di Simona D’Alessio

Le Casse di previdenza dei professionisti potranno destinare somme «fino al 10%» (dall’originale 5% fissato dalla legge 232/2016, la manovra economica per il 2017) dell’attivo patrimoniale risultante dal rendiconto dell’esercizio precedente, agli «investimenti qualificati». E, per assecondare l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro e rinvigorire le misure assistenziali indirizzate alle diverse categorie di associati, potranno attingere alle loro riserve patrimoniali, utilizzando cifre che raggiungano anche la soglia del «5% dei rendimenti» ottenuti. È quel che si legge in un paio di norme del maxi-emendamento governativo alla legge di bilancio al vaglio del Senato, orientate da un lato a rivedere le opportunità per gli Enti pensionistici privati, disciplinati dai decreti legislativi 509/1994 e 103/1996, di condurre operazioni finanziarie servendosi di strumenti aggiuntivi e, dall’altro, alla creazione di nuove e più efficaci modalità di sostegno al reddito dei loro associati (nel complesso poco meno di 1,6 milioni di soggetti, stando all’ultimo rapporto dell’Associazione delle Casse, l’Adepp), anche attraverso il monitoraggio dell’evoluzione degli scenari occupazionali italiani ed europei.

Nel panorama degli investimenti «qualificati», recita la correzione, entrano «quote, o azioni di fondi di venture capital» residenti nel territorio italiano, o in «stati membri dell’Unione europea, o in stati aderenti all’accordo sullo spazio economico europeo». Quanto, invece, al welfare, «fermo restando gli equilibri finanziari di ciascuna gestione», le Casse potranno avviare piani di supporto alle platee, istituendo organismi di controllo degli andamenti degli interventi di carattere socio-assistenziale attivati, con particolare riferimento a quanto incidano sul «trend» dei guadagni, delle contribuzioni e delle prestazioni. E ricorrendo (ed è la vera novità), per rivitalizzare il giro d’affari dei professionisti, soprattutto della componente giovanile, ai ricavi cumulati del patrimonio delle singole gestioni, nella misura massima del 5%.

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