di Cristina Bartelli
Il superbonus conquista la proroga al 2023. In legge di bilancio arriverà l’emendamento che dà due anni in più per il credito d’imposta maggiorato al 110% per efficientamento energetico e adeguamento sismico.

Ieri la commissione bilancio della Camera ha avviato l’esame di un primo fascicolo di emendamenti riformulati. Tra le novità di maggior rilievo la creazione del fondo da un miliardo per lo stop dei versamenti previdenziali degli autonomi, un ammortizzatore sociale gestito dall’Inps e dedicato alle partite Iva, il rinvio della sugar tax al 1° gennaio 2022 e nuovi incentivi all’acquisto di auto elettriche e ibride. La commissione ha ricevuto un primo pacchetto di emendamenti riformulati ma i lavori sono stati sospesi per approfondimenti tra il ministero dell’economia Roberto Gualtieri e il ministro della salute Roberto Speranza per il piano vaccini. L’obiettivo è l’approvazione della manovra nel week-end (lunedì il testo è atteso in aula).

Tornando al superbonus, i 5 miliardi di euro necessari per finanziare la proroga saranno parte del consistente sforamento (20 mld) che il governo richiederà dopo la chiusura della manovra di bilancio, a gennaio 2021. «Sul superbonus la nostra posizione è di prorogarlo il più possibile, 2023 o 2024, e mi sembra ci sia condivisione anche del Pd. Questa è la più importante misura di rilancio economico degli ultimi anni», ha dichiarato Vito Crimi, capo politico del M5S. Il nuovo sforamento servirà a costruire l’ossatura dei fondi per il decreto Ristori 5 (final) che conterrà il perfezionamento delle procedere di indennizzo alle attività colpite dalle chiusure causa Covid-19 più altri interventi, come una nuova probabile rottamazione delle cartelle.

Andando nel dettaglio dei contenuti delle misure presentate in commissione, arriva il rinvio dell’entrata in vigore della sugar tax, che slitta al primo gennaio 2022 da luglio 2021. Ci sono poi due misure per i lavoratori autonomi. La prima è la creazione del fondo da un miliardo per un anno bianco contributivo per le partite Iva, fino a 50 mila euro di reddito lordo, che hanno subito nel corso del 2020 un calo del fatturato rispetto al 2019 del 33%. La seconda, l’avvio sperimentale di un ammortizzatore sociale per le partite Iva. Annunciata sia dal viceministro dell’economia Laura Castelli sia dal ministro del lavoro, Nunzia Catalfo, la misura arriverà per tre anni e si chiamerà Iscro (l’indennità straordinaria di continuità reddituale e operativa, si veda ItaliaOggi dell’8/12/20). Tra i requisiti per accedere all’indennità degli iscritti alla gestione separata Inps, quello di aver dichiarato nell’anno precedente alla presentazione della domanda un reddito non superiore a € 8.145, annualmente rivalutato e di essere titolari di partita Iva attiva da almeno quattro anni alla data di presentazione della domanda. L’indennità sarà pari al 25%, su base semestrale, dell’ultimo reddito liquidato dall’Agenzia delle entrate. L’importo non può in ogni caso superare il limite di 800 euro mensili e non può essere inferiore a 250 euro mensili. Alla misura sono dedicati 70 mln per il primo anno di sperimentazione, 35,1 milioni di euro per l’anno 2022, 19,3 milioni di euro per l’anno 2023 e 3,9 milioni di euro per l’anno 2024. I costi vengono comunque finanziati da un aumento della contribuzione dei lavoratori autonomi gestione separata pari a 0,26 punti percentuali nel 2021 e pari a 0,51 punti percentuali per ciascuno degli anni 2022 e 2023.

Tra le altre novità in cantiere il kit digitalizzazione: per le famiglie con Isee fino a 20 mila euro sarà disponibile in comodato d’uso gratuito un cellulare con l’app Io e la possibilità di consultare due quotidiani in abbonamento. Sarà necessario avere attivato lo Spid.

In bilico fino a ieri sera la riformulazione dell’emendamento sulle aggregazioni societarie e la conversione in crediti di imposta delle Dta (imposte attive differite): un emendamento di Giovanni Currò (M5S) punta a estendere il regime anche agli aumenti di capitale di singole società.

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