La rivoluzione del settore dell’asset e wealth management è ormai in fase avanzata. È il punto di partenza di un recente report di Pwc su «Asset and wealth management revolution-Pressure on profitability». Anche se i costi sono cresciuti, non l’hanno fatto rapidamente come i ricavi. Tuttavia, le pressioni degli investitori e del quadro regolatorio e gli investimenti in nuove infrastrutture e nei talenti professionali potrebbero far accelerare la crescita dei costi. In questo contesto gli asset e i wealth manager stanno subendo già forti pressioni sui profitti in alcune aree geografiche, mentre in altre l’impatto si sentirà negli anni a venire.
Un documento di una decina di pagina tratteggia il nuovo assetto di controllo di Mediobanca . Il presidente del patto Angelo Casò avrebbe ormai definito la bozza che mercoledì 5 dicembre sarà presentata ai soci storici. Sono trascorsi 63 anni dal primo patto di sindacato che Enrico Cuccia scrisse per stabilizzare la governance nella neonata merchant di via Filodrammatici. Se all’epoca l’accordo bilanciava il peso delle tre banche di interesse nazionale con quello della Lazard di André Meyer e della Lehman Brothers, negli anni gli assetti proprietari sono cambiati e la presa dei soci storici si è progressivamente allentata. Un’evoluzione fisiologica che va nella direzione di una sempre maggiore apertura agli investitori internazionali e di una maggiore indipendenza del management.
Dopo il boom di raccolta e le operazioni di successo degli anni scorsi il mercato ha cambiato umore, tra recessi e speculazioni. Sono ancora a disposizione quasi 2 miliardi di euro da investire e per dormire sonni tranquilli ora i promotori cercano il corner investor. A brevissimo arriverà a conclusione anche l’integrazione tra la spac tematica Archimede e Net Insurance , dopo che nei giorni scorsi l’assemblea di Archimede ha dato il via libera all’operazione con una maggioranza di oltre l’89%.

Rendimenti bassi o nulli stanno creando da anni importanti problemi, ormai al limite della drammaticità, per compagnie di assicurazione, banche, soprattutto fondi pensioni. Ovvia un’illusione di benessere dei cittadini, in realtà totalmente falsa: i numeri non supportano questa quiete, anzi nascondono la temuta tempesta (come al solito «perfetta») attesa per il 2020.
Proseguono gli acquisti di titoli Generali da parte di Leonardo Del Vecchio e di Francesco Gaetano Caltagirone. Attraverso un filing model di internal dealing il patron di EssilorLuxottica ha reso noto di avere comprato sul mercato il 27 novembre, attraverso la holding Delfin, 350 mila azioni della compagnia triestina al prezzo unitario di 14,6943 euro. Operazione replicata il giorno successivo, con altri 225 mila titoli che sono stati comprati a 14,7318 euro. Complessivamente l’investimento sostenuto da Del Vecchio ammonta a 8,458 milioni di euro e il pacchetto di 575 mila azioni porta a ridosso del 3,6% nel capitale del Leone.
Allianz ha alzato il velo sul piano 2019-2021. Il colosso assicurativo tedesco si aspetta un roe di almeno il 13% nel 2021 e una crescita dell’utile pari ad almeno il 5% medio annuo. Sul fronte dell’utile per azione è atteso un +5% all’anno. Nel piano industriale 2016-2018 la compagnia aveva stabilito un obiettivo di incremento dell’utile per azione del 5% e un roe del 13%. Secondo quanto emerge dai dati del terzo trimestre, Allianz è riuscita a superare entrambi gli obiettivi: la crescita dell’utile per azione è del 7,1% e il roe si è posizionato al 13,8%.

