Paola Valentini
In un anno nero come il 2022 il numero dei clienti delle reti di consulenti finanziari è cresciuto ogni mese al ritmo di 15-20 mila unità avvicinandosi al traguardo dei 5 milioni (4,93 milioni). Eppure i titoli in borsa, nel caso delle quotate a Piazza Affari, non sono andati bene. Una contraddizione causata dalla crisi dei mercati e dalle difficoltà dello scenario macroeconomico che vede tassi in rialzo, a fronte di un’inflazione difficile da far rientrare, e rischi di recessione. Tra gennaio e ottobre nei soli fondi comuni le reti hanno raccolto 10,4 miliardi di euro, una somma determinante nel sostegno dell’intero sistema dei fondi aperti che ha chiuso i primi dieci mesi con una raccolta di quasi 8 miliardi, il che vuol dire riscatti per oltre 2 miliardi dall’altro canale di collocamento, ossia gli sportelli bancari. Mai come quest’anno il confronto con la distribuzione delle banche tradizionali ha visto prevalere la diversificazione e le competenze dei professionisti del risparmio. E nei nove mesi, sempre sulla base dell’ultimo rapporto di Assoreti, le reti hanno registrati flussi totali per 33,2 miliardi, il secondo miglior risultato di periodo, che salgono a 36,9 miliardi considerando ottobre. In particolare, negli ultimi mesi con l’allentamento della volatilità e gli spiragli per riposizionare le scelte di lungo termine le reti sono tornate ottimiste su diverse asset class da inserire in portafoglio.

Il rimbalzo di novembre. Sul fronte della raccolta, le quattro quotate (Azimut, Banca Generali, Banca Mediolanum e FinecoBank) hanno comunicato i dati di fine novembre mentre le ultime statistiche Assoreti sull’intera industria delle reti sono aggiornate a fine ottobre. Una differenza importante perché novembre è stato un mese di svolta per le borse che in diversi casi hanno dimezzato le perdite dell’ultimo anno: ad esempio il Ftse Mib è salito del 12,1% attestandosi a -11,5% sui 12 mesi, il Ftse Italia Banche ha guadagnato il 17% (-2,9% a un anno), l’indice azionario dell’area euro Dow Jones Euro Stoxx ha fatto nel mese il +7,3% (-7,7% su base annua) mentre è più in difficoltà l’America con il Nasdaq che ha realizzato il +1,7% restando in negativo del 30% sui 12 mesi a causa della crisi dei titoli tecnologici. La ripresa delle azioni ha dato una forte spinta alla raccolta nonostante le scadenze fiscali di novembre abbiano drenato molta liquidità: ad esempio per Banca Generali è stato il migliore mese dell’anno con flussi netti di 500 milioni. Anche Fineco e Azimut hanno chiuso novembre con un saldo sui 500 milioni (480 milioni per la prima e 531 milioni per la seconda). E Banca Mediolanum ha ottenuto una raccolta netta 695 milioni, il miglior risultato di sempre per novembre. «Un mese da ricordare anche per l’acquisizione di ben 15.500 clienti», ha sottolineato l’ad Massimo Doris.

La raccolta dichiarata dalle singole società quotate comprende anche i mercati esteri, che per alcune realtà, come ad esempio Azimut, ormai contano il 50% della base clienti, mentre Assoreti fotografa solo l’attività italiana. Ma chi è riuscito tra le reti a resistere meglio di fronte alla volatilità dei mercati? Guardando i dati sui flussi da inizio anno il rallentamento che emerge rispetto al 2021 non è così marcato come ci si sarebbe potuto aspettare considerando che lo scenario in questi mesi si è deteriorato molto dopo il rally di azioni e bond dello scorso anno. Proprio grazie al contributo del business estero negli 11 mesi spicca Azimut con 7,3 miliardi di raccolta (i 17,2 miliardi dello scorso anno beneficiavano dell’acquisizione di una società Usa) e un patrimonio che a fine novembre è salito a 86,9 miliardi dai 80,9 miliardi dello stesso mese 2021. «Il patrimonio totale è aumentato del 5% dall’inizio dell’anno nonostante l’andamento fortemente negativo dei mercati. Inoltre abbiamo battuto l’indice Fideuram dei fondi comuni italiani (-8,9% da inizio anno, ndr) di 170 punti base nel 2022 in seguito alla performance positiva di diversi fondi, come l’AZ Allocation-Balanced FoF che ha 3 miliardi di masse e che ha realizzato un rendimento del +17,23% da inizio anno, e l’AZ Allocation-Dynamic FoF, 1,7 miliardi di patrimonio, che ha reso il +2,05%», spiega Gabriele Blei, ceo di Azimut. Ma il titolo della società presieduta da Pietro Giuliani perde il 19% da gennaio scorso. E ora il gruppo ha messo a segno un’operazione che darà slancio al business italiano: venerdì 16 dicembre ha annunciato un accordo con Unicredit per la distribuzione in Italia di fondi comuni attraverso gli sportelli della banca guidata dal ceo Andrea Orcel.

Ha tenuto la rotta anche Banca Generali, con 80,4 miliardi di masse a fine novembre, 1,5 miliardi in meno rispetto a novembre 2022. Il calo degli asset è stato limitato grazie a una raccolta netta negli 11 mesi che per la banca guidata dall’ad Gian Maria Mossa è stata di 5 miliardi rispetto agli 6,8 miliardi nello stesso periodo 2021 che aveva avuto una performance brillante per via dell’andamento positivo di azioni e bond. Il titolo Banca Generali fa -16% da gennaio. Attorno al -10% è la perdita che registra Banca Mediolanum in borsa, anche se il gruppo ha registrato una raccolta solida rispetto a quella da record del 2021: 7 miliardi contro 7,9. Le masse sono pari a 99,9 miliardi dai 104 miliardi del 2021.

Il titolo Fineco ha limitato la discesa al -4,4% da gennaio. I suoi asset sono saliti a fine novembre a 107 miliardi dai 105,8 miliardi di novembre 2021 grazie ai 8,6 miliardi raccolti nel periodo (9,2 miliardi negli 11 mesi 2021), importo che ha compensato l’effetto-mercato, ovvero il deprezzamento degli asset per via della perdita di valore di azioni e bond. A livello di raccolta pro-capite per consulente Fineco non a caso è prima, come risulta dai dati Assoreti al 31 ottobre: il gruppo guidato dall’ad e dg Alessandro Foti ha una media per banker di 2,4 milioni, seguito da Intesa Sanpaolo Private Banking (2,3 milioni).

Infine c’è Anima, che a differenza degli altri quattro asset manager quotati non dispone di una propria rete di distribuzione. La raccolta netta a novembre è stata positiva per 238 milioni per un totale da inizio anno di 1,3 miliardi. L’ad Alessandro Melzi d’Eril sottolinea i rischi di svalutazione dell’ampio bacino di liquidità dei conti correnti che, secondo i report Abi, è di 1.818 miliardi, in aumento annuo di 4,3 miliardi. La domanda di risparmio gestito è «contenuta rispetto alla massa di liquidità sui conti, erosa in misura significativa dall’inflazione», osserva Melzi D’Eril. (riproduzione riservata)

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