di Luca Gualtieri
Mentre l’attenzione del mercato è concentrata su Unicredit e sulle scelte del consiglio di amministrazione dopo l’uscita di Jean Pierre Mustier, c’è movimento anche in Mediobanca. Ieri Consob ha comunicato che Leonardo Del Vecchio è salito ulteriormente nel capitale di Piazzetta Cuccia, portandosi all’11%. Gli acquisti sono stati effettuati tra il 2 e il 9 novembre, quindi pochi giorni dopo l’assemblea che il 28 ottobre ha rinnovato il board della merchant bank e nell’ambito della quale Delfin aveva sostenuto i candidati di Assogestioni. Dopo l’autorizzazione della Bce Del Vecchio può salire fino al 20% di Mediobanca, ma per il momento gli acquisti sono stati cauti. La soglia del 10% per esempio è stata superata soltanto all’inizio di novembre, mentre l’ultimo arrotondamento non modifica di molto gli equilibri all’interno dell’azionariato. Già oggi comunque Mister Luxottica è di gran lunga l’azionista più forte di Piazzetta Cuccia e supera notevolmente Vincent Bollorè (sceso al 5,6%) e Mediolanum (3,28%), mentre l’accordo di consultazione creato nel 2018 si ferma al 12,6%. Malgrado le critiche rivolte in passato alla prima linea del gruppo, finora Del Vecchio non ha voluto incidere attivamente sulla governance e, per l’appunto, nell’ultima assemblea non ha presentato una lista ma ha appoggiato la formazione di Assogestioni. Non solo. Dopo il superamento del 10% Delfin ha rassicurato il mercato sul carattere non ostile delle proprie intenzioni. «L’investimento in Mediobanca ha carattere finanziario e di lungo termine, con la volontà di garantire stabilità e sostenere la crescita», spiegava il documento della holding. «Eventuali ulteriori incrementi della quota saranno valutati, tempo per tempo, sulla base del rendimento dell’investimento, delle condizioni dei mercati e dell’opportunità di acquisto». Delfin ha escluso inoltre di voler «acquisire il controllo della banca» o di «esercitare un’influenza dominante sulla gestione», di voler «proporre un’integrazione o una revoca degli organi amministrativi o di controllo della banca» e di avere «accordi con altri soci o terzi sulla propria quota».

Sarà interessante capire se questa linea sarà confermata. Fatto sta che la presenza di Delfin nella finanza italiana è sempre più consistente. Oltre all’11% di Mediobanca la holding lussemburghese custodisce infatti il 4,8% di Generali e quasi il 2% di Unicredit. In particolare il legame con Gae Aulenti è sempre stato forte. Merito, si sostiene, del feeling con l’uscente Mustier che ha sostenuto Del Vecchio nella partita Ieo-Monzino e ha finanziato le holding attive nella scalata a Mediobanca. (riproduzione riservata)

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