La pandemia di Covid-19 sta cambiando le nostre abitudini e questo riguarda in modo particolare l’ambito della salute e della prevenzione. Infatti, negli ultimi mesi il 53% degli italiani ha annullato, o comunque ridotto a quelle indispensabili, le visite mediche che aveva programmato. Una scelta che per un italiano su quattro (23%) è stata determinata dalle decisioni delle strutture sanitarie che, dovendo fronteggiare l’emergenza dettata dalla pandemia, si sono viste costrette a posticipare o addirittura cancellare parte delle visite.

Lo rileva l’Osservatorio Sanità[1] di UniSalute realizzato con Nextplora per indagare le abitudini degli italiani in ambito di salute e prevenzione.

E la procrastinazione delle visite e degli esami di controllo continuerà anche nel corso del 2021: due italiani su cinque (41%) dichiarano infatti che si sottoporranno solo a visite essenziali e solo in caso di bisogno; a questi bisogna aggiungere un altro 20% composto da quegli italiani che, volendo limitare al massimo le probabilità di venire a contatto con il virus, preferiscono evitare luoghi come cliniche e strutture mediche che considerano “a rischio”. Solo un quinto dei rispondenti (22%) è sicuro di voler mantenere la propria abituale routine medica.

La questione del recupero delle visite è un tema che nelle ultime settimane viene sempre più discusso anche perché potrebbe rappresentare un’altra sfida per l’intero sistema sanitario che rischia di dover affrontare una domanda di prestazioni molto più elevata del solito. Un rischio che stanno valutando molti italiani, tanto che oltre un terzo (35%) dichiara che si affiderà alle strutture private per recuperare visite e controlli arretrati; una scelta che per il 52% dei casi è determinata dalla ricerca di tempi di attesa più brevi.

Ma non è solo il Covid a cambiare le abitudini degli italiani, a questo si aggiunge un fattore più strutturale, che la pandemia ha però sicuramente accentuato: quello economico. L’11% del campione afferma che farà meno visite perché non può sostenere i costi relativi. Voce che sembra in aumento, nella percezione delle persone.

Un italiano su cinque (19%), infatti, ha avvertito negli ultimi anni un incremento dei costi delle prestazioni mediche sia nelle strutture pubbliche che in quelle private.

Ma in che modo gli italiani cercano di mitigare l’impatto dell’aumento dei costi delle prestazioni mediche? Due su cinque (42%) vedono nelle iniziative di screening pubblico gratuito un metodo efficace. Un terzo degli italiani (33%) invece ritiene che le assicurazioni sanitarie siano il mezzo più adatto per ottenere servizi medici al giusto prezzo, mentre il 25% prende in considerazione altri servizi in grado di garantire prestazioni mediche a costi minori.

Che ci si rivolga a strutture pubbliche o private, ciò che interessa agli italiani è di poter contare su prestazioni di qualità. Ma su che basi valutano lo standard delle strutture sanitarie e del servizio ricevuto? Innanzitutto sulla competenza del personale medico (45%), ma anche sui tempi per ricevere i servizi (16%) e sul rapporto prestazione/costi (13%). La questione dei tempi è quella su cui, secondo gli intervistati, sarebbe necessario investire risorse: un italiano su due (49%) pensa che le strutture intenzionate a migliorare la qualità del servizio dovrebbero concentrarsi sulla rapidità dell’erogazione dello stesso. Il 38% sottolinea l’importanza per le strutture di avere sempre a disposizione i macchinari più moderni, mentre un ulteriore 12% pensa che il settore potrebbe migliorare i propri servizi puntando su tecnologie innovative come la telemedicina.

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