di Carlo Giuro
Secondo gli ultimi dati della Covip aggiornati a fine settembre 2022, le posizioni in essere presso i fondi pensione italiani sono 10,1 milioni, in crescita di 410 mila unità (+4,2 %) rispetto alla fine del 2021. A tali posizioni, che includono anche quelle di coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme pensionistiche complementari, corrisponde un totale degli iscritti di 9,1 milioni di individui. I fondi pensione negoziali registrano un incremento di 278 mila posizioni (+8 %), per un totale a fine settembre di 3,735 milioni. L’autorità di vigilanza sui fondi pensione presieduta da Mario Padula sottolinea l’importanza dell’apporto conferito dalle adesioni contrattuali le quali rappresentano una modalità di iscrizione che deriva da una previsione inserita nel Contratto collettivo nazionale di lavoro che introduce a favore di tutti i lavoratori dipendenti, cui si applica il versamento di un contributo da parte del datore di lavoro al fondo pensione contrattuale di riferimento; il versamento iscrive in modo automatico il lavoratore al fondo. E’ stata introdotta in maniera pionieristica nel settore edile e si è poi estesa anche in altri settori e nel pubblico impiego nel fondo pensione negoziale Perseo Sirio. Nelle forme pensionistiche di mercato, si rilevano 71 mila posizioni in più nei fondi pensione aperti (+4,1% ) e 38 mila posizioni in più nei pip nuovi (piani individuali pensionistici, ovvero polizze Vita) (+1,1%); alla fine di settembre, il totale delle posizioni in essere in tali forme è pari, rispettivamente, a 1,806 milioni e 3,652 milioni.

Andando ai dati patrimoniali, le risorse destinate alle prestazioni sono pari a 202 miliardi di euro; per effetto delle perdite in conto capitale determinate dall’andamento dei mercati finanziari, le masse sono diminuite di circa 10,9 miliardi rispetto a dicembre del 2021. Nei fondi negoziali, l’attivo netto è di 60 miliardi, ammonta a 26,7 miliardi nei fondi aperti e a 43,8 miliardi nei pip nuovi. Punto delicato è quello delle performance. Al netto dei costi di gestione e della fiscalità, evidenzia la Covip, i rendimenti dei nove mesi del 2022 sono risultati negativi e pari a -10,6% e a -12,2%, rispettivamente, per fondi negoziali e i fondi aperti; nei pip di ramo III (polizze unit linked) sono stati pari a -12,4%. Per i pip legati alle gestioni separate (ramo I), che contabilizzano le attività a costo storico e i cui rendimenti dipendono in larga parte dalle cedole incassate, il risultato è stato pari allo 0,8%. Nel periodo il tfr ha fatto il +5,2% (si rivaluta in base all’inflazione). Valutando i rendimenti su orizzonti più propri del risparmio previdenziale, nei dieci anni da inizio 2012 a fine 2021, il rendimento medio annuo composto è stato del 4,1% per i negoziali, al 4,6 % per gli aperti, al 5% per i pip di ramo III e al 2,2% per le gestioni di ramo I; nello stesso periodo, la rivalutazione del tfr è stata dell’1,9% annuo. Aggiungendo ai dieci anni i nove mesi del 2022, i rendimenti medi annui restano positivi: 2,7% per i negoziali, 3% per gli aperti e 3,3% per i pip di ramo III; sono del 2,1% per i pip di ramo I. La rivalutazione del tfr nel periodo è del 2,2%. (riproduzione riservata)
Fonte: