Paola Valentini
Alle prese con la doppia leva sfavorevole di tassi ai minimi e inflazione Istat in aumento, nel 2021 le gestioni separate delle polizze Vita di ramo I hanno faticato a difendere i rendimenti. Dalle analisi Ania emerge che nell’ultimo quinquennio (dal 2016 al 2020) il risultato è stato in media pari al 3%, a fronte dell’1,2% dei titoli di Stato, dell’1,9% della rivalutazione del Tfr e dello 0,1% dell’inflazione. Le gestioni separate, a differenza degli altri prodotti finanziari come fondi e sicav, non hanno un valore di quota pubblicato giornalmente o settimanalmente sui quotidiani. A inizio anno viene calcolata la performance dei 12 mesi precedenti; questa viene prima certificata da una società di revisione contabile che ne attesta la correttezza, poi viene pubblicata sul sito internet della compagnia e quindi riconosciuta agli investitori. Nel corso dell’anno viene comunque sempre effettuato il calcolo del rendimento, generalmente una volta al mese. In questo modo il cliente che disinveste si vede riconosciuto il risultato maturato fino a quel momento, calcolato sulla base delle regole indicate nelle condizioni contrattuali del suo prodotto.

Nel 2020 delle 295 gestioni separate messe sotto esame dall’associazione delle compagnie assicurative presieduta da Maria Bianca Farina, 112, pari al 70% della giacenza media delle attività investite, hanno restituito un rendimento compreso tra 2% e 3%, 38 (il 9% del totale investimenti) hanno registrato rendimenti inferiori al 2% mentre le rimanenti 145 gestioni, con una quota di attivi pari al 21%, hanno superato il 3% (grafico in pagina). Va detto che non tutte le gestioni sono disponibili a nuove sottoscrizioni perché fanno riferimento a prodotti non più collocati. Quest’anno, come risulta dai dati raccolti da MF-Milano Finanza su oltre 110 gestioni che chiudono l’esercizio al 30 settembre o al 31 ottobre, il rendimento lordo è al 3,03% (dal 3,3% dello stesso campione lo scorso anno). Si tratta di un’anticipazione, perché la maggior parte delle linee chiude il bilancio al 31 dicembre. Tuttavia la media definitiva non dovrebbe discostarsi da questa tendenza. L’asticella del 3% è stata di recente superata dall’indice dei prezzi al consumo Istat che a novembre è balzato del +3,8%. Storicamente, il rendimento medio delle centinaia di gestioni separate esistenti nel mercato italiano, caratterizzato da una volatilità molto ridotta grazie alla contabilizzazione degli attivi al costo di acquisto anziché al valore di mercato, è stato sempre positivo e superiore all’inflazione, e anche al rendimento medio dei titoli di Stato (grafico in pagina). Ma quest’anno il mix tra prezzi in aumento e tassi ai minimi nel post pandemia ha reso la vita difficile alle gestioni separate. Se negli anni 80 l’inflazione era tra 5% e 10% ma i titoli di Stato su cui le gestioni separate concentrano i loro investimenti erano arrivati a rendere oltre il 10%, oggi le condizioni sono peggiorate perché i Btp rendono attorno all’1% e l’inflazione nel frattempo è salita sopra il 3%.

Nonostante questo i contratti di ramo I continuano a rappresentare il segmento più importante all’interno della produzione Vita (tabella in pagina) perché restano un porto sicuro agli occhi dei risparmiatori italiani, tradizionalmente poco propensi a correre rischi sui mercati finanziari. Non a caso si tratta di prodotti che hanno raggiunto attivi in gestione per 580 miliardi di euro, il 12% della ricchezza finanziaria delle famiglie italiane (dati a fine giugno 2021). Stando all’Ania che fotografa la nuova produzione del comparto, il ramo I a ottobre ha raccolto il 58% del totale premi del mese, pari a 4,19 miliardi. Un importo che ha avuto una flessione su base annua del 20,1%, anche se, una volta scorporato, rivela alcune dinamiche interne distinte: infatti, il 64% dei premi mensili (2,66 miliardi) deriva da importi investiti in gestioni separate di prodotti multiramo, vale a dire combinazioni di ramo I e ramo III (polizze unit linked legate ai fondi comuni), che sono in crescita del 10,2% rispetto a ottobre 2020. Stessa tendenza da inizio anno: la nuova produzione delle gestioni separate è stata pari a 42,72 miliardi, il 60% circa del totale delle polizze Vita, in calo marginale dell’1,7% sullo stesso periodo 2020 e con le multiramo su cui confluiscono il 60% dei premi delle ramo I (25,22 miliardi in aumento del 43,5%). Ed è proprio la componente garantita delle gestioni separate che in un anno di rally dei mercati come il 2021, ha perso un po’ di appeal sui risparmiatori a favore delle unit linked che permettono di partecipare ai rialzi dei mercati avendo come sottostanti non portafogli obbligazionari, ma fondi che si possono combinare a seconda della propensione al rischio, anche se non hanno la garanzia del capitale.

