familiari italiani.

Oltre alle domande sociodemografiche, la ricerca ha indagato sulle modalità con cui i genitori comunicano con i figli, la frequenza, le attività svolte in famiglia e i comportamenti auto-dichiarati nella gestione del denaro, evidenziando che la continuità familiare porta a un approccio alla gestione del denaro fortemente ancorato al passato. La ripetizione di tali schemi limita non solo l’autonomia dei figli, ma anche la progettualità futura.

Eppure, la famiglia è l’unico punto di riferimento in materia di denaro, in quanto la scuola non ritiene sia un suo compito occuparsi dell’educazione della buona gestione dei soldi degli studenti. Infatti, secondo la ricerca il 44% ha dichiarato di non parlare di denaro con nessun altro al di fuori della famiglia e il 43% di non averne mai parlato a scuola. A dividere i figli dai genitori è la percezione del denaro, che per i genitori è associato a sentimenti quali ansia e stress, mentre il 53% dei figli ha dichiarato di avere una visione meno pessimistica.

La propensione al risparmio e al contenimento delle spese accomuna entrambe le generazioni. Oltre il 90% dei genitori ha affermato di controllare le spese, mentre quasi l’80% dei figli evita di fare acquisti se non sono necessari. Per quanto riguarda la propensione all’investimento, il 65% delle risparmiatrici madri non ha soldi investiti, percentuale che scende al 50% per i padri.
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