di Francesco Bertolino
Nonostante la pandemia, il 2020 sarà da record per gli investimenti nelle startup tecnologiche europee. A fine la raccolta di capitali oltrepasserà i 41 miliardi di dollari, stima il report State of european tech realizzato da Atomico in collaborazione con Orrick e Slush. La somma è di poco superiore al totale del 2019, un risultato che pareva irraggiungibile nel secondo trimestre dell’anno. Fra marzo e giugno, infatti, gli investimenti sono sprofondati del 36% a causa della crisi da Covid-19, ma la raccolta ha ripreso vigore in estate per poi decollare negli ultimi mesi del 2020. A settembre le startup europee hanno ottenuto finanziamenti per 5 miliardi, massimo storico; novembre e dicembre dovrebbero attestarsi su cifre simili, se non addirittura superiori. In termini di investimenti l’ecosistema tech europeo resta comunque lontano dall’Asia (74 miliardi raccolti nel 2020) e soprattutto dagli Stati Uniti (141 miliardi, 25 in più dell’anno scorso). Soprattutto, il Vecchio Continente non ha ancora prodotto colossi digitali in grado di competere con le mega-piattaforme cinesi e americane. O perlomeno questo è il giudizio del mercato. La capitalizzazione complessiva delle compagnie tech europee quotate vale un terzo dei 3.300 miliardi dei giganti cinesi e un decimo dei 12.800 miliardi delle big tech d’Oltreoceano. Ciononostante, nei prossimi anni la situazione potrebbe cambiare. Dal 2016 si sono registrate in media 3,6 ipo tech al mese in Europa, negli Usa solo 2,3, anche se le quotazioni americane tendono a essere di dimensioni maggiori. Le startup europee attirano poi sempre più capitali dall’estero: nel 2020 oltre 550 istituzioni americane hanno partecipato ad almeno un round di investimento, il 36% in più del 2016. 
I 41 miliardi di raccolta record del 2020 sono infine merito soprattutto dell’aumento dei mega-round fra 100 e 250 milioni di dollari che hanno creato 18 nuovi unicorni, startup con una valutazione superiore al miliardo di dollari, portando il totale europeo a 208.
Ma nessuna di queste ha sede in Italia. In Europa come negli Stati Uniti capitali e innovazione si stanno sempre più concentrando in alcuni poli tecnologici: Londra, Parigi, Stoccolma e Berlino hanno calamitato il 44% degli investimenti complessivi, quota simile a quella del 2019, candidandosi a diventare per l’Ue ciò che i centri della Silicon Valley sono per gli Usa. Milano è molto lontana e, nonostante il recente exploit di Satispay, soltanto 37 startup con sede nel capoluogo lombardo hanno concluso un round nel 2020, circa la metà dell’anno scorso, un terzo del 2018. Numeri che inevitabilmente si riflettono sull’andamento nazionale dato che nel 2019 Milano aveva attratto 282 dei 540 milioni investiti in startup tecnologiche italiane. Quest’anno il totale si è fermato a 447 milioni, il 22% in meno rispetto al 2019. (riproduzione riservata)

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