ASSOGESTIONI: UN ITALIANO MAGGIORENNE SU CINQUE DETIENE UN PRODOTTO GESTITO
di Paola Valentini
In Italia una persona su sei ha in portafoglio un fondo comune e il rapporto cresce a una su cinque considerando solo gli over 18. In totale si tratta di 11,5 milioni di sottoscrittori stimati dal nuovo Osservatorio di Assogestioni che sulla base degli aggiornamenti a fine 2020 traccia un identikit dei risparmiatori che investono in fondi comuni. L’analisi (incentrata sui soli sottoscrittori diretti, escludendo quindi i comparti gestiti sottostanti a polizze unit linked e gestioni patrimoniali) si differenzia rispetto ai rapporti precedenti dell’associazione presieduta da Tommaso Corcos perché quest’anno per la prima è stata estesa ai fondi esteri (sia di società di gestione italiane sia di operatori internazionali) collocati alla clientela italiana. Il campione si riferisce al 98% del patrimonio dei fondi italiani in mano a risparmiatori retail (200 miliardi di euro) e al 51% delle masse degli esteri (180 miliardi) per un totale di 380 miliardi, ossia il 68% dei 560 miliardi del mercato retail dei fondi.

Il valore medio generale dell’investimento è 47 mila euro e l’importo varia in base alla tipologia del prodotto: più basso per i sottoscrittori di fondi italiani (30 mila euro), più alto per gli investitori in fondi esteri. Tra questi l’investimento medio in fondi di diritto estero collocati da player stranieri si attesta a 56 mila euro, quello in fondi collocati da società italiane a 41 milioni.

La struttura della domanda descrive un profilo dei risparmiatori caratterizzato da un equilibrio tra i generi, con le donne che rappresentano il 47% dei sottoscrittori. Gli uomini detengono il 55% dell’investimento complessivo contro il 45% delle donne. L’investimento medio degli uomini è 49 mila euro contro i 45 mila delle donne. L’età media è 60 anni e 7 su 10 rientrano nella fascia 40-74 anni. Il 41% appartiene alla generazione dei baby boomer (i nati tra il 1946 e il 1964), seguita dalla Generazione X (1965-1980) con il 27%. I più giovani (Millennials, ovvero i nati tra il 1981 e il 1996, e la successiva Generazione Z) si attestano all’11%. Gli ultra 75enni pesano per il 21%.

Lo studio analizza anche la distribuzione della partecipazione al mercato dei fondi per area geografica. Circa due terzi degli investitori risiede nel Nord Italia, il 38% nel Nord-Ovest, il 26% nel Nord-Est. Nel Centro vive il 19% dei sottoscrittori, al Sud l’11% e il 5% nelle Isole. Nel Nord si registrano importi medi investiti pari o superiori alla media.

La modalità di sottoscrizione scelta dal 63% è il versamento unico, mentre è il 24% utilizza prevalentemente tramite piani di accumulo (pac). La quota restante investe in forma mista.

I dati relativi alle tipologie di fondi più presenti nei portafogli dei sottoscrittori indicano che le masse investite in fondi flessibili rappresentano il 33% del totale. L’asset allocation evidenzia valori differenziati in base alla tipologia di prodotto. Tra i fondi italiani prevale l’investimento in fondi flessibili (46%) e obbligazionari (31%). Tra i prodotti esteri cresce la componente azionaria, con il valore per i fondi di società di gestione estere che si attesta al 47%.

L’Osservatorio misura anche il grado di rischio degli investimenti su una scala da 1 (rischio minimo) a 7 (massimo): per due terzi è compreso tra 1 e 4. L’80% dei fondi italiani ha un grado compreso tra 1 e 4. Per il 53% dei fondi di società estere è superiore a 4. (riproduzione riservata)
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