Dall’anticipazione dei rendimenti di tutte le gestioni separate delle polizze assicurative emerge che in questo 2018 nero per gli asset finanziari i prodotti del ramo I hanno mantenuto le promesse. Ma riuscire a sottoscriverli non è facile
di Roberta Castellarin e Paola Valentini

Anche nel 2018 le gestioni separate legate alle polizze Vita tradizionali di ramo I hanno registrato rendimenti stabili rispetto agli anni precedenti confermando di restare un’isola felice e protetta in mezzo alla turbolenza dei mercati, che quest’anno ha picchiato particolarmente duro in Italia. In base all’analisi di MF-Milano Finanza che ha raccolto i dati di oltre cento linee che chiudono il bilancio al 30 settembre (o che forniscono i dati mensili), il risultato dei 12 mesi è stato del 3,3%. Si tratta di un’anticipazione, dato che la maggior parte delle gestioni chiude l’esercizio a fine dicembre, ma comunque la tendenza definitiva non sarà molto diversa dato che dai dati Ania emerge che i rendimenti delle gestioni separate hanno battuto i titoli di Stato, il tasso di rivalutazione del tfr e l’inflazione. Nell’ultimo quinquennio (2013-2017), in particolare, i risultati sono stati in media pari al +3,5% a fronte dell’1,8% registrato dai titoli di Stato e della rivalutazione del tfr e dello 0,5% dell’inflazione.

Nel 2017 le gestioni separate hanno fatto il 3% medio. D’altra parte va ricordato che per le polizze ramo I il rendimento effettivo per l’assicurato non è influenzato dalle oscillazioni dei valori di mercato degli investimenti, sia per la presenza della garanzia del capitale, sia per le peculiarità di tali gestioni che valorizzano a costo storico gli attivi. E le plus o minusvalenze sono contabilizzate solo quando sono effettivamente realizzate con la vendita dei titoli in portafoglio. Il rendimento della gestione separata è quindi determinato dalle cedole, dividendi e realizzi ottenuti nell’esercizio ed è attribuito alle prestazioni in una determinata percentuale o al netto di una misura fissa che rappresenta la commissione di gestione, ferme restando le garanzie di rendimento minimo (sempre meno frequente) previste dal contratto assicurativo. Questo modello riduce in modo rilevante la volatilità dei risultati finanziari, che quest’anno ha colpito soprattutto i Btp, un asset che ha un ruolo ancora dominante nelle gestioni separate.

Sempre l’Ania segnala che a fine 2017 per le ramo I la quota investita in titoli di Stato costituiva quasi i due terzi, mentre quella relativa alle obbligazioni corporate poco meno del 30%. La fetta destinata al comparto azionario è limitata a pochi punti percentuali a differenza delle polizze Vita di ramo III (unit linked) nelle quali è più marcata la ricerca di una diversa combinazione di rischio e rendimento. I risultati del loro investimento sono collegati all’andamento dei mercati dato che hanno come sottostanti fondi o sicav. Nelle ramo III, in particolare, rileva sempre Ania, le obbligazioni societarie rappresentano poco più del 40% dei portafogli e quella in titoli azionari oltre un terzo. Nel 2017 l’asset allocation del Vita è rimasta invariata. In particolare per le gestioni separate Ania osserva che l’incidenza degli investimenti in titoli governativi, tuttora preponderante, dopo un aumento tra il 2008 e il 2013, anche per via di una forte raccolta e di tassi appetibili, nel 2017 ha avuto una stabilizzazione, in linea con quanto avvenuto per la parte investita in obbligazioni societarie.

