In questa fine d’anno si registrano tre operazioni che riguardano il sistema bancario e finanziario: la trasformazione in spa della Popolare di Sondrio; l’ipotesi di aggregazione Bper-Carige; la vicenda della lista del cda per l’elezione dei componenti gli organi deliberativi e di controllo delle Generali, che avverrà nel prossimo aprile, e il ruolo del Patto Del Vecchio-Caltagirone-Fondazione Crt. Oggi o domani si potrà sapere qualcosa in più dell’orientamento degli azionisti della Sondrio, la cui assemblea per la trasformazione si terrà il 29 dicembre, ricorrendo alla figura del Rappresentante unico designato, al quale si rilasciano le deleghe di voto entro termini precisi, donde la possibilità di avere ulteriori informazioni. L’assunzione della nuova forma giuridica è obbligatoria in base alla pessima legge di riforma dell’ordinamento delle Popolari con asset superiori a 8 miliardi, la cui attuazione è stata progressivamente prorogata. Ha sancito, in effetti, un’enormità sotto tutti i punti di vista: non possono esistere cooperazione, mutualità, solidarietà per le banche in forma cooperativa che gestiscano quel livello di asset. Le votazioni nella Sondrio molto probabilmente registreranno il «sì» alla trasformazione anche per evitare le pesanti conseguenze, che arrivano fino al ritiro della licenza bancaria nel caso di inottemperanza. Ma non si escludono, nel voto, segnali di insoddisfazione. In più, un Comitato costituito tra soci per la valorizzazione della storica funzione cooperativistica della Popolare ha aperto il dibattito sulla proposta della configurazione della Sondrio come una società per azioni benefit. Vedremo gli sviluppi. Un’ipotesi alternativa potrebbe essere quella della costituzione di una Fondazione a latere dell’Istituto. Naturalmente, tutto ciò richiede, però, riforme statutarie e un diffuso sostegno per conseguirne l’attuazione. Vedremo se si riuscirà a compensare almeno in parte gli impatti di una legge scriteriata, sulla quale, per di più, qualcuno ha realizzato lauti guadagni intervenendo in Borsa. Quanto all’ipotesi Bper-Carige, la prima non è stata ferma di fronte alle sbrigative preclusioni del Fondo interbancario di tutela dei depositi, titolare dell’88% circa di Carige, ad accettare la proposta della banca emiliano-romagnola per la concentrazione incentrata su di un preventivo aumento di capitale per 1 miliardo e sulla cessione per 1 euro della proprietà. La Bper, infatti, forte anche della conoscenza dell’ad Piero Montani del mondo Carige, appare disponibile a modificare le sue richieste, ma chiede che si avvii un confronto su base esclusiva. Vedremo quale sarà la risposta del Fondo, immaginando che non potrà caratterizzarsi per una nuova sbrigatività. Infine, le Generali: Caltagirone, con il suo gruppo, sta per toccare l’8% del Leone che, unito alle azioni di Del Vecchio e a quelle di Crt, supera un’interessenza complessiva del 15%. Ci si avvicina così a oltre il 17% detenuto da Mediobanca, ma con un prestito-titoli di circa il 4%. Alcuni osservatori ritengono che il Patto si avvierebbe a superare la percentuale di Mediobanca, in previsione delle votazioni di cui si è detto. Si tratta di una sfida importante, che potrebbe vedere, al limite, anche il Patto ricorrere a un prestito-titoli, se di questo venisse riconosciuta la piena regolarità (su cui però si dovrebbe dubitare) nelle pronunce delle Autorità alle quali è stato chiesto un parere. In particolare, si attende la messa a punto definitiva del «richiamo di attenzione» sulle liste del consiglio, sottoposto dalla Consob a consultazione pubblica conclusa il 17 dicembre scorso. Ma si avvicina il momento in cui il Patto faccia conoscere le linee strategiche alternative a quelle dei sostenitori della lista del consiglio e, con esse, la lista degli esponenti sottoposti al voto. Tutto ciò è affidato al mercato. Dunque, è bene che non vi siano super gestioni amministrative e misure dirigistiche. Ma di qui a escludere un ruolo attivo delle Autorità, rispettoso del mercato, ce ne passa. Dunque, se i protagonisti di tutte queste vicende saranno giustamente sottoposti a un giudizio, altrettanto si può e si deve dire per le Autorità in questione. Un esercizio che è imposto in primis dalla democrazia. (riproduzione riservata)

Angelo De Mattia
Fonte: logo_mf