L’Ordine degli Attuari non condivide le modifiche previste dalla nuova proposta di legge che consentirebbe a tutti i componenti di una famiglia, anche in casi di rinnovo dei contratti e anche per veicoli di tipo diverso, motocicli compresi, di beneficiare della classe di merito bonus/malus più vantaggiosa esistente nella famiglia stessa.

Gli Attuari sostengono infatti che i premi assicurativi, anche se relativi a coperture obbligatorie come nel caso della RC auto, devono essere determinati con criteri “scientifici”, nel rispetto dei principi e delle regole della tecnica attuariale e questo per garantire l’equità dei premi stessi, poiché a rischi più elevati devono corrispondere premi più alti, e viceversa.

“Tutti i provvedimenti legislativi che impongono “a prescindere” livelli di premi e/o di sconti per gruppi più o meno numerosi di assicurati contravvengono evidentemente a questo basilare principio. Non solo, contravvengono anche a all’altro principio, che dovrebbe essere ancora più ovvio, secondo cui il prezzo di ogni bene o servizio dipende innanzitutto dal suo costo, sia esso noto – perché già sostenuto come avviene nel tradizionale ciclo produttivo – oppure stimato, come avviene nell’attività assicurativa, in cui i ricavi precedono temporalmente i costi. Nell’assicurazione auto i costi sono costituiti essenzialmente dai risarcimenti per sinistri: soltanto il 21% del premio netto è infatti utilizzato per coprire altre voci di spesa”, si legge in una nota.

Nelle aspettative di chi ha proposto l’emendamento sulla classe di merito familiare c’è “una boccata di ossigeno” per le famiglie italiane, che vedrebbero così diminuire i costi complessivi per assicurare le proprie autovetture. Si tratta di aspettative realistiche? Secondo gli attuari, bisognerebbe prima chiedersi quale sarà l’effetto della norma sul costo dei sinistri: probabilmente nessuno, dal momento che tra le cause e/o concause degli incidenti stradali (imprudenza, distrazione, uso del cellulare, cattiva manutenzione del veicolo e delle infrastrutture e chi più ne ha più ne metta) “nemmeno la mente più fantasiosa potrebbe ipotizzare che ci sia il prezzo pagato per la polizza RCA”.

Quindi c’è da attendersi che le Compagnie di Assicurazione faranno in modo di recuperare i premi mancanti per riequilibrare il loro conto economico: o addebitandoli agli assicurati che non beneficiano di questa norma (tutte le famiglie con un solo veicolo a disposizione), oppure “spalmandoli” su tutti i contratti in maniera indifferenziata, quindi anche su quelli che hanno già raggiunto la miglior classe di bonus/malus per meriti propri. In entrambi i casi non potrà diminuire il premio medio complessivo, ma soltanto la sua distribuzione tra chi potrà beneficiare della norma (famiglie con molti veicoli di proprietà) e chi invece non potrà beneficiarne affatto. Se, come è presumibile, il numero di veicoli di proprietà del nucleo famigliare è direttamente correlato al reddito disponibile, la norma penalizzerà di fatto le famiglie con reddito più basso, cioè quelle che possono permettersi un unico veicolo; oltre a quelle per cui tutti i veicoli sono già nella miglior classe, cioè le famiglie che avrebbero effettivamente diritto a pagare di meno.

“Quando i premi della RC auto diminuiscono, come è accaduto negli ultimi anni, è perché diminuiscono i costi per le società assicurative. Tra il 2012 e il 2019 il premio medio RC auto è sceso del 28,6% in seguito alla riduzione dei costi sostenuti per pagare i sinistri, essenzialmente dovuta al calo dei chilometri percorsi e di conseguenza dell’incidentalità. Non è un caso che i consumi di carburante per autotrazione si siano ridotti di oltre il 15% rispetto al periodo pre-crisi economica. Va anche detto che in parte ha contribuito anche il legislatore con la norma (a memoria l’unica mirata a ridurre i costi e non semplicemente i prezzi) che limita il risarcimento dei cosiddetti “colpi di frusta” ai soli casi strumentalmente accertabili, riducendo quindi di molto le speculazioni legate a questa tipologia di danno”, conclude la nota.

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