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  • Quei sette milioni di italiani che da oggi non sono più anziani
Da oggi l’Italia ha 7 milioni di giovani in più. Il congresso della Società italiana di geriatria e gerontologia (Sigg) a Roma ha messo il timbro su una realtà che non stupisce nessuno: ormai si diventa anziani a 75 anni, non a 65. «Un 65enne ha la forma fisica e cognitiva di un 40-45enne di trent’anni fa» conferma Niccolò Marchionni, geriatra dell’università di Firenze e dell’ospedale Careggi. «E un 75enne ha la condizione di un 55enne del 1980». Allora un uomo viveva in media 71 anni e una donna 77. Oggi siamo a 80,6 e 85,4, certifica l’Istat. Rispetto a un secolo fa abbiamo guadagnato due decenni. La constatazione dei geriatri può sembrare un messaggio al governo e alla sua politica previdenziale.
  • Caltagirone e Del Vecchio vicini al 5% in Generali
Non si ferma lo shopping di e su Generali. Ieri Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio hanno continuato a rafforzarsi nel capitale del leader italiano delle assicurazioni: il primo è salito al 4,6% della compagnia del Leone, mentre il secondo si è rafforzato a quota 3,59%. «Le prime azioni di Generali le ho pagate 29 euro – aveva detto Del Vecchio mercoledì a margine della prima assemblea di Essilor Luxottica – ogni volta che scende ne compro un po’, voglio arrivare al 5% e poi mi fermo». Infine ieri il gruppo guidato da Philippe Donnet ha perfezionato due acquisizioni in Polonia, rilevando nel comparto vita il 100% di Concordia Capital e in quello danni Concordia Polska Tuw, entrambe facenti capo al gruppo tedesco Concordia Vereinigte Hagelversicherung.

  • Pensioni alte, tagli dal 10% al 20% per 5 anni Pace contributiva con «doppia rateazione»
Cinque distinte aliquote per cinque anni: da un minimo del 10% per gli assegni d’importo compreso tra i 90mila e i 130mila euro lordi annui a un massimo del 20% sopra i 500mila euro. L’emendamento del governo alla manovra sulla stretta alle pensioni elevate (cosiddette “d’oro”), con una chiara fisionomia di contributo di solidarietà a tempo, è nero su bianco. Ed è pronto ad essere presentato e messo in votazione in commissione Bilancio alla Camera, sempreché nelle prossime 24 ore non ci sia un ripensamento dell’Esecutivo o dei relatori sull’opportunità di introdurre il ritocco a Montecitorio piuttosto che aspettare il passaggio al Senato.

 

  • Banche, l’Ue concede più tempo per uscire dalle assicurazioni
Dopo un lunghissimo negoziato durato in buona sostanza quasi due anni, i ministri delle Finanze dell’Unione europea dovrebbero trovare proprio martedì un atteso compromesso sul nuovo pacchetto di regolamentazione bancaria.
Tra le misure approvate ieri a livello diplomatico dal Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper) è presente, a quanto risulta al Sole 24Ore, la proroga del cosiddetto “Danish compromise”. Si tratta di un’importante novità che impatta direttamente i legami tra banche e assicurazioni: il provvedimento dà infatti la possibilità alle istituzioni non conglomerate di non dedurre dal capitale proprio le partecipazioni detenute in imprese assicurative. Nel testo passato ieri al Coreper, e che dovrà avere il sigillo finale martedì all’Ecofin, è prevista la proroga di questa facoltà di non-deduzione dal 31 dicembre 2018, come previsto fino ad oggi, al 31 dicembre 2024.

 

  • Mediobanca in Generali, quella quota che non si vende
Il piano di Mediobanca di vendere il 3% delle Generali non è urgente ma non è stato archiviato. La cessione dipenderà soprattutto dalle condizioni di mercato mentre le nuove norme in arrivo dall’Europa sul «compromesso danese» (si veda altro servizio in pagina) sembrano avere un impatto limitato. In ogni caso, in attesa che il titolo Generali risalga oltre i 16-17 euro per azione sotto i quali Mediobanca non vende, sta continuando il rafforzamento nel capitale della compagnia di Leonardo Del Vecchio e di Francesco Gaetano Caltagirone. In base ai dati sull’internal dealing, la Delfin Sarl di Leonardo Del Vecchio ha comprato in due operazioni distinte, il 27 e il 28 novembre, 575mila azioni Generali (a circa 14,7 euro).

