I DATI DELL’OSSERVATORIO DEL POLIMI: RACCOLTI 2 MLD DI CAPITALI, MA SONO ANCORA POCHI I PROGETTI
di Antonio Longo
Gli attori del sistema finanziario stanno sviluppando nuovi canali, prodotti e servizi digitali a disposizione di consumatori, microimprese e Pmi, muovendosi in scenari di mercato sempre più digitalizzati. Ma i settori del fintech e dell’insurtech denotano ancora ampi margini di miglioramento. Infatti, se da una parte l’ecosistema è in costante crescita e oggi risulta composto da 564 realtà (il 53% sono start-up, il 24% Pmi), capaci di raccogliere complessivamente 2 miliardi di euro, con un valore medio di 3,6 milioni di euro, dall’altra parte i fondi sono molto concentrati e l’accesso ai capitali per crescere è ancora limitato, considerato che oltre il 50% delle realtà non ha raccolto alcun capitale.

Sono alcuni dei trend che emergono dalla lettura dei risultati della ricerca dell’Osservatorio Fintech & Insurtech della School of Management del Politecnico di Milano, presentata in occasione del convegno «Fintech & Insurtech: è ora di puntare sulla collaborazione!». Come evidenziano gli analisti, sono state realizzate importanti acquisizioni e collaborazioni tra i diversi attori, ossia banche, assicurazioni, start-up, provider, società di consulenza, in una rete di relazioni di sempre maggiore valore. Ma il fintech index italiano, calcolato sulle attività di investimento e collaborazione degli operatori italiani più importanti con start-up e Pmi innovative, si ferma a 5,7 su 10, quindi ancora sotto la sufficienza. In particolare, il 69% dei maggiori player ha già collaborato in qualche forma con start-up o Pmi fintech e la spesa complessiva in collaborazioni nel 2020 è stata di 263,8 milioni di euro ma gli investimenti sono guidati ancora da pochi attori. «Anche a seguito della pandemia, l’innovazione digitale è diventata una necessità e un’opportunità per tutti gli attori del settore finanziario e assicurativo e il digitale ha permesso di dare vita a nuove relazioni in un ecosistema in fermento», sottolinea Marco Giorgino, responsabile scientifico dell’Osservatorio, «nel fintech e insurtech si assiste sempre più alla volontà di collaborazione, più che di competizione, tra attori che traggono sinergie dalle proprie differenze in termini di accesso alla tecnologia, di base clienti e di nuove modalità distributive. È, però, evidente che gli sforzi maggiori di collaborazione siano stati compiuti spesso solamente da una cerchia ristretta di attori, la spinta innovativa si traduce ancora poco in progetti concreti ed ora, più che mai, è, invece, il momento di intensificare questa convergenza».

I numeri dell’ecosistema. Delle 564 realtà attive nel settore, il 52% è costituto da realtà che offrono servizi finanziari come prestiti e finanziamenti (nel 24% dei casi), di pagamento (28%), di asset management (18%) e assicurativi (31%). Un ulteriore 26% è costituito, invece, da TechFin, ossia realtà che offrono tecnologie specificatamente pensate per gli attori del settore finanziario e assicurativo. Il restante 22% non offre servizi finanziari né soluzioni tecnologiche ma abilita l’accesso di attori finanziari a dati, clientela, competenze. Analizzando soltanto l’ambito Insurtech, ossia quello relativo alle assicurazioni, le realtà innovative sono 130 e si dividono in due categorie: il 64% sono insurtech in senso stretto, ossia offrono servizi assicurativi, mentre il 36% tech insurance, ossia offrono tecnologie per gli attori del settore assicurativo. Complessivamente, sono state capaci di raccogliere 120 milioni di euro di finanziamenti, pari al 6% dell’ammontare complessivo. «Il valore di capitali raccolti è certamente significativo, ma si può e deve fare di più, soprattutto alla luce della rilevante concentrazione della raccolta in poche realtà, è evidente, infatti, come l’accesso ai fondi delle fintech e insurtech sia ancora limitato e la provenienza dei capitali sia prevalentemente locale», commenta Laura Grassi, direttrice dell’Osservatorio, «segno che venture capital e fondi esteri non hanno ancora riconosciuto alto potenziale in queste realtà o trovato il modo per intercettarle. Inoltre, si evidenzia un’alta concentrazione delle quote azionarie in posizioni di controllo: per le nuove sfide della crescita è importante avere compagni di viaggio imprenditoriale che possano apportare conoscenze e competenze, al di là dei capitali».

