di Carlo Giuro

L’accentuata fase di turbolenza finanziaria e la difficile congiuntura economica rappresentano variabili da gestire anche nel settore assicurativo-previdenziale. Gianfabio Riccardi, responsabile investimenti di Axa Italia, spiega come si stanno evolvendo la gestione Vita e quella previdenziale.

Domanda. Quali sono le dinamiche attuali delle gestioni separate legate alle polizze rivalutabili di ramo I e quali le criticità?
Risposta. Le gestioni separate, avendo per costruzione un meccanismo di calcolo del rendimento basato sul costo storico, hanno un ritardo temporale, più o meno ampio, nell’intraprendere una traiettoria di rendimenti che segua quelli di mercato. Questi sono in aumento su tutto l’obbligazionario, prevalentemente guidato dall’incremento e dalle aspettative di rialzo dei tassi dovuto all’elevata inflazione. In tal senso la costruzione dei portafogli sottostanti alle gestioni separate, basati su una attenta politica di gestione integrata tra attivi e passivi, diventa ancor più importante nell’attuale contesto di mercato. Axa Italia, nel rispetto delle linee guida del gruppo, ha storicamente costruito i portafogli per far fronte anche a queste condizioni di mercato, includendo ad esempio strumenti finanziari che beneficiano dal rialzo dei tassi, ovvero obbligazioni a tasso variabile, asset backed security con elevato rating e flusso cedolare variabile o strumenti derivati che riducano l’esposizione al rischio in categorie di attivi come l’azionario, le cui performance sono state influenzate dall’attuale contesto macroeconomico. Inoltre il rendimento delle differenti classi di attivo, alcune delle quali sono in discussione per una possibile revisione, va sempre visto in relazione all’assorbimento di capitale che la normativa Solvency impone. Una revisione potrebbe favorire un maggior supporto dell’industria assicurativa all’economia reale tramite strumenti finanziari legati alle infrastrutture e di sostegno a una transizione verso un futuro maggiormente ecosostenibile.
D. Quale è la vostra visione sulle polizze unit linked?
R. Le unit linked sono mattoncini indispensabili per la creazione di portafogli utili al raggiungimento degli obiettivi di risparmio che, sommati a una o più clausole assicurative, rispondono alle esigenze specifiche di ciascun cliente, tenendo conto dei bisogni di protezione. Il tutto inserito all’interno di una pianificazione pluriennale delle esigenze familiari. Da inizio anno le performance di quasi tutte le asset class, eccezion fatta per alcune commodity, dove ad esempio la normativa sulle unit linked consente di prendere esposizioni solo in maniera indiretta, hanno performance negative e in alcuni casi anche a doppia cifra percentuale. Piani di accumulo o polizze con premi ricorrenti possono essere soluzioni che consentono di entrare in diversi momenti di mercato e quindi beneficiare in futuro dalla situazione attuale.
D. Alla luce dell’evoluzione della normativa comunitaria e italiana che prospettiva hanno polizze rivalutabili e unit linked?
R. Abbiamo partecipato ai gruppi di lavoro per contribuire a fornire spunti di miglioramento ad alcuni documenti posti in consultazione. Aspettiamo la versione finale, ma con quanto al momento disponibile potrebbe non essere possibile in ambito unit linked pensare a fondi interni assicurativi che ad esempio investano in modo significativo o prevalente in infrastrutture o immobiliare e che quindi consentirebbero di far affluire una maggiore quantità del risparmio per finanziare economia reale; di contro riteniamo condivisibile il principio adottato che prevede “stessa regolamentazione per tutti gli operatori nello stesso campo di gioco”, seppur auspichiamo un miglioramento. Per quanto riguarda le polizze rivalutabili l’introduzione delle gestioni separate con un fondo utili è un passo nella giusta direzione seppur, per come concepite finora, ossia applicabile solo ai nuovi contratti, non abbiano riscosso grande successo sul mercato. Si sta lavorando per trovare tecnicismi che consentano di utilizzare tale strumento anche per i contratti già in essere; vedremo quale sarà il punto d’arrivo.
D. Nella previdenza complementare uno dei grandi temi è il confronto tra rivalutazione del tfr mantenuto in azienda, che si apprezza in base all’inflazione, e rendimenti del fondo pensione. Come vi ponete in questa prospettiva?
R. Il confronto implicito è fuorviante in quanto le performance attese dovrebbero basarsi sui 40 e più anni previsti di contribuzione e non su un periodo di uno o due anni. È indubbio che ormai da un anno circa i livelli di inflazione sono sostenuti ma è altrettanto vero che le stime implicite nelle curve di breakeven inflation prezzano un ritorno ai livelli target Bce nei prossimi 12-24 mesi. (riproduzione riservata)

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