SPUNTA IL NOME DI DE GIORGI COME POSSIBILE CANDIDATO DI CALTAGIRONE E DEL VECCHIO
di Anna Messia
Cominciano a circolare i nomi dei possibili candidati che potrebbero entrare nella contro-lista Generali che i pattisti stanno iniziando a mettere a punto in vista dell’assemblea di aprile che dovrà definire la nuova governance delle compagnia. All’appuntamento manca ancora un po’ di tempo ma le voci hanno iniziato a rincorrersi, aggiungendosi a quelle della prima ora che avevano immaginato la chiamata in campo di Mario Greco (ad di Zurich) o Matteo Del Fante (ad di Poste Italiane). In questi giorni l’attenzione sembra essersi focalizzata su uno dei pochi banchieri italiani che ha ricoperto posizioni di vertice nelle grandi banche d’affari internazionali. Si tratta di Diego De Giorgi, che insieme a Jean Pierre Mustier ha lanciato Pegasus, la più grande spac d’Europa da 500 milioni. Passato da GoldmanSachs a Merrill Lynch, De Giorgi è poi entrato nel consiglio di amministrazione di Unicredit. Il manager sarebbe particolarmente gradito ai due imprenditori, sia Francesco Gaetano Caltagirone sia Leonardo Del Vecchio, che insieme a Crt hanno in mano il 15,72% riunito in un patto e sono pronti a comprare ancora. Non solo. Dalla sua De Giorgi avrebbe la fiducia dei Benetton, che in questa partita non si sono ancora schierati, ma hanno in mano un importante 3,9% e il suo non è l’unico nome circolato in questi giorni. Tra i manager particolarmente apprezzati ci sarebbe anche Giulio Terzariol, cfo di Allianz, che avrebbe un focus più specifico sul settore assicurativo e proprio come De Giorgi è un italiano che si è fatto apprezzare all’estero. Di certo dopo che, lo scorso 22 dicembre, il group ceo Philippe Donnet ha presentato il nuovo piano triennale di Generali ora i due pattisti dovranno presentare la loro contro-proposta. Non è un mistero che chiedano discontinuità rispetto al passato, spingendo più forte sulle acquisizioni e sul risparmio gestito, ma ora dovranno dare concretezza all’azione e soprattutto dovranno riuscire ad attrarre manager capaci di fare la differenza sul mercato, vero ago della bilancia: se Mediobanca che vuole un terzo mandato per Donnet, tra quote diretti e prestito titoli, ha in mano il 17,22% e i pattisti il 15,72%, il 34,98% delle azioni è in mano a fondi e assicurazioni, il 7,98% ad altri istituzionali come le fondazioni, e il 22,74% al retail. (riproduzione riservata)
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