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Indipendentemente dalla necessità o meno per l’intermediario finanziario di stipulare il c.d. «contratto quadro», non è compito della compagnia di assicurazione adempiervi, facendo per contro carico di tale obbligo l’intermediario, unico soggetto tenuto a rispondere delle eventuali conseguenze della mancata stipula.
È quanto ha stabilito il Tribunale di Pesaro con una recente sentenza (n. 1132/2020 del 23/10/2020) che consolida l’orientamento giurisprudenziale cui hanno aderito numerosi Tribunali italiani, tutti pronunciatisi in casi analoghi promossi contro la compagnia in relazione alla stessa tipologia di polizza.
L’accantonamento per il trattamento di fine mandato di amministratore (Tfm) è deducibile dal reddito della società senza alcuna limitazione; a questo stesso accantonamento, infatti, non sono applicabili le limitazioni previste per la cessazione del rapporto di lavoro subordinato (Tfr). Sono le conclusioni che si leggono nella sentenza n. 63/2020 emessa dalla sezione prima della Commissione tributaria provinciale di Lecco.
La vertenza riguarda un accertamento delle Entrate di Lecco e scaturisce da una constatazione della Guardia di finanza che, tra gli altri rilievi aveva contestato la deduzione di un accantonamento Tfm nell’anno 2014, in misura superiore a quella spettante. La deducibilità del trattamento di fine mandato, dice il Collegio, è espressamente regolata dall’articolo 105, comma quarto del Tuir n.917/86 nel quale è previsto che: «Le disposizioni dei commi 1 e 2 valgono anche per gli accantonamenti relativi alle indennità di fine rapporto di cui all’articolo 17, comma 1, lettere c), d) e f) (tra le quali rientra anche il Tfm spettante agli amministratori)». L’Agenzia delle entrate ha talvolta considerato parzialmente indeducibile l’accantonamento al fondo Tfm rilevato nell’anno di competenza, ritenendo analogicamente applicabile il limite di deducibilità previsto per l’accantonamento al fondo Tfr di lavoro dipendente (articolo 2120 cod. civ.) in misura «pari e comunque non superiore all’importo della retribuzione dovuta per l’anno stesso divisa per 13,5».
Il tema del climate change, ossia delle criticità e dei rischi legati ai cambiamenti climatici, è presente nei documenti di bilancio di quattro società quotate su dieci, seppur con diversi livelli di dettaglio. «L’informativa climate change nei bilanci 2019 delle società italiane quotate», report curato dagli esperti di Deloitte, fotografa i contenuti delle relazioni finanziarie annuali realizzate da 226 società quotate nel mercato telematico azionario, che al 31 dicembre 2019 conta 243 società, gestito e regolamentato da Borsa Italiana, per verificare il livello di sensibilità raggiunto sul tema dalle più importanti imprese italiane. In particolare, nel 42% dei casi le relazioni finanziarie analizzate includono un’informativa climate, con 95 società che riportano espliciti riferimenti al climate change, 14 forniscono informazioni sia nella relazione sulla gestione sia nella nota integrativa, 10 trattano il tema tra i rischi nella nota integrativa. Il 58% delle relazioni finanziarie analizzate non evidenzia, invece, alcuna informativa.
Prosegue il processo di rafforzamento della finanza alternativa. Sulla scia della svolta, avviata lo scorso anno, malgrado la crisi causata dalla pandemia, strumenti quali minibond, private equity e invoice trading, per citarne alcuni, tra luglio 2019 e giugno 2020, hanno iniettato nel sistema imprenditoriale italiano 2,67 miliardi di euro (erano 2,56 nel periodo precedente), con una crescita del 4%. Si stima che circa tre mila imprese abbiano sperimentato questi canali: erano solo 1.800 nel 2017-2018, solo l’1% rispetto a chi ne avrebbe avuto la possibilità. A testimoniare questa svolta sono i dati riportati nel terzo Quaderno di ricerca sulla finanza alternativa per le pmi in Italia, redatto dagli Osservatori Entrepreneurship Finance&Innovation della School of Management del Politecnico di Milano, presentato nei giorni scorsi al secondo Alt-Finance Day, organizzato in diretta streaming insieme a Innexta, Unioncamere nazionale e alla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi.
Il danno erariale per erogazioni indebite va calcolato al lordo dell’Irpef. Mentre il recupero dell’indebito al dipendente pubblico deve essere calcolato al netto, del prelievo fiscale subito dal dipendente non essendo entrato nella sua sfera patrimoniale, il danno erariale per compensi illeciti corrisposti deve essere calcolato al lordo. Così dalle Sezioni riunite della Corte dei conti (sent. 24/2020) un punto fermo in una giurisprudenza contabile ondivaga.

