Secondo quanto prevede la Deutsche Bank, l’annunciata recessione si avvicina, anzi potrebbe essere già in corso in Germania e nell’area dell’euro in generale, a causa dello shock energetico derivante dalla guerra tra Russia e Ucraina.

La previsione della Banca tedesca di una recessione negli Stati Uniti entro la metà del 2023 si è rafforzata sulla base degli degli sviluppi verificatisi dall’inizio della scorsa primavera.
L’inflazione dei salari e dei prezzi negli Stati Uniti e in Europa è notevolmente più alta mai dall’ultima grande inflazione di quarant’anni fa, a causa a una robusta domanda aggregata, a mercati del lavoro molto rigidi e a shock e vincoli dal lato dell’offerta.

Atraverso l’esame dei dati storici relativi ai principali paesi industriali a partire dagli anni Sessanta, si scopre che ogni volta che il trend dell’inflazione cresce di due o più punti percentuali, il calo è stato accompagnato/indotto da un aumento della disoccupazione di almeno due punti percentuali (vale a dire, almeno una recessione moderata). Negli Stati Uniti e in Europa i valori sono attualmente di circa 4 punti percentuali al di sopra dei livelli desiderati.

La Deutsche Bank ritiene che la Fed e la BCE dovranno assolutamente impegnarsi a riportare l’inflazione ai livelli desiderati entro i prossimi anni. Anche se i i costi per farlo potrebbero essere inferiori rispetto al passato per le ragioni esposte, non sarà possibile farlo senza una flessione economica almeno moderata negli Stati Uniti e in Europa, e senza aumenti significativi Stati Uniti e in Europa della disoccupazione.

Complessivamente, per l’anno a venire DB prevede un calo della produzione dell’1% nell’are Euro e del 2% negli USA.
In questa previsione la crescita mondiale rallenta a circa il 2%, un tasso che storicamente viene etichettato come recessivo.

I rallentamenti economici, insieme all’aggressiva stretta monetaria, agli shock geopolitici e sulle materie prime saranno temporaneamente dolorosi per i mercati finanziari ed emergenti. DB prevede che i principali mercati azionari crolleranno del 25% da livelli leggermente superiori a quelli odierni per poi riprendersi completamente entro la fine del 2023, nell’ipotesi che la recessione duri solo alcuni trimestri.

Tuttavia, secondo la DB la Fed e la BCE riusciranno a portare a termine la loro missione, se rimarranno fedeli alle loro posizioni di fronte all’opposizione dell’opinione pubblica, con l’aumento della disoccupazione. Farlo ora avrà un costo molto più basso rispetto a quello di non farlo e di dover fare i conti con un problema di inflazione più gravemente radicato in futuro. Questo inoltre porrà le basi per una ripresa economica e finanziaria più sostenibile fino al 2024.

Tuttavia, il ritmo della ripresa nel 2024 e oltre sarà probabilmente moderato, non ci sarà un forte rimbalzo come quello registrato in passato. I fattori che probabilmente peseranno sulla crescita globale ancora per un po’ di tempo sono le incertezze Russia-Ucraina, compreso il perdurare di uno shock di competitività indotto dall’energia in Europa, e la crescente competizione strategica tra Stati Uniti e Cina.