Le scelte dei consumatori. Gli esperti spiegano che nell’ultimo anno i consumatori italiani hanno dimostrato una maggiore educazione digitale in ambito finanziario, con una forte propensione a sperimentare sia nuovi servizi innovativi che attori alternativi. «Se la posizione di vantaggio di banche e compagnie assicurative non sembra essere ancora stata compromessa, non è certo immune alla competizione di attori emergenti», evidenzia Filippo Renga, direttore dell’Osservatorio, «in particolare, la scelta delle banche come punto di riferimento principale nell’accesso a piccoli finanziamenti non va data per scontata, mentre nella gestione del risparmio o nella scelta di un’assicurazione sulla salute gli italiani tendono a preferire in maniera più marcata gli attori tradizionali». In base ai risultati della ricerca, si conferma la crescita dell’adozione e della soddisfazione di servizi fintech & insurtech da parte dei consumatori, con pagamento via smartphone, usato già dal 54% degli italiani, e trasferimento di denaro tramite app (44%). Nei servizi assicurativi, in generale, l’uso delle soluzioni digitali è meno sviluppato, con l’acquisto o rinnovo di polizze in digitale scelto dal 31% dei consumatori, la possibilità di modificare le coperture in digitale dal 18% e la gestione sinistri da mobile dal 15%. Nell’ambito della richiesta di piccoli finanziamenti, le banche sono ancora il punto di riferimento principale, con il 61% degli italiani che si rivolgerebbe a questi attori. Ma emerge la competizione di nuovi attori, infatti il 23% sarebbe pronto a prendere in considerazione i finanziamenti legati a casa automobilistiche (+9%), il 32% quelli collegati a fornitori di gas e luce (+ 11%). Sebbene la posizione di vantaggio degli attori tradizionali, quali banche, compagnie assicurative, servizi postali, sembri confermata, questi mostrano, tuttavia, un calo dei consumatori che li vedrebbero come riferimento esclusivo (-13% rispetto al 2020). Molto più ampio il distacco nelle assicurazioni sulla salute, dove le compagnie assicurative restano l’attore dominante, riferimento per il 75% dei consumatori. Solo il 26% prenderebbe in considerazione polizze collegate ad associazioni di categorie, mentre il 22% quelle legate ai servizi postali. Anche in questo ambito, però, diminuisce del 16% il numero dei consumatori che si affiderebbero esclusivamente alle compagnie assicurative.

Le scelte delle microimprese. Le aziende con meno di dieci dipendenti preferiscono ancora rivolgersi a player tradizionali nella richiesta di servizi finanziari e assicurativi. In base al campione coinvolto nell’indagine, per il 72% delle microimprese le banche sono gli attori di riferimento per la richiesta di anticipo fatture o prestiti, mentre per il 64% delle microimprese le compagnie assicurative sono attori rilevanti per richiedere polizze assicurative. In generale, nessun player non tradizionale gode della fiducia di più del 7% delle microimprese per servizi finanziari e del 12% per i servizi assicurativi. Nella scelta della banca di riferimento la vicinanza della filiale è un criterio molto importante per il 27% delle microimprese, mentre il 15% ritiene fondamentale l’offerta di servizi. Nel caso della scelta della compagnia assicurativa, è la convenienza economica dei prodotti il criterio di scelta più diffuso, rilevante per il 37% delle microimprese.

Gli obiettivi di sostenibilità. Dagli esiti della ricerca emerge come secondo i consumatori italiani il settore finanziario sia tra i più importanti per perseguire obiettivi di sostenibilità sociale, come la riduzione della povertà o l’accesso universale alle cure, posizionandosi al terzo posto tra 11 settori considerati per potenziale contributo al sociale. I consumatori, invece, non ritengono che il settore finanziario possa particolarmente contribuire alla sostenibilità ambientale, posizionandolo al penultimo posto in classifica per potenziale impatto sull’ambiente. Gli attori finanziari e assicurativi da tempo offrono prodotti come investimenti ESG o green bond attenti alla sostenibilità, ma più recentemente sono nate soluzioni fintech e insurtech orientate alla sostenibilità. In tal senso, delle 2.541 start-up fintech & insurtech attive a livello mondiale, il 14% offre almeno una soluzione di sostenibilità, in grado di contribuire al raggiungimento di uno degli obiettivi identificati dall’Onu.
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