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  • Credem, Sella & Co., dove resiste la biodiversità delle banche
La spinta della vigilanza verso il consolidamento non ferma la nascita di nuovi istituti specializzati in particolari settori. E tra i piccoli storici c’è chi difende l’autonomia in ogni modo, dai servizi digitali ai tamponi gratis. Il fenomeno non è solo italiano: in questa fase vincono due modelli, la specializzazione assoluta o l’offerta di tutti i servizi a tutti i tipi di clienti
  • Intesa salirà nelle polizze grazie a Ubi
Nuovi prodotti garantiti, lo sviluppo del ramo salute grazie ai clienti dell’istituto acquisito in estate, il lancio di una rete di agenti. Il capo delle assicurazioni, Nicola Fioravanti, spiega come il gruppo vuole scalare ancora il settore. La RCA interessa poco, ha margini troppo ridotti, non è la strada per crescere. Focus su salute e Pmi.
  • Pratiche sprint, polizze su misura, le assicurazioni sposano il digitale
La rivoluzione tecnologica sta cambiando le compagnie non solo sotto l’aspetto organizzativo, ma anche per l’estrema personalizzazione di ogni servizio offerto. Dossier di Accenture.
  • La mobilità è più integrata, Unipol punta sui millennial
Giacomo Lovati, chef telematics and insuranceservices officer del gruppo assicurativo che ha la leadership nel mercato italiano auto, spiega le strategie: “Oggi possiamo definirci un operatore della mobilità integrata”.

  • La ripresa viaggia con l’ecobonus (più ampio)
Il noleggio auto si appresta a chiudere uno degli anni più difficili della sua storia e attende con fiducia un intervento di sostegno da parte del governo nell’ambito del Recovery Fund. La pandemia, e i lockdown che si sono susseguiti nel corso del 2020, hanno determinato in particolare il crollo dei servizi di renting sul breve termine e del car sharing, colpiti il primo dalla frenata dei flussi turistici e il secondo dalle limitazioni agli spostamenti anche all’interno dei centri urbani, in particolare di sera e nel weekend. Il lungo termine, invece, benché segnato da una proroga dei contratti già attivi oltre i tempi medi di durata (pratica caratteristica dei periodi incertezza), ha tenuto sul fronte del fatturato. Nei primi nove mesi del 2020, infatti, il suo giro d’affari, fa sapere Aniasa, l’associazione confindustriale dei servizi di mobilità, ha raggiunto i 5,85 miliardi: +2,4% rispetto allo stesso periodo del 2019. I conti tengono in considerazione anche la rivendita dell’usato, una voce che ha registrato la performance migliore con un incremento del 4,9% a più di 1,5 miliardi. Il breve termine invece ha visto diminuire i noleggi del 60% e i giorni di locazione del 45%, mentre i ricavi si sono più che dimezzati a 460 milioni di euro, -53% rispetto all’anno precedente.
  • Risparmi di Natale, 4 regali per i ragazzi
Dalla Pac alla previdenza integrativa, passando per il recupero degli anni di università e il parcheggio remunerato. Le soluzioni per garantire a figli e nipoti un tesoretto da impiegare negli studi o nella carriera professionale. In tutti i casi c’è un dono extra: la possibilità di spiegare ai giovani quanto è importante pianificare il futuro

  • Più servizi medici sul territorio è la priorità per l’86% degli italiani
Come sarà la qualità della vita dopo il Covid-19, una volta che la virulenza dell’epidemia sarà stata arginata? Alla vigilia del 2021 un italiano su tre è convinto che il mondo non tornerà più quello di prima. Sono soprattutto le donne (39% dei casi) a dichiararsi molto più convinte degli uomini sulle ferite indelebili che lascerà il virus nello stile di vita e nelle nostre abitudini. A vedere più nero il futuro è chi vive in Comuni tra i 30 e 100 mila abitanti. Al contrario con una percentuale del 65% sono gli uomini a considerare del tutto provvisori i cambiamenti che negli ultimi mesi siamo stati costretti ad apportare alla nostra routine quotidiana. Chi vede vicina la fine del tunnel del Covid è di sesso maschile, ha più di 55 anni e vive in piccoli Comuni del nord.
  • Meno Pil, più risparmi: così la crisi congela la corsa di Milano
Sono le medie province del Centro-Nord a guadagnare posizioni sul fronte ricchezza e consumi in quest’anno flagellato dal Covid-19. Che vede Bologna in cima alla classifica di tappa, grazie soprattutto a due medaglie d’argento (nel reddito disponibile pro capite 2019 e nell’indice dei nuovi mutui per l’acquisto di casa stipulati nel 1°semestre 2020), seguita da Biella e da Milano. Quest’ultima è in discesa rispetto all’anno scorso, proprio come Aosta (5ª) e Torino (7ª). Al quarto posto Monza e Brianza, con Genova, Cuneo, Trento e Alessandria a completare la top 10. All’altro capo della classifica ci sono, invece, le province del Sud: Crotone è ultima, preceduta da Catanzaro (106ª) e Salerno (105ª).
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  • Bebè, scuole e disabili: ecco i pacchetti di aiuti delle Casse professionali