  • Quelle coperture “fantasma” di conti e polizze dormienti
La coperta è corta, anzi cortissima. Eppure continua ad essere strattonata, nel tentativo di allungarla, da tutte le parti coinvolte. Per ristorare parzialmente le sole vittime delle banche andate in dissesto negli ultimi tre anni, vari esponenti del Governo hanno affermato a più riprese in questi mesi che avrebbero utilizzato i soldi disponili nel Fondo Rapporti Dormienti. In realtà, come ricostruisce Plus24, le somme depositate e non movimentate dai clienti per dieci anni e versate dalle banche in un conto speciale della Ragioneria dello Stato non sono sufficienti, neanche volendo considerare tutti i versamenti realizzati dal 2008 al 2017. Va ricordato che le somme si renderanno disponibili di anno in anno e nel 2019 sarà possibile utilizzare le somme dormienti versate nel 2008, nel 2020 quelle versate nel 2009 e via via negli anni successivi.
  • Pensione, come aumentarla grazie alla «spinta gentile»
Nudge. Una «spinta gentile» per far versare contributi previdenziali aggiuntivi agli iscritti Enpap, l’ente pensione psicologi. Risultato? Nel 2018 è aumentata di oltre 10 volte la percentuale di coloro che ha scelto di pagare contributi aggiuntivi in misura maggiore al minimo previsto pari al 10% sul reddito netto.
La lezione di Richard Thaler, Nobel 2017 per l’economia, è stata dunque accolta e concretizzata con successo da Enpap guidata dal presidente Felice Torricelli e dal vice Federico Zanon. La scelta dei contributi aggiuntivi viene realizzata in settembre: ebbene a prendere questa decisione nel 2018 sono stati 7.710 psicologi su una popolazione iscritti di 54.070, pari al 14,26%; l’anno precedente erano stati meno di mille (964) su 51.593 iscritti (1,79%). Alla fine la raccolta aggiuntiva ha generato 10 milioni di euro su un complessivo di 100 milioni.
  • Pensione al top tra le preoccupazioni
Gli italiani sono in generale più fiduciosi sul futuro e nutrono minori timori relativi a rischi individuali e del Paese ma continuano a preoccuparsi su alcuni aspetti della propria vita: la pensione, la salute, la vecchiaia dei propri cari, la perdita del lavoro.
È questa la fotografia emersa dalla ricerca condotta da Episteme per AxaForum, «Rischi emergenti, protezione e innovazione: una nuova era per le assicurazioni», condotta nel settembre scorso. I dati evidenziano che gli italiani, seppure meno preoccupati rispetto agli scorsi anni, temono soprattutto di non riuscire a ottenere un assegno pensionistico ragionevole, percepito dal 53,9% del campione generale ma avvertito in particolare dalla popolazione femminile: assegna al tema preoccupazione massima il 61,5% delle donne, contro il 46,1% degli uomini. Un altro aspetto che attira le inquietudini dei cittadini è la paura legata alla gestione della vecchiaia dei propri cari, avvertita dal 47,8% degli intervistati.
  • Porte di casa aperte a robot e a strumenti hi-tech
Cresce la voglia di tecnologia. La ricerca di Episteme per AxaForum 2018 ha rilevato tra gli italiani una forte fiducia nella capacità delle applicazioni innovative per migliorare la quotidianità, in cui la tecnologia svolge già un ruolo piuttosto pervasivo: il 92,6% degli intervistati ritengono che gli strumenti digitali abbiano cambiato la loro vita in maniera sensibile («molto» o «abbastanza»), una percentuale in crescita rispetto al 90,1% di un anno fa.
L’innovazione non fa paura: il 72,9% del campione ritiene positiva la diffusione dell’intelligenza artificiale, che per il 76% migliorerà concretamente la qualità della vita, il 74,5% si sentirebbe più sicuro se avesse un dispositivo per contattare medici e personale sanitario, mentre il 47% addirittura si sentirebbe a proprio agio con un badante robot dentro casa.