Secondo le informazioni raccolte da L’Argus, il piano per la copertura obbligatoria è stato ormai lasciato da parte. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze intende implementare due tipi di soluzioni a seconda delle dimensioni dell’azienda.

L’idea di un partenariato pubblico-privato, abbandonata per questioni di agenda politica, è davvero solo stata messa sotto campana in attesa di un momento più opportuno? Secondo le informazioni raccolte dal settimanale specializzato francese, la bozza di schema, che doveva ispirarsi alle virtù del modello istituito nel 1982 per le calamità naturali, è ben sepolta… almeno fino alla fine del mandato quinquennale di Emmanuel Macron.

“Ho sentito le preoccupazioni delle imprese che non vogliono un nuovo onere”, ha detto il ministro Bruno Le Maire. In realtà, è stata proprio la prospettiva di un contributo obbligatorio che, respinto in blocco da tutte le organizzazioni dei datori di lavoro, ha fatto saltare tutto quando sono state consultate a novembre.

“Lo sapevamo fin dall’inizio: le aziende non vogliono pagare un premio per un’estensione obbligatoria della garanzia”, ha confidato un partecipante al gruppo di lavoro creato dal ministero in primavera. “Per di più, il sistema non avrebbe coperto il Covid, ma una futura pandemia!” Al ministero sono “convinti che il partenariato pubblico-privato sia essenziale per coprire rischi importanti come la pandemia o la cibernetica. Ma il meccanismo deve essere anche convincente! La questione della chiusura amministrativa è complicata da modellare perché è legata all’azione dello Stato di fronte a un simile disastro e quest’ultimo è in evoluzione. Con un tale schema, è difficile per gli assicuratori e i riassicuratori sbloccare le capacità”. Per dirla in modo chiaro: i 2 miliardi di euro messi sul tavolo dalla Federazione Francese delle Assicurazioni (FFA) erano ancora insufficienti per costruire una tale soluzione.

Se il piano contributivo obbligatorio non è più in vigore per la copertura delle perdite di esercizio, quali saranno le “soluzioni individuali facoltative” annunciate dal Ministro? Secondo l’Argus, lo schema delineato offrirà due tipi di strumenti a seconda delle dimensioni delle aziende. Le PMI potranno costituire riserve o accantonamenti fiscali. Questa misura potrebbe eventualmente richiedere modifiche fiscali in una futura legge finanziaria. Ma è esclusa l’introduzione di una tale riforma nel piano 2021, che è attualmente in fase di nuova lettura in Assemblea.

Il secondo strumento per le grandi imprese esiste già: le compagnie di assicurazione o riassicurazione captive. Questo strumento è ancora poco utilizzato in Francia, con grande disappunto dell’Association pour le management des risques et des assurances de l’entreprise (Amrae), che da tempo si batte per un quadro normativo e giuridico più favorevole.

La proposta del governo, che dovrebbe prendere forma in un futuro veicolo legislativo, dovrebbe quindi consentire di ottimizzare le captive agendo su più leve: il sistema di approvvigionamento di queste società (per gli accantonamenti intertemporali come le riserve di perequazione), la questione del trattamento fiscale di queste riserve, ma anche il quadro normativo che si applica alle captive che sono soggette, come gli assicuratori e i riassicuratori, ai requisiti di Solvency 2. Un quadro che potrebbe quindi essere reso più flessibile. I lavori del Ministero dell’Economia e delle Finanze su questi accordi si concluderanno all’inizio del 2021.

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