Manovra, novità per l’editoria

La possibilità di andare in pensione prima viene estesa non solo a giornalisti e poligrafici dei gruppi editoriali ma anche ai dipendenti delle aziende stampatrici di quotidiani. E poi ancora le scuole di ogni grado potranno beneficiare di aiuti per l’acquisto di giornali, distinguendo adesso in larga misura tra abbonamenti sottoscritti direttamente dalle scuole e quelli intestati a singoli studenti, purché iscritti in istituti che hanno avviato progetti didattici legati alla lettura. Sono queste alcune delle novità presentate in questi giorni con gli emendamenti alla Manovra 2020, in materia di editoria. Senza dimenticare che, per il settore, restano tra l’altro da definire le modalità di risanamento dell’Inpgi (Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani), con un eventuale ingresso dei professionisti della comunicazione.
Comunque, la nuova Manovra è approdata in aula al Senato ieri pomeriggio per la discussione generale, in seguito alla maratona notturna della commissione Bilancio che ha licenziato il testo dopo oltre 14 ore di seduta. Come da crono-programma, il dibattito prosegue oggi. Il via libera del Senato è atteso per lunedì prossimo sia per consentire più tempo al governo per predisporre il maxiemendamento (su cui sarà posta la fiducia) sia per conciliare gli altri lavori dell’assemblea di Palazzo Madama.
Infine, restano i prepensionamenti dei giornalisti professionisti iscritti all’Inpgi che siano dipendenti di quotidiani, periodici e agenzie di stampa a diffusione nazionale (vedere ItaliaOggi del 10/12/2019). A budget ci sono finanziamenti per 7 milioni di euro nel 2020 e 3 milioni di euro dal 2021 al 2027. I prepensionamenti potrannmo essere richiesti «in favore di giornalisti dipendenti da aziende che abbiano presentato al ministero del lavoro e delle politiche sociali, in data successiva al 31 dicembre 2019, piani di riorganizzazione o ristrutturazione aziendale». Si conferma pure il turnover 1 a 2 (un ingresso per due uscite) anche se adesso l’assunzione è estesa a figure professionali che non per forza devono essere giornalisti. Decisione che ha destato le critiche di Fnsi, sindacato dei giornalisti.
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