MANCANO I DATI PER L’ANALISI DI SOSTENIBILITÀ DELLE BANCHE. C’È BISOGNO DI FARE SISTEMA
di Anna Messia
C’è bisogno di fare sistema mettendo in comunicazione il settore finanziario e le aziende, chiamando a raccolta le associazioni di categoria, chi fornisce i dati e le agenzie pubbliche che possono essere utili alla causa. Il tema è quello dei principi Esg, ovvero il rispetto dei requisiti di sostenibilità per la governance, il sociale e soprattutto l’ambiente, e l’invito a lavorare tutti nella stessa direzione arriva dalla Banca d’Italia. Perché le banche – da quest’anno quelle grandi e poi toccherà alle più piccole – stanno iniziando ad avere obblighi stringenti nei confronti del regolatore nella gestione dei rischi Esg, ma allo stato attuale è evidente che c’è ancora una carenza di dati sulla sostenibilità, specie da parte delle aziende medie e piccole. Perché gli obblighi informativi Esg sono previsti soltanto per le imprese quotate o di grandi dimensioni ma anche le aziende più piccole rientrano a pieno diritto nel portafoglio-clienti degli istituti che deve essere valutato dal punto di vista della sostenibilità. La sfida principale è legata in particolare alla possibilità di accedere a dati climatici di adeguata qualità relativi alla propria clientela. Una questione emersa nell’ultimo paper della Banca d’Italia dal titolo «La rendicontazione Esg: quadro normativo e sfide per le banche italiane»; gli analisti (Tommaso Loizzo e Federico Schimperna) dell’istituto guidato da Ignazio Visco hanno sottolineato che «le banche stanno affrontando sfide materiali legate alle lacune e alla qualità dei dati» e ciò è particolarmente importante perché «i dati Esg non sono essenziali solo per la divulgazione, ma sono ancora più cruciali per gestire efficacemente questi nuovi rischi e finanziare la transizione ad un’economia sostenibile», scrivono ancora da Via Nazionale.

Da una parte c’è il fatto che la regolamentazione non è ancora stata completata, con i lavori dell’Efrag, l’ente europeo che si occupa dei principi contabili e di quelli di sostenibilità, che sono ancora in corso e con la tassonomia dell’Unione Europea che è ancora in fase di finalizzazione. Ma la carenza maggiore è nei dati ed è evidente: secondo le stesse rilevazioni di Consob, soltanto 200 aziende italiane hanno pubblicato fino ad oggi la dichiarazione non finanziaria sui temi della sostenibilità su un bacino potenziale di 5,6 milioni. Non solo; anche l’eccessivo affidamento sui fornitori dei servizi «potrebbe portare a insufficienti considerazioni dei rischi da affrontare», aggiungono dalla Banca d’Italia.

Come uscirne? Facendo sistema, appunto. «In linea con analoghe iniziative intraprese dalla Banca Centrale Europea e da altre autorità nazionali di vigilanza la Banca d’Italia sta promuovendo un dialogo costruttivo e aperto con l’industria finanziaria italiana al fine di rilevare tempestivamente le problematiche e di avviare un confronto tra tutti le parte interessate», segnala il paper redatto da Via Nazionale. E le parti interessate sono tante, dalle imprese-clienti delle banche alle società che raccolgono i dati oppure che attestano l’allineamento ai principi di sostenibilità, passando per le agenzie pubbliche. «La messa a terra della sostenibilità passa proprio per la misurabilità del dato che la attesta», commenta Ada Rosa Balzan, fondatrice di Arb Sbpa oltre che docente ed esperta di sostenibilitàLa quale, a proposito della strada che le imprese devono percorrere per allinearsi, osserva che «non c’è ancora la percezione dell’urgenza ma, tra il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e le richieste del mercato, si tratta di un tema che non è più rinviabile». (riproduzione riservata)
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