Nel frattempo i Btp si confermano prevalenti negli investimenti delle gestioni assicurative separate. In base ai dati di fine giugno, l’80,7% degli attivi in gestione, 468,5 miliardi, è investito in obbligazioni e l’1,6% in azioni, il resto (17,6%) in fondi. E oggi con i tassi ai minimi i gestori di queste linee assicurative devono trovare alternative per diversificare. Dalla loro le ramo I hanno il fatto che non risentono delle fluttuazioni dei mercati perché calcolano il valore dei titoli in portafoglio al costo storico al contrario degli altri strumenti finanziari, ad esempio i fondi, che invece devono adeguare nel tempo i propri titoli in base alle variazioni dei prezzi. Il rendimento lordo delle gestioni separate, in un dato periodo di osservazione, generalmente annuale, è quindi determinato dal rapporto tra la somma di cedole, dividendi e realizzi di plus o minusvalenze e la giacenza media delle attività. Ed è attribuito alle prestazioni in una determinata percentuale o al netto di una misura trattenuta dalla compagnia come commissione di gestione, tenuto comunque conto delle garanzie di rendimento minimo previste dal contratto, che però stanno via via venendo meno a causa del calo dei tassi.

I costi vanno tenuti in considerazione dato che la commissione di gestione è in media attorno a un terzo del valore del rendimento lordo (circa l’1% in una forchetta che può andare dallo 0,5% all’1,5%), quindi il dato netto del 3% scende attorno al 2%, senza dimenticare le commissioni di ingresso (queste però si possono trattare) e quelle di performance. Per avere un’idea di tutti i costi l’Ivass ha analizzato l’indicatore presente nei prospetti informativi che segnala quanto il rendimento atteso scende a causa delle varie commissioni applicate al prodotto. Tanto maggiore è il valore, quanto più elevato è il livello degli oneri complessivi che abbatte la performance dell’investimento. L’Ivass, nel suo ultimo report sui prodotti lanciati nel primo semestre 2021 (Trend offerta prodotti assicurativi), conferma che le polizze di ramo I sono meno costose delle polizze unit linked e delle multiramo perché circa il 90% delle nuove offerte un indicatore tra l’1 e il 2%. Ma il vero punto di forza delle gestioni separate è la garanzia del capitale investito (al netto dei costi di entrata e di uscita), oltre alla tassazione dato che non prevedono l’imposta di bollo dello 0,2% annuo che grava su quasi tutti gli strumenti finanziari (esenti anche i fondi pensione e le polizze sanitarie). Inoltre i rendimenti maturati anno per anno vengono tassati quando sono pagati effettivamente, quindi in caso di scadenza o riscatto. Non solo. I capital gain che derivano dai titoli di Stato sono tassati al 12,5%, anziché all’aliquota standard del 26%. Una condizione che alleggerisce il prelievo fiscale delle gestioni separate perché, come si diceva, hanno in portafoglio prevalentemente obbligazioni governative. Infine il capitale pagato dalla compagnia non è soggetto a imposta di successione ed è possibile indicare un beneficiario al di fuori dell’asse ereditario (sempre a patto di non ledere la quota riservata agli eredi legittimari). Da considerare però la presenza di eventuali clausole relative al disinvestimento anticipato, che possono penalizzare l’investitore.

Nella gestione dei portafogli la sfida per tutte le compagnie è trovare asset con i quali sostituire gradualmente gli investimenti in Btp che per via delle politiche monetarie ultra espansive hanno rendimenti ben più bassi rispetto a quelli in pancia alle vecchie polizze, anche se l’aumento degli spread Btp-Bund attuale sta offrendo una nuova finestra utile per comprare titoli con rendimenti più alti e quindi prezzi più bassi. Nel frattempo si fa spazio anche una quota di asset non quotati, i cosiddetti private asset. Ad esempio in Sara Vita «il portafoglio è ben diversificato per asset class: la componente obbligazionaria presenta un rating medio investment grade e una duration equilibrata, la componente azionaria risulta contenuta e diversificata a livello globale mentre la componente alternativa è principalmente legata alle strategie di credito», spiega Simone Francazi, direttore investimenti e finanza di Sara Vita. Nel 2021 «l’operatività sul comparto obbligazionario si è caratterizzata per una graduale riduzione della duration e un’attenta selezione degli emittenti corporate mentre su quello azionario l’anno è iniziato con una maggiore esposizione per poi ridurla nel secondo semestre e prendere profitto delle buone performance. L’obiettivo continua a essere centrato sulla diversificazione, la ricerca di opportunità di investimento e la stabilizzazione dei rendimenti», aggiunge Fracanzi.

Per tenere testa al problema dei tassi ai minimi l’Ivass nel 2018 ha concesso alle compagnie la possibilità di realizzare le plusvalenze e accantonare questi utili, anziché procedere alla loro immediata distribuzione. L’impresa alimenta un’apposita riserva utili negli anni in cui ottiene significative plusvalenze dalla vendita dei titoli e la utilizza negli anni in cui i risultati della gestione separata devono essere integrati per assicurare stabilità ai rendimenti degli assicurati. Sono una decina al momento le gestioni che usano questo meccanismo. Per consentire l’accesso a una maggiore diversificazione, inoltre, alcune compagnie hanno accorpato le gestioni della casa in modo da abbassare i costi e avere una maggiore efficienza operativa. L’ultima in ordine di tempo è stata Allianz che dal primo ottobre scorso ha fatto affluire nella sua gestione Gestiriv cinque linee (Previriv, Cierre Gest, San Giusto e San Giusto Valore 1 e 2) e in Azb Vitariv la Assogest. (riproduzione riservata)
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