Certo, questi dati non comprendono il periodo della nuova crisi dello spread iniziato da maggio scorso che ha penalizzato le quotazioni dei Btp, facendo aumentare i rendimenti nella aste. E quindi non è escluso che le compagnie abbiano approfittato di questa situazione per acquistare Btp in collocamento, anche se la tendenza generale è verso una maggiore diversificazione degli attivi. Come sta avvenendo ad esempio in Amissima, compagnia oggi controllata dal fondo americano di private equity Apollo, la cui gestione separata C. Vitanuova ha avuto un rendimento del 2,91% a fine settembre, salito al 2,94% a ottobre (il rendimento annuo viene calcolato ogni mese e attribuito ai contraenti che hanno compleanno di polizza nel quarto mese dopo la certificazione). «Anche i rendimenti attesi futuri rimarranno di sicuro interesse grazie alle sinergie sviluppate con il nostro azionista Apollo negli investimenti delle gestioni separate dove abbiamo progressivamente ridotto il peso del governativo italiano, ad oggi inferiore all’8%, a beneficio di un’esposizione più globale al segmento obbligazionario e a strategie esclusive di credito alternativo, asset class in cui Apollo gestisce oltre 180 miliardi di dollari e che oggi pesano circa il 25% delle nostre gestioni separate», afferma Alessandro Santoliquido, ad di Amissima (gruppo nato nel 2015 a seguito dell’acquisizione da parte di Apollo delle compagnie di Banca Carige : Carige Assicurazioni e Carige Vita Nuova). L’ad sottolinea che «il credito alternativo è interessante per tre motivi: è a tasso variabile, genera un extra-rendimento rispetto alla liquidità oggi del 4,6% e ha una duration medio-bassa, circa 2,5 anni. Questa innovazione è inserita nelle nostre gestioni separate sia tradizionali sia inserite in prodotti multi-ramo, e queste sono sempre caratterizzate dalla garanzia del capitale».
Proprio le multi-ramo sono il prodotto di punta delle compagnie oggi: sono polizze ibride composte sia da ramo I sia da ramo III. Una combinazione che permette di investire contemporaneamente sia nelle polizze di ramo I sfruttando il loro punto di forza rappresentato dalla garanzia del capitale, sia in quelle di ramo III che hanno un appeal più speculativo. Le multi-ramo convengono anche alle compagnie perché questi prodotti, che producono alti margini e lasciano una parte del rischio in capo ai clienti (perché la garanzia è assente nelle unit linked), stanno supportando la loro profittabilità, rendendo i propri bilanci più resilienti al contesto di bassi tassi.

Non a caso sono la vera novità del comparto nei tempi più recenti. Secondo i dati Ania, dopo l’eccezionale raccolta di settembre del comparto Vita (si veda tabella), nel mese di ottobre i nuovi premi di ramo I sono stati pari a 4,4 miliardi (oltre i due terzi dell’intera nuova produzione Vita), in calo del 2,3% rispetto allo stesso mese del 2017. Di questi, 1,5 miliardi provengono da nuovi premi investiti in gestioni separate di prodotti multi-ramo che registrano invece un aumento del 23,6% rispetto a ottobre 2017. Alcune delle gestioni separate di cui si presentano i rendimenti (si veda tabella) sono legate a prodotti di ramo I non più in commercio, appunto perché le compagnie puntano di più sulle multi-ramo, ad esempio Allianz in vetrina nel suo sito non ha più prodotti di ramo I puri, ma soltanto ibridi.

L’analista di Moody’s, Giovanni Meloni, osserva che la dinamica del mercato italiano del Vita è in parte guidato proprio dalla vendita delle polizze multi-ramo: «Queste permettono agli assicuratori di differenziare l’offerta rispetto a quelle delle altre società che trattano il risparmio, come banche e asset manager». Tra le polizze di ramo I pure in commercio c’è la Risparmio Plus edizione 2018 legata alla gestione Fondo Sicuro di Lombarda Vita, che ha avuto un rendimento mensile a fine settembre del 2,85%, e Money up di Sara Vita con sottostante la gestione Fondo Più (+3,15%). E va controcorrente Genertel, proponendo un’offerta sulla sua polizza Sicuramente Protetto, legata alla gestione Glife Premium. Chi la sottoscrive entro il 31 dicembre può contare su uno sconto sul costo di gestione che si abbassa dall’1,6 all’1,3% per il 2018-2020. Non bisogna poi dimenticare che la maggior parte delle linee chiude il bilancio a fine dicembre o non pubblica i dati mensili. (riproduzione riservata)

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