Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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È aumentata di 110 miliardi di euro la liquidità sui conti correnti, ma si è contratta la quota dei risparmiatori dal 55,1% al 48,6%. È questa la fotografia a tinte chiaro-scure scattata dalla ricerca annuale sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli Italiani, «Europa, riforme, risparmio: le basi per il rilancio», realizzata da Intesa Sanpaolo e dal Centro Einaudi. Alla presentazione dell’indagine hanno partecipato ieri Gregorio De Felice, capo economista della banca, Beppe Facchetti e Giuseppe Russo, rispettivamente presidente e direttore dell’istituto di ricerca.
Piazza Affari è il mercato preferito dai gestori europei. Il 22% dei money manager sondati da Bank of America è pronto a sovrappesare le azioni italiane, una quota ben superiore al 12% ottimista sulla Germania e all’8% favorevole alla Francia. La predilezione riflette la fiducia degli investitori sul Paese e sulla capacità del piano di rilancio nazionale di sostenere il recupero post-pandemia. Oltre un terzo degli intervistati si aspetta nel 2022 un’ulteriore crescita economica dell’Unione Europea che spinge il 62% dei gestori a prevedere un rialzo fra il 5 e il 10% per l’azionario del Vecchio Continente.
È andato avanti per più di otto ore il consiglio di amministrazione di Generali chiamato ieri a votare il nuovo piano industriale delle compagnia triestina che sarà presentato questa mattina al mercato. Iniziata a mezzogiorno la riunione si è protratta fino oltre le 21 (quando questo giornale era già andato in stampa) a dimostrazione delle tensione e della voglia di confronto che si respira in consiglio. Il dato di fatto è che ora la competizione per la nuova governance di Generali entrerà ufficialmente nel vivo, su un nuovo piano di confronto. Con la presentazione da parte del group ceo Philippe Donnet del business plan 2022-2024 il campo di battaglia tra i due fronti che da mesi si contendono la gestione delle prima compagnia assicurativa italiana, a colpi di acquisti e prestiti azionari, si sposterà infatti sui contenuti, in vista dell’assemblea degli azionisti di aprile che dovrà nominare il nuovo consiglio.
A a fine anno  verrà meno lo scudo rafforzato issato con il decreto Liquidità in piena prima ondata Covid, estendendo il golden power a banche, assicurazioni e agroalimentare. Nel pieno dei sommovimenti attorno alla governance di Generali (articolo a pagina 8), della possibile offerta di Kkr su Tim e dell’assestamento di Borsa spa sotto l’ombrello di Euronext, Palazzo Chigi è pronto a rompere gli indugi estendendo di 12 mesi i poteri speciali rafforzati. Soprattutto guardando al Leone di Trieste nell’eventualità che, alla fine, anziché il duo composto da Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio ad avere la meglio posso essere qualche big straniero delle assicurazioni. Una scelta che va nella direzione di quanto auspicato dal Copasir presieduto dal senatore Adolfo Urso.
In queste ultime settimane dell’anno per due società partecipate da Leonardo Del Vecchio la governance è un tema decisamente caldo. Se la Consob ha acceso un faro sulle liste del cda in vista del rinnovo del vertice Generali (di cui l’imprenditore di Agordo ha raggiunto il 6,35%), a Parigi sono finiti sotto la lente gli assetti di governo di EssilorLuxottica, la multinazionale di cui Delfin detiene saldamente il 32% del capitale. Nel suo rapporto annuale l’Alto Comitato di Governo d’Impresa (Hcge), l’organo che vigila sulla corporate governance delle società francesi, ha avanzato riserve sull’indipendenza di alcuni membri del cda del gruppo.
Si sblocca, forse, la partita Carige e si fa sempre più concreto il progetto di un terzo polo bancario in Italia. Ieri sera Bper si è candidata all’acquisto della banca genovese mettendo però sul piatto una lista di condizioni che vanno dal versamento di un miliardo di euro da parte del Fondo Interbancario di Tutela Depositi (Fitd) al pagamento della cifra simbolica di un euro per la quota di maggioranza. La proposta comunque sarebbe stata accolta favorevolmente da diversi stakeholder del Fitd, a partire da quelli con il peso specifico maggiore.

Pagamenti via smartphone, trasferimenti digitali di denaro o anche l’acquisto online di una polizza assicurativa: sempre più italiani hanno queste abitudini di consumo. Eppure il settore del fintech e dell’insurtech (quindi delle evoluzioni digitali di finanza e assicurazioni) deve ancora spiccare il volo, secondo la ricerca presentata ieri dall’Osservatorio Fintech & Insurtech della School of Management del Politecnico di Milano.

 

  • Italiani soddisfatti del risparmio gestito
Gli investimenti finanziari sono stati ridotti e messi in larga parte in stand-by dall’incertezza pandemica, ma anche dalla difficoltà oggettiva di incontrare sul mercato investimenti corrispondenti agli obiettivi dei risparmiatori. Essi nel 2021 privilegiano, nel lungo periodo, la sicurezza e, a breve termine, la liquidità. È quanto emerge dalla ricerca sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani condotta da Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi. Anche se non sono più afflitte dalla crisi di fiducia del 2011-2012, le obbligazioni ricevono un consenso limitato. Sono possedute dal 22% del campione contro un massimo storico del 29%. Sono 3,8 gli obbligazionisti soddisfatti per ogni insoddisfatto. Le azioni sono invece considerate titoli per esperti e sono cinque gli investitori in azioni soddisfatti per ogni insoddisfatto. L’indice di soddisfazione maggiore va al risparmio gestito, dove il rapporto tra soddisfatti e insoddisfatti è di sei a uno.

