DOPO LA CESSIONE DI PARTNER RE LA HOLDING PUNTERÀ SU SANITÀ, LUSSO E TECNOLOGIA
di Francesco Bertolino
Exor prepara 9 miliardi di euro per lo shopping. La holding conta di completare la vendita del riassicuratore Partner Re alla francese Covéa per 7,7 miliardi entro la fine del 2021, portando così a 10 miliardi la liquidità da dispiegare fra 2022 e 2024. Mentre il dividendo resterà invariato a 100 milioni annui, Exor investirà 500 milioni in buyback azionari e altrettanti nella riduzione del debito da 4,5 a 4 miliardi. I residui 9 miliardi saranno destinati allo sviluppo delle grandi aziende partecipate (Stellantis, Ferrari, Cnh Industrial e presto Iveco), alla crescita del portafoglio startup di Exor Seeds e soprattutto alle acquisizioni.

La holding è in particolare a caccia di aziende attive nella sanità, nel lusso e nella tecnologia, ma sono contemplate anche operazioni opportunistiche in altri settori. Nel corso dell’Investor Day, in particolare, John Elkann non ha escluso il vaglio delle occasioni offerte dal gran numero di scorpori avviati negli ultimi mesi da conglomerati e multinazionali. Nonostante l’attenzione per il lusso, invece, il presidente e ad di Exor ha smentito l’interesse per l’acquisizione o per un investimento in Armani, pur rimarcando il buon rapporto umano e professionale con il fondatore della maison. «Armani non è in vendita, è irrispettoso alimentare indiscrezioni che non hanno fondamento», ha detto. Piuttosto, Elkann si è detto ottimista sugli sviluppi della collaborazione annunciata di recente fra Exor, Ferrari e il collettivo LoveFrom, fondato dal guru del design tecnologico, Jony Ive. «Stiamo già lavorando a un progetto con Ferrari e sta andando molto bene», ha anticipato. «LoveFrom può diventare un partner a tutti gli effetti a livello concettuale e anche nella realizzazione dei progetti».

Riguardo alla tecnologia, Elkann ha citato il caso di Via Transportation, piattaforma americana che punta a digitalizzare il trasporto pubblico e che ha da poco chiuso un round da 120 milioni di dollari per una valutazione di 3,2 miliardi. Il manager ha poi evidenziato il ruolo di frontiera svolto da Exor Seeds nella ricerca dell’innovazione e nello sviluppo di competenze utili anche ai grandi investimenti di Exor. Sotto la guida di Noam Omaha il braccio di venture capital ha già scommesso su 53 startup, ma nei prossimi anni la sua attività accelererà e diverrà ancor più strategica per la holding, avvalendosi dell’esperienza del nuovo presidente, Diego Piacentini.

Più volte interrogato riguardo all’inchiesta sulle plusvalenze della Juventus, il numero uno di Exor ha ribadito la fiducia nella capacità del management di superare le difficoltà sportive, finanziarie e reputazionali. «Il club ha un nuovo consiglio di amministrazione, un nuovo amministratore delegato, un nuovo direttore sportivo, un nuovo allenatore che con il presidente e il vicepresidente stanno affrontando i problemi in campo e fuori», ha detto, sgombrando il campo dalle indiscrezioni di nuovi cambi al vertice. Anzi, Elkann ha assestato una velata stoccata alla Uefa, fornendo indirettamente un assist al sogno Superlega inseguito dal cugino e presidente della Juventus, Andrea Agnelli. «Nel calcio regolatore e organizzatore sono lo stesso soggetto, bisognerà capire come evolverà questo modello di gestione; nella Formula 1 non è così: c’è la F1 e c’è la Fia, organizzatore e regolatore non coincidono», ha ricordato Elkann, che è anche presidente di Ferrari.

Gli equilibri interni alla dinastia Agnelli-Elkann appaiono insomma saldi così come quelli azionari interni ad Exor. A breve i soci di lungo corso della holding potranno beneficiare del voto multiplo e la Giovanni Agnelli Bv, la cassaforte di controllo, potrà così esercitare l’80% dei diritti di voto con il 53% del capitale. «Non esiste oggi alcun piano da parte della Giovanni Agnelli di vendere quote significative di Exor», ha concluso Elkann. (riproduzione riservata)
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