Pagina a cura di Antonio Longo
Il tema del climate change, ossia delle criticità e dei rischi legati ai cambiamenti climatici, è presente nei documenti di bilancio di quattro società quotate su dieci, seppur con diversi livelli di dettaglio. «L’informativa climate change nei bilanci 2019 delle società italiane quotate», report curato dagli esperti di Deloitte, fotografa i contenuti delle relazioni finanziarie annuali realizzate da 226 società quotate nel mercato telematico azionario, che al 31 dicembre 2019 conta 243 società, gestito e regolamentato da Borsa Italiana, per verificare il livello di sensibilità raggiunto sul tema dalle più importanti imprese italiane.

In particolare, nel 42% dei casi le relazioni finanziarie analizzate includono un’informativa climate, con 95 società che riportano espliciti riferimenti al climate change, 14 forniscono informazioni sia nella relazione sulla gestione sia nella nota integrativa, 10 trattano il tema tra i rischi nella nota integrativa. Il 58% delle relazioni finanziarie analizzate non evidenzia, invece, alcuna informativa.

Le società coinvolte nel focus sono state classificate in sei macro-settori e 18 sotto-settori, con l’obiettivo di esaminare le correlazioni tra informativa di bilancio sul climate change e core business delle entità.

Ai fini dell’analisi non sono state considerate le società la cui circolazione delle azioni in Borsa Italiana è sospesa, oltre che le società che, alla data di predisposizione della pubblicazione, non avevano ancora pubblicato il bilancio relativo all’esercizio 2019.

Cresce la consapevolezza. L’analisi ha riguardato il bilancio d’esercizio e il bilancio consolidato, quest’ultimo per le società che lo predispongono, nonché la relazione sulla gestione ad essi correlata. Si è, invece esclusa, dall’analisi l’informativa fornita nella dichiarazione non finanziaria, salvo che tale informativa non sia inclusa nella relazione finanziaria consolidata.

L’obiettivo perseguito dall’analisi, infatti, è stato quello di analizzare, in modo specifico, la trattazione del rischio climate change nel bilancio, nonché le conseguenti interrelazioni in termini di rischi, di valutazioni e di informativa fornita.

Dalla lettura del report emerge come la consapevolezza del management sui rischi correlati al climate change sia ancora in fase iniziale. Ma si tratta di un trend in continua crescita, tenendo conto sia della rapida evoluzione della sensibilità dei consumatori nei confronti delle tematiche ambientali sia delle spinte che provengono da parte dei player di mercato, soprattutto investitori e autorità regolatorie, che richiedono un atteggiamento consapevole da parte delle imprese nel contesto di formazione del bilancio.

Tra quelle che hanno affrontato il tema, la maggior parte delle società ha fornito un’informativa con un livello di approfondimento «basso» (41%) o «medio» (39%), mentre solo il 20% fornisce un’informativa con un livello di dettaglio «alto».

Ai fini della valutazione del livello di approfondimento sono stati tenuti in considerazione alcuni elementi, quali la declinazione di rischi climate change specifici e dei relativi impatti sul business, la presenza di informativa in merito agli effetti su specifiche poste contabili, il grado di dettaglio e chiarezza dell’informativa complessivamente fornita e la redazione di un’informativa integrata sulla sostenibilità o di disclosures inserite nella relazione finanziaria annuale.

In base agli esiti dell’indagine gli analisti evidenziano come l’impressione complessiva che si desume dalla lettura dell’informativa fornita è quella di un management consapevole dei rischi correlati al climate change, con particolare focus sui profili gestionali e di business.

Manca ancora, invece, una correlazione esplicita tra informativa fornita in merito alla valutazione dei rischi e i relativi riflessi nel contesto dell’elaborazione delle stime contabili potenzialmente impattate e, più in generale, della valutazione delle poste di bilancio.

Gli esperti della Deloitte sottolineano, inoltre, che sembra ad uno stadio di maturità ancora iniziale anche l’informativa fornita in merito alla valutazione dei rischi inclusa nella nota integrativa: nella maggior parte dei casi vi sono riferimenti di carattere generale al climate change a proposito di strategia e rischi, ma non vi è una declinazione specifica per l’entità o indicazione di come siano mitigati.

Secondo gli analisti, l’introduzione di standard di riferimento minimi potrebbero costituire elementi guida per gli addetti ai lavori ma, soprattutto, criteri oggettivi per consentire una comparabilità delle informazioni fornite.

Allo stato, nell’analisi della struttura delle dichiarazioni, e del loro livello di dettaglio, lo studio ha indicato come rilevante considerare la pubblicazione del 2017 «Implementing the Recommendations of the Task Force on Climate related Financial Disclosures», che individua sette principi per una «effective disclosure». Il documento, infatti, rappresenta una guida per l’attuale e futuro sviluppo della reportistica finanziaria in ambito climate change: i principi riportati possono essere considerati dei validi supporti per gli operatori di settore al fine di raggiungere una disclosure di alta qualità, trasparente, che consenta agli utilizzatori del bilancio di comprendere l’impatto del climate change nell’organizzazione.

I settori più «virtuosi». Dallo studio emerge chiara la correlazione tra la presenza dell’informativa e il settore di appartenenza delle società, si registra, infatti, una netta evidenza di come il settore, e quindi il business, costituiscano il driver più rilevante.

L’analisi mostra un sostanziale equilibrio tra società industriali e società finanziarie: in particolare, si evidenzia che circa il 42% delle entità industriali ha fornito l’informativa, percentuale di fatto del tutto analoga nel contesto delle società operanti nell’ambito dei financial services. La maggior parte delle società che hanno fornito un «alto» livello di dettaglio nell’informativa climate change appartiene ai settori «Oil, Gas & Chemicals» e «Power & Utilities» e in misura minore, ma comunque significativa, «Insurance» e «Banking».

Dove si fornisce l’informativa. Per quanto riguarda la collocazione dell’informativa all’interno della relazione finanziaria annuale, dall’analisi è emerso che la quasi totalità presenta riferimenti sul climate change all’interno della relazione sulla gestione (96%, ovvero 91 su 95 entità); di queste, solo 24 hanno dato informativa anche in altri contesti della relazione finanziaria annuale («Altre sezioni» o «Lettera agli azionisti»).

Analizzando le «Note integrative», ovvero «Note esplicative del bilancio», in 17 casi su 95 si è riscontrata informativa sul climate change, con particolare riguardo ai rischi e alle «Politiche contabili e criteri di valutazione». In pochi casi sono state riscontrate considerazioni di merito con riferimento alle singole voci di bilancio e più in particolare per quel che concerne la valutazione delle immobilizzazioni.

Il 13% delle relazioni finanziarie annuali presenta, infine, riferimenti in «Altre sezioni», diverse da quelle precedentemente indicate. Il tema è principalmente trattato all’interno della «Lettera agli azionisti», rimarcando il carattere strategico della tematica. Si è riscontrata anche una diretta correlazione tra settore di appartenenza della società e localizzazione dell’informativa all’interno della relazione finanziaria annuale. In tal senso, le società appartenenti alla industry financial services, in particolare banche e assicurazioni, declinano l’informativa correlata al climate change anche al di fuori della relazione sulla gestione, circa il 50% sul totale financial services, mentre per le società industriali la percentuale si abbassa al 24% dei casi, in particolare società appartenenti al settore energy, resources and industrial. Anche in questo caso, la rilevanza dell’informativa fornita è direttamente proporzionale alla presunzione di rischio con riferimento al settore di appartenenza.

© Riproduzione riservata

Fonte:
logoitalia oggi7