LO SCENARIO DELINEATO DALLA 10ª EDIZIONE DELL’EUROPEAN PAYMENT REPORT, CURATO DA INTRUM
di Roxy Tomasicchio
Ansia da bolletta: è quella che sta assalendo i consumatori, pressati dall’aumento dei prezzi e dei tassi di interesse. E crollano i livelli di ottimismo, in Italia, ma non solo. La crisi dell’inflazione sta colpendo, infatti, quasi tutti gli europei. In Italia, l’80% dichiara che i rincari stanno avendo effetti negativi sulle finanze familiari (per il 36% sono effetti significativi, per il 44% lievi) e un altro 16% prevede che ne sarà colpito presto. A tratteggiare questo scenario è la decima edizione dell’European payment report, curato da Intrum, uno tra i principali operatori europei dei servizi di credito.

Lo spettro dell’inflazione. L’impennata dell’inflazione preoccupa gli italiani e ne influenza negativamente la capacità di pagare in tempo le bollette. Tanto da generare una vera e propria “ansia”, con il 26% che dichiara di avere a disposizione meno del 5% del proprio stipendio mensile dopo aver pagato le bollette, un dato superiore alla media europea (11%). E con il 43% degli intervistati che dà, quindi, priorità al pagamento delle fatture per forniture di gas ed energia elettrica (la media europea è del 29%).

I consumatori si sentono ancora più incerti rispetto al periodo della crisi pandemica. In Italia il 17% dei consumatori sta peggio rispetto al 2021. La maggior parte è pessimista sul futuro, prevedendo che l’inflazione si protrarrà per anni, o addirittura per sempre. Tre italiani su dieci (29%) prevedono che l’inflazione elevata si protrarrà per almeno un anno. In tutta Europa, quasi la metà degli intervistati (46%) ritiene che le banche centrali non abbiano molto margine di manovra nel fermare l’impennata dei prezzi. Quasi 4 italiani su 10 (37%) sono preoccupati per l’impatto dell’aumento dei prezzi dei generi alimentari e dell’energia sul loro benessere finanziario per il prossimo anno.

«L’ottimismo post-Covid dello scorso anno è un lontano ricordo. L’Europa deve affrontare un’inflazione in rapido aumento e l’incertezza geopolitica», commenta Giovanni Gilli, presidente di Intrum Italia. «Questo fenomeno sta colpendo molti di coloro che sono stati agevolati durante la pandemia, come i consumatori di mezza età e quelli dei paesi più ricchi. La maggior parte di essi si sta preparando a fare sacrifici ed è resiliente e adattabile di fronte alla volatilità. Tuttavia, i progressi verso una migliore conoscenza finanziaria non sono uniformi».

Stando al report, il benessere finanziario degli intervistati è peggiorato rispetto a 12 mesi prima nel 57% dei casi. Questo fattore spingerà nel 65% a modificare i propri consumi: per esempio, subiranno una sforbiciata i costi legati all’attività sociale (59%), come i pasti consumati al ristorante; si faranno acquisti nei discount piuttosto che nelle grandi insegne della distribuzione (53%) e potranno diminuire le spese per i regali (45%).

La gestione del credito e del debito. Lo scenario macroeconomico del 2022 si sta ripercuotendo anche sulle modalità di gestione del debito e del credito. Le famiglie sono particolarmente colpite: quasi l’80%, in Italia (in Europa il 77%) ha dichiarato di aver richiesto un prestito o di aver esaurito il plafond della carta di credito negli ultimi sei mesi per poter acquistare articoli per i propri figli. E oltre un quarto del campione (26%) ha dichiarato che è più probabile che, in questo periodo, non riesca a pagare un debito. Di conseguenza, molti consumatori si sono detti più titubanti nell’assumere ora debiti rispetto al passato: in Italia, il 34% ha dichiarato di sentirsi meno a suo agio nel farlo, in Europa addirittura il 52%. Inoltre, per far fronte alle nuove difficoltà un quarto del campione prevede di richiedere al proprio datore di lavoro un aumento di stipendio superiore alla norma per compensare l’aumento del costo dell’energia e dei generi alimentari. La media europea è del 30%. I più giovani (38%), gli intervistati con figli (28%) e i dirigenti con reddito elevato (26%) sono i più propensi a richiederlo.