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  • Generali, il cda approva il piano
Il piano industriale di Generali arriva al mercato con l’approvazione a maggioranza in consiglio — una riunione fiume durata nove ore, da mezzogiorno a dopo le 21 —, con il voto contrario di Francesco Gaetano Caltagirone e con l’assenza di Romolo Bardin, amministratore delegato di Delfin, la holding di Leonardo Del Vecchio. Insomma i due grandi azionisti — che contestano l’amministratore delegato Philippe Donnet hanno scelto due strade diverse ma univoche per marcare il loro dissenso. Tra le motivazioni, anche lo scarso tempo a disposizione per valutare un piano industriale complesso. Mosse tattiche, per arrivare a un obiettivo comune: l’opposizione al ceo. Ha invece votato sì Sabina Pucci, amministratrice di Generali vicina alla Fondazione Crt. L’ente torinese, che possiede l’1,23% del Leone, fa anch’esso parte del patto di consultazione con Del Vecchio e Caltagirone ma si è distinta dai soci pattisti.
  • Sui conti correnti 255 miliardi in più
«La variante Omicron non farà deragliare la ripresa. E per l’Italia il 2022 potrà essere l’anno della svolta. La crescita di quest’anno non è un banale rimbalzo». Così ieri Gregorio De Felice, chief economist di Intesa Sanpaolo, ha introdotto ieri la presentazione della «Ricerca sul risparmio e le scelte finanziarie degli italiani» realizzata con il Centro Einaudi. Un rapporto dal 1983 scatta una fotografia finanziaria, economica e sociologica del nostro Paese. «La crisi del 2009 ha avuto effetti di maggior rilievo se guardiamo ai numeri», ha detto Beppe Facchetti, presidente del Centro Einaudi, «ma la pandemia ha influito molto di più sui comportamenti». E quest’anno, anche se l’emergenza sanitaria è ancora in corso, è ripartita la fiducia sui prossimi 12-18 mesi: il saldo negativo fra ottimisti e pessimisti sulle aspettative di reddito delle famiglia si è ridotto in pochi mesi dal 16 al 2,6%. Grazie anche ai vaccini e alle misure prese dal governo. E grazie alla fiducia nell’Europa: il saldo fra chi promuove la Ue e chi no è passato in un anno dal 26 al 46%.

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  • Italiani figli unici Calo di 20 mila nati E l’età del parto sale a 31,4 anni
Nel 2020 in Italia sono nati 15 mila bambini in meno rispetto al 2019, ma nel 2021 il calo potrebbe anche arrivare a 20 mila. Già lo scorso settembre, rileva l’Istat, si contavano 12 mila 500 nascite in meno, una riduzione quasi doppia rispetto a quanto era avvenuto nel 2020. Perché visto che il Covid si è abbattuto sull’Italia nel febbraio dell’anno scorso, il calo del 2020 è da attribuire agli effetti della pandemia solo da novembre in poi. Le ragioni, per il resto dell’anno, sono quelle che, a partire dal 2008, ci hanno portato a ridurre sempre di più il numero di figli per donna. E che già quest’anno porteranno il numero dei bambini nati sotto i 400 mila annui, così quello della popolazione crolla sotto i 59 milioni di abitanti.
  • Generali, cda fiume Il piano di Donnet passa a maggioranza
Il cda di Generali, che ha impiegato oltre nove ore per esaminare il piano strategico 2022-2024, si è diviso ancora: ma un po’ meno di quanto è accaduto sui grandi temi da settembre, da quando cioè si è acuito lo scontro tra i soci legati a Mediobanca e quelli confluiti nel patto a tre Caltagirone, Del Vecchio, e Fondazione Crt. Se un’approvazione “a maggioranza” era attesa, date le premesse, diverse ricostruzioni ufficiose indicano che l’unico voto contrario al documento strategico esposto ieri dall’ad Philippe Donnet sia stato quello di Francesco Gaetano Caltagirone. Romolo Bardin, ad di Delfin – la holding di Del Vecchio – , e suo sodale nel cda di Generali, non ha votato in quanto non presente. Un’assenza polemica, motivata dal poco tempo avuto per valutare il documento strategico di Donnet, ricevuto solo lunedì, alla vigilia del consiglio. Sabrina Pucci, consigliera Generali vicina alla Fondazione Crt, ha invece votato a favore del piano, e così Paolo Di Benedetto, consigliere indipendente ma già in passato schierato con i tre esponenti critici del Patto. Prevista, invece, l’approvazione con voto a favore degli altri nove membri del cda. Al momento non è dato sapere le dinamiche che hanno portato a questa nuova, più rotonda maggioranza: anche perché la riunione è finita alle 21 e 15.
  • Ma Del Vecchio e Caltagirone progettano l’affondo ai vertici
Con la presentazione del piano industriale 2022-2024, le Generali si dividono in due, tra chi come l’ad Philippe Donnet tira dritto con il supporto del primo e storico azionista Mediobanca (socia al 12,9% e al 17,2% dei diritti di voto), e chi come il patto di consultazione che riunisce Francesco Gaetano Caltagirone, Leonardo Del Vecchio e la Fondazione Crt (che insieme hanno il 15,64% del Leone) pensa che la compagnia di Trieste debba e possa fare di più. A gennaio, dopo il road show di Donnet per il piano che ieri è stato approvato a maggioranza, i soci del patto presenteranno un loro progetto industriale e a seguire la squadra e la lista del cda, che a loro giudizio ha le competenze per eseguirlo. Quello che gli imprenditori azionisti del Leone contestano non è la bontà delle scelte strategiche del nuovo piano, che di massima coincidono con le richieste che vanno perorando da anni, ma la capacità di questo management di portarle a termine.

  • Mutui, la carica dei giovani: una domanda su due è under 36