La Federazione delle Associazioni Europee di Gestione dei Rischi (FERMA) ha condotto un’indagine tra i membri delle 22 associazioni che la costituiscono, intervistando 314 risk manager di 21 diversi Paesi in merito alla situazione creatasi a fronte della pandemia da Covid-19. Ciò che ne risulta, in linea generale, è l’importante contributo dei gestori del rischio europei per la continuità delle loro organizzazioni durante questa fase di crisi.

Più precisamente, come si legge nelle pagine di Aseguranza, il 30% degli intervistati ha partecipato attivamente alla gestione della crisi all’interno della propria associazione, con diversi ruoli. Il 90% dei risk manager, inoltre, dichiara che la propria organizzazione era in qualche modo preparata ad affrontare un evento simile, tanto che il 31% ha evidenziato che la voce “pandemia” era già inserita da settembre 2019 nel loro registro dei rischi. I principali strumenti di gestione del rischio si sono rivelati i piani di continuità operativa e misure preventive non specificate.

Dirk Wegener, presidente di FERMA, afferma che, nonostante le organizzazioni fossero abbastanza preparate alla pandemia, hanno subito impatti negativi in ambito operativo e finanziario, in quanto nessuno era in grado di “prevedere il pieno impatto dei blocchi governativi e di altre misure di controllo. Quando avremo una prospettiva più ampia, probabilmente potremo vedere il valore degli strumenti flessibili di gestione del rischio, come i piani di continuità operativa, nelle fasi di resilienza e ripresa dell’attività”.

Inoltre, Wegener aggiunge che “l’assicurazione, purtroppo, non ha fornito il supporto di cui le organizzazioni hanno bisogno per le interruzioni dell’attività. C’è un grande desiderio di una soluzione finanziaria futura. Abbiamo un lungo rapporto con il settore assicurativo e vogliamo che sia parte di una soluzione contribuendo non solo al trasferimento del rischio, ma anche mettendo la propria competenza sul tema a servizio di un’iniziativa combinata tra pubblico e privato”.