In tutta Europa, un quarto delle persone (26%) ha chiesto un prestito o ha raggiunto il limite della carta di credito per pagare le bollette negli ultimi sei mesi, rispetto al 27% nel 2021. In Italia la percentuale è leggermente inferiore (22%).

L’alfabetizzazione finanziaria aiuta a superare la crisi. Per alfabetizzazione finanziaria si intende la capacità di capire come funziona la gestione delle proprie finanze. Cioè l’insieme di competenze e conoscenze che ci permettono di prendere decisioni finanziarie lungimiranti ed efficaci. L’impennata dell’inflazione, l’aumento dei tassi di interesse e il crescente costo della vita rendono più importante che mai che i consumatori siano informati e in grado di prendere decisioni sagge. In Italia, in particolare, oltre il 40% degli intervistati (circa il 30% in Europa) non ritiene di avere avuto un’educazione finanziaria sufficiente a comprendere le sfide degli ultimi anni. Tuttavia, gli avvenimenti più recenti, come appunto l’aumento dei tassi, stanno spingendo quasi la metà degli italiani (49%) a migliorare le conoscenze finanziarie.

Anche i genitori sono desiderosi di aiutare i propri figli: 6 su 10 (59%) affermano di essere più propensi a dedicare del tempo per aiutarli a comprendere i termini finanziari e i principi della gestione finanziaria. Quasi lo stesso numero (60%) concorda sul fatto che consiglierà ai propri figli di non indebitarsi e più della metà (33%) afferma che li esorterà a cercare lavori altamente retribuiti piuttosto che inseguire sogni in occupazioni poco remunerative. La mancanza di educazione finanziaria è correlata a scarsi risultati finanziari: 4 consumatori italiani su 10 (38%) con una scarsa educazione finanziaria prevedono di non pagare una bolletta almeno una volta nei prossimi 12 mesi.

Risparmiare sta diventando un lusso. Sei persone su 10 dichiarano di essere preoccupate di potersi permettere una pensione confortevole (62%) e una percentuale analoga teme di non risparmiare abbastanza per il futuro (61%). In Italia queste cifre erano rispettivamente del 55% e del 38% un anno fa. Si tratta di dato superiore a quello precedente la crisi del Covid, durante la quale la riduzione delle spese per il tempo libero e i viaggi ha permesso a molti consumatori di risparmiare di più. Adesso la metà degli italiani dichiara di risparmiare meno del 10% del proprio stipendio ogni mese e il 18% non risparmia affatto. Mentre quasi un terzo (32%) dichiara di risparmiare di più rispetto a un anno fa per superare questo periodo di crisi economica, il 25% potrebbe permettersi meno di un mese di stipendio per pagare un evento imprevisto come un guasto all’auto o le spese del veterinario. Come negli anni precedenti, il risparmio per le spese impreviste è il motivo principale per cui gli italiani risparmiano, seguito dalla previdenza e dai soldi per i viaggi. Tuttavia, 7 consumatori italiani su 10 (70%) temono che l’inflazione possa ridurre il valore dei loro risparmi in liquidità.

Il consumo sostenibile è a rischio. Resta alta l’attenzione dei consumatori verso il consumo sostenibile e socialmente consapevole; infatti, il 52% ha dichiarato di utilizzare la propria influenza per promuovere cambiamenti sociali positivi, per esempio scegliendo per gli acquisti aziende con solidi standard etici.

Tuttavia, questo dato è inferiore a quello del 2021 (56%), segno che la crisi finanziaria ha indotto i consumatori a ridurre i comportamenti sostenibili, che rappresentano un costo aggiuntivo da fronteggiare. Il timore è che la sostenibilità venga sacrificata in un contesto in cui si fa fatica a sostenere le spese quotidiane. Due terzi (68%) hanno dichiarato che vorrebbero acquistare beni e servizi più sostenibili, ma l’aumento del costo della vita rende difficile farlo. Però, la maggior parte continuerà a “punire” le aziende che ritiene non sufficientemente etiche.
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