di Elena Dal Maso
Dopo aver chiesto di esercitare la call sulla joint venture assicurativa con Cattolica, dando il via a un dissidio con il gruppo veronese, ieri Banco Bpm ha annunciato di aver sottoscritto un amendment agreement con Crédit Agricole sa e Crédit Agricole Consumer Finance sa per consolidare la partnership già attiva nell’ambito delle attività di consumer finance in Italia di Agos Ducato, di cui il gruppo milanese guidato dall’amministratore delegato Giuseppe Castagna, detiene il 39% e il partner francese il 61%. Agli accordi sottoscritti a fine 2018 fra le due parti sono state apportate alcune modifiche, che prevedono nuove opportunità per Agos Ducato di espandere la propria base di clientela e migliorare il costo del funding, insieme con l’estensione fino a ulteriori 24 mesi, e quindi fino al 31 luglio 2023, del termine per l’esercizio dell’opzione di vendita (put option) riferita a una quota del 10% del capitale di Agos Ducato detenuta da Banco Bpm al prezzo di esercizio già concordato per 150 milioni di euro.

La banca italiana, nell’attuale contesto di bassi tassi di interesse, continua a concentrarsi sulla componente legata alle commissioni, rafforzando i servizi alle aziende e migliorando il servizio più ad ampio margine legato al risparmio gestito. Nel contempo viene ribadita l’attenzione al contenimento dei costi operativi, un tratto comune a tutto il comparto finanziario messo in difficoltà dalla pandemia.

Banco Bpm sta trattando in questo periodo con i sindacati per l’uscita di 1.500 dipendenti e la chiusura di circa 300 filiali. Il Npe Ratio è atteso da Equita attorno al 7,7%, livello registrato nel corso del terzo trimestre del 2020, anche nei conti di fine anno. La sim milanese calcola che Banco Bpm ha 15,6 miliardi di crediti sottoposti a moratoria e di questi un 10% è visto come ad alto rischio dallo stesso gruppo bancario. Nonostante il possibile peggioramento dell’asset quality nel 2021, spiegano gli analisti, «alla luce degli accantonamenti già realizzati e della solida posizione patrimoniale, la situazione è vista come assolutamente gestibile». Ieri il titolo ha ceduto il 3% a 1,73 euro per circa 2,6 miliardi di capitalizzazione di mercato, in una giornata comunque molto complessa per i tutti listini azionari.

Intanto due giorni fa la Commissione finanze della Camera ha approvato l’emendamento sulle Dta, i crediti fiscali differiti, da trasformare in bonus in caso di aggregazione. Banco Bpm, secondo i calcoli degli analisti, ha oltre 1 miliardo di euro di crediti fiscali utilizzabili e questo sarebbe un assist notevole in caso di m&a. Il mercato scommette su Bper, controllata al 20% circa da Unipol. Si era fatto cenno anche all’interesse dello stesso Credit Agricole, ora alle prese con l’opa sul Creval. L’unico cambiamento nella norma, come ha scritto milanofinanza.it, è che il ministro delle Finanze, Roberto Gualtieri, dovrà «riportare preventivamente al Parlamento in ordine a eventuali operazioni di aggregazioni». Su Banco Bpm il M5S, che sta frenando su Mps-Unicredit, per ora non ha avanzato particolari rilievi. (riproduzione riservata)

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