GLI ISTITUTI ASSOCIATI AL FITD VERSO IL SÌ ALL’OFFERTA DI MODENA. MA CHIEDONO CORRETTIVI
di Luca Gualtieri
Anche se per il momento nessuna decisione formale è stata presa, dalla maggior parte delle banche associate al Fitd sono arrivati segnali di apertura in merito all’offerta non vincolante presentata da Bper su Carige. Ovviamente a poche ore dall’annuncio della proposta le valutazioni tecniche sono ancora in corso e nessun banchiere preferisce sbilanciarsi. Non sono però arrivate chiusure nette sull’iniziativa del gruppo partecipato da Unipol che pure pone condizioni stringenti all’intervento su Carige. «Se non percorriamo questa opzione, quale potrebbe essere l’alternativa?», ha tagliato corto un banchiere sottolineando che «l’esborso di un miliardo che Bper chiede al Fitd prima del closing è certamente significativo, ma la proposta messa sul tavolo sembra in grado di risolvere una volta per tutte il problema della cassa genovese. Tanto più che in questi ultimi anni Modena ha dimostrato di saper gestire delicati processi di integrazione come quello della rete Ubi». Le voci critiche insomma restano isolate e la maggior parte del sistema bancario (a partire dagli istituti maggiori) ha accolto positivamente la notizia. Forse anche per questo il mercato crede che il deal sia ormai cosa fatta, come dimostra l’andamento dei titoli interessati: le azioni Carige hanno guadagnato il 13,65% a 76 centesimi mentre quelle Bper sono balzate del 6,08% a 1,86 euro. Ieri intanto si è riunito il consiglio di amministrazione di Carige (in seduta già calendarizzata) per un iniziale scambio di opinioni sul deal mentre oggi sarà la volta del board del Fitd che farà il punto sotto la presidenza di Salvatore Maccarone. Non è escluso che nel corso della riunione i vertici del consorzio analizzino anche altre proposte oltre a quella presentata martedì da Bper, visto che nei mesi scorsi erano circolati i nomi di altri potenziali concorrenti come Crédit Agricole Italia, Banco Bpm e diversi fondi di private equity. Di sicuro però le decisioni dovranno maturare rapidamente. L’offerta infatti verrà meno qualora il Fitd non conceda a Bper un periodo di esclusiva entro il 20 dicembre e non sottoscriva con la controparte un memorandum of understanding vincolante entro 31 dicembre. Le delibere dovranno quindi essere prese nell’arco delle prossime due settimane.

Difficile dire se in un lasso temporale così breve ci sia tempo per una trattativa. Di certo le condizioni poste da Bper sono stringenti. Il Fitd dovrà infatti ricapitalizzare preventivamente Carige per un miliardo coprendo così gli oneri di integrazione e le attività di derisking necessarie per ripulire l’attivo. Per il sistema si tratterebbe di uno sforzo ingente, dopo quello da oltre un miliardo compiuto nel 2020 per mettere in sicurezza la Popolare di Bari. Il fondo dispone già di quelle risorse ma, se la nuova ricapitalizzazione di Carige avesse luogo, nell’arco del prossimo anno dovrà ricevere nuovi versamenti dalle banche per raggiungere il target level dello 0,8% dei depositi protetti entro il 2024. Non solo. Il prezzo della transazione viene fissato a un euro, come accaduto per altri recenti salvataggi bancari come quello delle good bank o delle popolari venete. A valle del closing Bper lancerà un’opa obbligatoria sul restante capitale della società, per un corrispettivo di 0,80 euro per azione, comprensivo di un premio del 29% rispetto al prezzo di chiusura del 13 dicembre. A offerta conclusa saranno avviate le procedure per la fusione di Carige in Bper. «L’interesse di Bper per l’operazione», spiegava la nota di martedì 14, «è coerente con l’obiettivo di ampliamento dimensionale del perimetro del gruppo bancario attraverso operazioni mirate che siano in grado di accrescere il valore per tutti gli stakeholders, continuando a garantire un elevato profilo di solidità patrimoniale di Bper, almeno pari a quello attuale». L’operazione inoltre consentirebbe, continuava la nota della banca modenese, di risolvere in modo definitivo le problematiche di Carige, salvaguardando la clientela e il complesso degli stakeholders della stessa nonché tutelando al meglio gli interessi degli azionisti di minoranza. (riproduzione riservata)
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